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Progetto di introduzione di una moneta locale

di Massimiliano Lucaroni - 11/01/2008

  

 

 

 

Premessa

Dal 1971 (abrogazione degli accordi in
           ternazionali di Bretton – Woods) l’emis
           sione di moneta risulta ormai completamente svincolata dal possesso o esistenza a garanzia di riserve d’oro o di altre valute di qualsiasi tipo.

Attualmente il valore di scambio della moneta si basa perciò esclusivamente su una convenzione legale dello Stato, convenzione accettata dai cittadini dello Stato stesso.

Benché siano solamente i cittadini a dare valore alla moneta corrente, accettandola come mezzo generalizzato di pagamento, sono però le banche, solitamente private, a trarre vantaggio dalla differenza tra il valore di produzione e stampa delle banconote (pochi centesimi di euro) e il loro valore facciale (cosiddetto reddito da “signoraggio”). Da molto tempo infatti lo Stato ha rinunciato misteriosamente alla possibilità di battere e creare nuova moneta, “delegando” questo compito alle banche centrali per quanto riguarda il denaro contante e alle banche commerciali per quanto riguarda la moneta “virtuale” (aperture di credito, fidi, carte di credito etc.). Il denaro, oggigiorno creato dal nulla a fronte di costi di produzione irrisori, nasce quindi come proprietà privata delle banche e come corrispondente debito per l’intera collettività, in quanto viene da queste prestato al valore facciale allo Stato e ai singoli cittadini, al tasso d’interesse stabilito dalle banche medesime.

L’introduzione di una moneta locale punta a correggere almeno in parte questa incredibile stortura, causa di impoverimento collettivo e di enorme indebitamento pubblico, ripartendo fra tutta la cittadinanza, e non più solo fra pochi privati, i guadagni derivanti dalla differenza tra i costi di stampa e distribuzione della moneta e il valore di scambio a essa convenzionalmente riconosciuto.

Nell’estate del 2000 il Prof. Auriti, ordinario titolare di svariate cattedre giuridiche ed economiche presso le Università di Roma e Teramo, effettuò in un piccolo paese dell’ Abruzzo un esperimento di introduzione di una moneta locale (detta Simec) consistente in buoni d’acquisto generalizzati, liberamente spendibili negli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa.

Dopo un sequestro preventivo disposto dalla Procura di Chieti, nell’agosto del 2000 il Tribunale di Chieti ordinò il dissequestro dei Simec, riconoscendo la legalità dell’iniziativa. Nel decreto di dissequestro il Tribunale di Chieti affermò che i suddetti Simec non violavano il divieto di “battere nuova moneta” da parte di privati, in quanto privi dei requisiti di universalità e obbligatorietà che caratterizzerebbero il denaro avente corso legale.

Sebbene il progetto in esame si riallacci idealmente all’esperimento del Prof. Auriti, sono tuttavia presenti numerosi elementi originali, sulla scorta anche di alcune esperienze di monete locali avvenute in paesi esteri, al fine sia di agevolare la buona riuscita dell’iniziativa che di evitare alla radice qualsiasi contestazione di legalità.

Sulla base di tali premesse è stato quindi elaborato il seguente progetto di lancio di una moneta sostenuta da un ente locale (per semplicità si assumerà il Comune come ente sostenitore, ma lo stesso potrebbe benissimo essere una Provincia o una Regione, con vantaggi anzi persino maggiorati).

 

Obiettivi, vantaggi e svantaggi

Vantaggi derivanti dall’introduzione di una moneta locale:

-Parziale restituzione ai cittadini del potere d’acquisto agli stessi sottratto dal “signoraggio” bancario al momento dell’emissione del denaro, attraverso l’istituzione del “reddito di cittadinanza”;

-Sostegno a favore dello sviluppo del commercio, dell’artigianato e delle altre attività produttive locali, con positive ricadute sull’occupazione;

-Aumento della liquidità e della generale ricchezza a livello locale;

-Rafforzamento dell’identità locale;

-Possibilità di attenuazione degli effetti delle fasi di recessione economica a livello nazionale e internazionale;

-Possibilità di concedere prestiti e finanziamenti a tasso d’interesse zero con il coinvolgimento di una banca o di una società finanziaria locale, eventualmente controllata o partecipata dal Comune..

 

L’obiettivo operativo di medio termine è quello, partendo da un esperimento comunale, di arrivare a una valuta provinciale o regionale, in modo da amplificare i vantaggi sopra riportati.

L’obiettivo politico di lungo termine è invece quello di sensibilizzare la popolazione sui nefasti effetti dell’attuale sistema di emissione del denaro, obbligando i politici e i media nazionali ad affrontare una volta per tutte la delicatissima questione del signoraggio bancario, al momento vero e proprio argomento tabù, al fine di pervenire a una compiuta riforma che garantisca la piena proprietà popolare della moneta al momento della sua creazione, con l’ intera attribuzione ai cittadini del corrispondente potere di acquisto.

Non si intravedono svantaggi nell’adozione di una valuta locale, se non il rischio di un utilizzo “elettorale” della stessa che potrebbe indurre effetti inflazionistici; a tal fine parrebbe opportuno un regolamento comunale che vieti l’emissione di nuova moneta locale nei periodi (quattro - sei mesi) antecedenti le elezioni municipali. In generale, sarebbe auspicabile la creazione di una Commissione tecnica selezionata in base a criteri di competenza e nominata in parte dal Comune e in parte da altre organizzazioni territoriali (Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, ordini professionali,Camera di Commercio etc.) deputata a esprimere pareri vincolanti,  o perlomeno altamente qualificati, in occasione delle emissioni di moneta locale.

Sono poi da attendersi possibili “resistenze” da parte degli istituti di credito e società finanziarie e forse anche da parte della grande distribuzione, giacché l’introduzione di una moneta locale potrebbe favorire il rilancio dei piccoli esercizi commerciali.

 

Prima fase: emissione iniziale della moneta locale

Sulla base di quanto esposto nella premessa, la moneta locale dovrà essere complementare all’euro, che ovviamente rimarrà come valuta ufficiale e obbligatoria, e sarà una moneta facoltativa, il cui effettivo utilizzo sarà interamente rimesso alla libera volontà dei cittadini e degli esercenti comunali.

Essa potrà assumere la forma cartacea di buoni di acquisto generalizzato di vario taglio, corrispondenti alle banconote e alle principali monetine in euro, con potere di acquisto riconosciuto dagli esercenti commerciali esattamente pari all’euro, al fine di facilitare al massimo i conteggi e la circolazione, buoni liberamente spendibili nelle transazioni tra privati e negli esercizi commerciali e di vendita al dettaglio situati nel territorio del Comune, con facoltà della controparte di accettarli o meno, in tutto o in parte, e nel rispetto delle vigenti normative in materia di utilizzo del contante (leggi antimafia e antiriciclaggio).

L’emissione della moneta locale verrà effettuata dal Comune, che si farà in tal modo promotore e garante nei confronti della collettività della buona riuscita dell’iniziativa. La nuova moneta nascerà così come titolo al portatore di proprietà dei cittadini e non come debito a carico degli stessi, come accade invece attualmente per l’euro, moneta nascente come proprietà privata bancaria, e non sarà pertanto gravata da interessi per la sua circolazione.

Al fine di far rientrare il Comune dei costi di stampa e distribuzione dei buoni di acquisto, la circolazione degli stessi sarà invece gravata da una tassa comunale di bollo annuale, pari al 2% del valore facciale del buono, da pagarsi al momento del primo utilizzo e poi in seguito una volta all’anno. Tali “bollini” recanti l’indicazione dell’anno potranno essere acquistati nelle tabaccherie e nelle edicole e saranno attaccati sul retro dei buoni.

Al momento della prima emissione il Comune, dopo un’esauriente campagna informativa e divulgativa presso i cittadini e i commercianti, stampa i buoni di acquisto per un importo nominativo iniziale che potrebbe essere equivalente a circa € 250 o 300 per residente (l’importo di tale emissione iniziale può ovviamente variare da Comune a Comune in base alle risultanze delle analisi econometriche) e li spedisce agli indirizzi di tutti i residenti presenti nelle liste comunali, senza richiedere nulla in cambio e accreditandoli quindi in tal modo di un primo “reddito da cittadinanza”.

Ogni buono d’acquisto avrà un numero di serie e riporterà la data di emissione.

 

Seconda fase: circolazione della nuova moneta locale

Dopo la prima emissione e il pagamento del bollo iniziale, la nuova moneta inizia a circolare liberamente nel territorio comunale, senza imposizioni o costrizioni di alcun tipo. Il successo dell’iniziativa dipenderà in larga parte dalla disponibilità iniziale dei commercianti all’accettazione o meno, in tutto o i parte, di tali buoni d’acquisto come mezzi di pagamento.

Soprattutto nella fase di avvio della sperimentazione i commercianti che accettano, in tutto o in parte, la moneta locale come mezzo di pagamento potranno ritrovarsi con un’eccedenza di buoni di acquisto che non riescono a smaltire con il pagamento a fornitori, collaboratori e dipendenti o tramite il consumo personale.

A questo punto sono possibili due scenari:

1) autoregolamentazione del mercato: in questa ipotesi, probabilmente consigliabile nelle realtà locali di piccole e piccolissime dimensioni, i commercianti che si trovano in difficoltà sospenderanno o ridurranno l’accettazione dei buoni fin quando non avranno smaltito il loro surplus. Il Comune non interviene direttamente nella fase di circolazione, limitandosi tutt’al più a promuovere la costituzione di un’associazione no-profit fra i commercianti locali che possa costituire una “camera di compensazione” per quegli esercenti che dovessero sperimentare difficoltà nello smaltimento di buoni in eccesso, associazione che potrebbe eventualmente in seguito trasformarsi in una piccola banca di credito cooperativo;

2) sostegno dell’ente locale: al fine di favorire il più rapidamente possibile la circolazione della moneta locale, autentica cartina di tornasole del successo dell’iniziativa, il Comune potrebbe costituire una società municipalizzata avente come oggetto sociale il sostegno al progetto di introduzione della valuta locale. Tale municipalizzata offrirebbe a tutte le imprese e agli esercenti commerciali del Comune regolarmente iscritti alla Camera di Commercio ed eventualmente anche a tutte le associazioni no profit residenti nel Comune(e, almeno all’inizio, solamente a loro) un servizio di cambio dei buoni di acquisto in euro. E’ importante sottolineare che tale cambio è da intendersi come un servizio offerto per facilitare la circolazione dei buoni e non costituisce un obbligo giuridico del Comune o della municipalizzata, in quanto la moneta locale nasce come proprietà del cittadino, senza nessuna iniziale contropartita, ed è di libera e facoltativa accettazione da parte dei commercianti e dei privati cittadini. In concreto, la società municipalizzata offrirà agli esercenti commerciali tale servizio applicando una “tassa di cambio” sulla conversione della moneta locale in euro nella misura che verrà ritenuta congrua e che in questa ipotesi di modello viene stabilita nel 5%. Oltre a ciò, al fine di favorire la “concentrazione” delle operazioni di cambio, verrà applicata una commissione di cambio (di 15 o 20 euro) per ogni singola operazione. Tale “tassa di cambio” del 5% dovrebbe essere ampiamente sostenibile dai commercianti, a fronte del presumibile notevole  incremento dei ricavi e della possibilità di fidelizzare la propria clientela e costituirà comunque un incentivo a utilizzare il più possibile i buoni in altre maniere.Una volta effettuate le operazioni di cambio ed entrata in possesso di buoni d’acquisto, la municipalizzata li rimetterà in circolazione offrendoli in vendita ai cittadini del Comune, eventualmente avvalendosi anche di reti distributive quali edicole e tabaccherie, con un “bonus” sul loro valore nominale di acquisto del 4%, garantendosi pertanto un ricavo percentuale dell’1% sulle transazioni eseguite, oltre alle commissioni fisse su ogni operazione di cambio. Qualora, in base al business plan della municipalizzata, tali ricavi non fossero del tutto sufficienti a raggiungere il punto di pareggio dei costi gestionali, il bonus applicato sulla rivendita al pubblico dei buoni d’acquisto sarà abbassato al 3%, raddoppiando le percentuali di ricarico della municipalizzata. I residenti del Comune, quindi, potranno godere di un “reddito da cittadinanza” pari non solo al pressoché intero valore dei buoni di nuova emissione, ma anche a un aggiuntivo “bonus” del 3 o 4% ogni volta che gli stessi buoni verranno rimessi in circolazione. La Società municipalizzata potrebbe essere partecipata solamente dal Comune, oppure quest’ultimo potrebbe limitarsi a detenere il 51% del capitale sociale e a richiedere la partecipazione di altri Enti pubblici (ad es. la Provincia)  o delle organizzazioni rappresentative delle categorie che più di tutte potrebbero trarre vantaggio dall’introduzione della moneta locale (Confcommercio, Confartigianato, Camera di commercio, etc.), anche al fine di garantire il maggior successo dell’iniziativa. Ipotizzando un’emissione iniziale di € 250 - 300 per un Comune di circa 100.000 residenti, un capitale sociale iniziale congruo per la municipalizzata potrebbe essere intorno ai 4 o 5 milioni di euro.

Presumibilmente nei primi mesi successivi all’emissione iniziale vi sarà una richiesta abbastanza elevata di cambi da moneta locale a euro cui fare fronte. Mano a mano che la nuova moneta acquisterà la fiducia della cittadinanza, la percentuale di cambi richiesti tenderà a scendere e a quel punto il Comune potrà procedere a nuove emissioni gratuite di buoni di acquisto, accreditando un nuovo “reddito di cittadinanza” a tutti i residenti.

Per tenere sotto controllo la nuova massa monetaria ed evitare una circolazione eccessiva di moneta locale, è opportuno che i buoni d’acquisto abbiano una scadenza. Un periodo di vita congruo per un buono di acquisto potrebbe essere intorno ai 6-7 anni; in tal caso alcuni mesi prima della scadenza il Comune renderà noto se intende rinnovare in tutto o in parte i buoni che stanno per estinguersi, per consentire ai cittadini di regolarsi negli scambi. In alternativa potrebbe stabilirsi un decremento progressivo del valore dei buoni dopo un certo tempo (ad es. buoni di acquisto che dopo il quinto anno dall’emissione perdono il 20% all’anno del loro potere di acquisto, estinguendosi totalmente nel decimo anno).

L’insieme di queste misure (tassa di bollo annua del 2%, tassa di cambio moneta locale – euro del 5%, bonus del 3 o 4% sui successivi acquisti di buoni, scadenza di validità) hanno lo scopo, oltre che di finanziare i costi dell’iniziativa, di stimolare la più veloce circolazione possibile della moneta locale, invogliando i cittadini a spendere non appena possibile i loro buoni di acquisto. E’ben noto infatti che una maggior velocità di circolazione della moneta genera, a parità di altre condizioni, una maggior ricchezza generale. In questo caso, poiché la moneta locale è di proprietà dei cittadini e libera da interessi, anzi favorita da un bonus di acquisto, l’elevata velocità della sua circolazione indurrà una ricchezza collettiva ancora maggiore.

 

Terza fase: credito a tasso zero nella moneta locale

Una volta che la moneta locale sarà stabilmente accettata dalla popolazione, si potrà passare alla fase successiva, che prevede la possibilità di accedere a prestiti e finanziamenti a tasso zero nella moneta locale.

Va preliminarmente considerato che, anche qualora fosse tecnicamente possibile, non pare conveniente istituire un sistema di conti correnti nella moneta locale, non solo per il valore “decrescente” o “a termine” della stessa, ma anche perché si correrebbe il rischio di snaturare le finalità stesse della moneta locale. Quest’ultima infatti ha lo scopo di essere utilizzata il più velocemente possibile come “circolante” per le transazioni finanziarie di non elevata entità e per il credito al consumo, differenziandosi funzionalmente dall’euro, che acquisterà il carattere di moneta dedicata al risparmio, all’accumulo di riserve e agli investimenti mobiliari e immobiliari.

Considerato quanto sopra,  il credito nella moneta locale sarà finalizzato essenzialmente alla concessione di prestiti e finanziamenti di importi non elevati, destinati al sostegno del cosiddetto “credito al consumo”. Trattasi peraltro di una tipologia di finanziamento che si sta espandendo a ritmi vertiginosi nel nostro Paese, in conseguenza della crescente perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane, sempre più costrette ad accedere a forme di acquisto con pagamenti rateali, ovviamente gravati da interessi.

La possibilità di ottenere tali finanziamenti a tasso d’interesse zero costituirebbe pertanto un forte beneficio per i cittadini e i consumatori, soprattutto per quelli in situazioni di difficoltà economiche o finanziarie.

Per il lancio di questo tipo di credito il Comune potrebbe avvalersi dell’eventuale presenza di banche locali dallo stesso controllate, partecipate o in qualche maniera collegate, oppure, in mancanza, potrebbe stabilire un’apposita convenzione con una banca locale di dimensioni relativamente ridotte (ad es. banche popolare o banche di credito cooperativo).

A seguito di tale accordo, che potrà essere stipulato anche al termine di una regolare gara di appalto, il Comune si impegnerà a finanziare la banca convenzionata con apposite emissioni ad hoc di buoni di acquisto, i quali saranno ceduti alla banca convenzionata a un bonus superiore a quello usuale (ad es. al 10%). La banca offrirà poi tale servizio di prestito ai propri correntisti in euro, trasferendo loro l’ammontare di buoni richiesto, a fronte delle normali spese di istruttoria del fido e di un piano di ammortamento a tasso d’interesse zero, le cui rate periodiche saranno addebitate sul conto corrente in euro del cittadino finanziato.  

Nei periodi in cui il Comune non ritenesse di dover emettere nuovi buoni di acquisto, tale operazioni di finanziamento potrebbero essere garantite dalle riserve di buoni costituite presso la società municipalizzata di cambio, la quale si impegnerà a cederne una parte alla banca convenzionata. In tal caso il vantaggio per la banca sarà minore, usufruendo di un bonus sull’acquisto di buoni pari a quello usuale (4%).

Qualora non vi fossero banche interessate all’iniziativa, si potrà stipulare apposita convenzione, ai termini e condizioni sopra riportati, con una società finanziaria locale.

E’ da rilevare come per queste emissioni di buoni finalizzate a prestiti bancari la differenza tra i costi di produzione dei buoni e il loro valore facciale venga incamerata quasi totalmente dal Comune, ad eccezione del bonus di acquisto (nel caso ipotizzato del 10%) concesso alla banca convenzionata. Tali entrate aggiuntive potranno essere utilizzate per eventuali aumenti di capitale della società municipalizzata o per la copertura di eventuali perdite di gestione della stessa. Qualora non ve ne fosse bisogno, considerato che il principale obiettivo del lancio della moneta locale è di aumentare il potere di acquisto dei cittadini residenti, sarebbe auspicabile che tali ricavi fossero destinati in primo luogo alla riduzione delle imposte comunali (Ici e addizionale comunale Irpef).

 

            Conclusioni riassuntive 

e riepilogative

Per una maggior chiarezza espositiva, si riassumono sinteticamente gli effetti previsti dal progetto su tutti i soggetti ed enti interessati:

- Effetti sui cittadini consumatori: i cittadini residenti nel Comune potranno godere di un aumento del loro potere d’acquisto, pari pressoché all’intero importo dei buoni di nuova emissione, che saranno loro consegnati gratuitamente, oltre a un bonus (previsto nel progetto nella misura del 4%) su ogni acquisto di buoni già in circolazione. Maggiore sarà la velocità di circolazione della nuova moneta e maggiore sarà di conseguenza l’importo effettivo di questo ulteriore bonus; se si ipotizza un “rigiro” completo della moneta locale in circolazione nel periodo di un anno, tale bonus sarà del 4% all’anno, qualora tale velocità fosse invece di una volta al mese, il bonus salirebbe al 48% all’anno. Oltre a tali aumenti del potere di acquisto, i cittadini residenti avranno inoltre la possibilità di usufruire di finanziamenti per il sostegno del credito al consumo non gravati da interessi.

- Effetti sugli esercenti commerciali: oltre ai vantaggi come cittadini consumatori, i titolari di esercizi commerciali potranno godere di un presumibile notevole incremento dei propri ricavi, che dovrebbe consentire loro di sostenere agevolmente la “tassa di cambio” prevista dal progetto nella misura del 5% per i buoni di acquisto che non dovessero riuscire a spendere in altro modo. La loro fiducia nella moneta locale sarà decisiva per la buona riuscita dell’iniziativa, d’altro canto in caso di successo saranno proprio loro a coglierne i frutti maggiori. 

- Effetti sul Comune: il Comune sarà l’ente promotore e il garante morale della nuova moneta locale. Potrà rivestire anche il ruolo di ente sostenitore dell’iniziativa, qualora procedesse alla costituzione della Società municipalizzata di cui sopra. Essendo comunque l’emissione iniziale dei buoni totalmente gratuita a favore della popolazione residente, senza alcuna contropartita iniziale, né il Comune né l’eventuale municipalizzata avranno alcun obbligo giuridico derivante dalla circolazione della moneta locale. Le stesse operazioni di cambio che verranno effettuate dalla municipalizzata saranno da intendersi come prestazioni di servizi a favore di quei soggetti (commercianti in primo luogo) che potrebbero sperimentare difficoltà a spendere i loro buoni; anche in tale ottica vanno inquadrate le commissioni e la “tassa di cambio” che saranno applicate dalla municipalizzata. Dal punto di vista economico, le spese di stampa e distribuzione della nuova moneta saranno ampiamente coperte dalla tassa di bollo del 2% annuo, che dovrebbe garantire anzi nel lungo periodo un utile non trascurabile per il Comune stesso, il quale potrà inoltre ottenere entrate aggiuntive con le emissioni ad hoc finalizzate ai prestiti a tasso zero illustrati in precedenza. La possibilità di tali ritorni economici per l’ente locale rende più che giustificabile l’investimento previsto per la costituzione della municipalizzata, alla quale costituzione  parrebbe comunque opportuno invitare, come soci di minoranza, le organizzazioni rappresentative a livello locale dei settori produttivi e commerciali (Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, Camera di Commercio, etc.).

- Effetti sulla banca locale convenzionata: tale istituto di credito, oltre all’usuale guadagno derivante dalle pratiche di istruttoria fida, avrà il vantaggio di conseguire, per le operazioni di finanziamento a tasso zero, un “bonus” maggiore rispetto a quello usuale previsto in occasione delle emissioni di buoni finalizzate a tale destinazione. Soprattutto, avrà poi la possibilità di attrarre nuovi correntisti in euro, attratti dalla possibilità di accedere a tali vantaggiose forme di credito per il consumo. E’ da segnalare inoltre che l’intero complesso bancario a livello locale potrebbe trarre vantaggi dall’iniziativa, in quanto la “sostituzione” che andrà a verificarsi nell’utilizzo del contante con la moneta locale avrà come effetto collaterale quello di far aumentare le riserve e i risparmi in euro. Come può vedersi, anche se la finalità primaria del progetto è quella di rafforzare il depauperato potere di acquisto delle famiglie, sono previsti notevoli vantaggi per tutti gli attori del sistema politico, commerciale e finanziario della comunità locale. Ciò è possibile in quanto il “plusvalore” derivante dalla differenza tra il costo di produzione e il valore convenzionale attribuito alla moneta locale (esattamente pari all’euro) viene ripartito in maniera equa tra tutti i beneficiari. Con l’euro invece attualmente, come già illustrato nella parte introduttiva, tale “plusvalore monetario” viene interamente incamerato dall’istituto di credito emittente, ossia dalla banca centrale per quanto riguarda il denaro contante e dalle banche commerciali per la moneta scritturale e virtuale.