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La Terra è malata

di Sandro Marano - 11/01/2008

La Terra è malata

Scorrono malinconicamente in TV le immagini di esodi biblici, di centinaia di migliaia di persone che lasciano case ed attività per porsi al riparo dai devastanti uragani che colpiscono sempre più spesso e sempre più violentemente gli Stati Uniti e la Cina. Negli ultimi 15 anni eventi come siccità, cicloni, frane, dissesto idrogeologico, desertificazione sono aumentati in frequenza ed intensità. Le temperature sono cresciute e “la macchina del clima”, come è ormai noto agli scienziati di tutto il mondo, si va guastando rapidamente, quella macchina che, per intenderci regola, il complesso rapporto tra energia che arriva dal sole e quella che viene emessa dalla Terra. Il solo responsabile - ed anche questo non è più contestabile - è l'attuale modello di sviluppo industrialista, consumistico che non riesce ad imporre al mercato regole severe a tutela dell'ambiente.

Già Hegel, filosofo della storia, osservava a proposito dell'influenza del clima sulle situazioni umane che solo la zona temperata ha funto da teatro alla storia del mondo e che né la zona calda né la zona fredda sono favorevoli allo sviluppo della civiltà, nelle quali “la violenza degli elementi è troppo grande perché l'uomo, lottando con essi, possa venirne a capo, perchè sia abbastanza potente per far valere la sua libertà spirituale contro la forza della natura. Il gelo che serra i Lapponi o il calore torrido dell'Africa sono forze troppo potenti rispetto all'uomo, perché lo spirito possa acquistare fra esse libero movimento e giungere a quella sua ricchezza che è necessaria perché la civiltà assuma forma reale.“ Senza rendersene conto gli uomini stanno minando le basi della propria stessa esistenza, le condizioni perché sussista una civiltà e una storia. E non ci potrà salvare la tecnologia, che per un problema risolto altri dieci ne crea. Esemplifico. I condizionatori ci aiutano a sopportare i 40°, ma consumando più energia determinano anni sempre più caldi e disagi crescenti. 12 dei 13 anni più caldi a partire dal 1850 - ci dicono gli scienziati -si sono verificati dal 1995 ad oggi!

E la politica che cosa fa? Quella che dovrebbe guidare il meccanismo economico e non farsene guidare? Poco o punto. C'è poco da stare allegri. Se poi ci limitiamo a guardare alla nostra Italia lo sconforto aumenta. Sì, è vero, il Ministro Pecoraro Scanio ha dichiarato, bontà sua, alla Conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Roma il 12 e 13 settembre scorsi che “abbiamo bisogno di una svolta che metta al centro dell'azione l'adattamento sostenibile e la sicurezza ambientale” ed ha promesso piani di difesa delle coste, sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica. Ed anche il Presidente del Consiglio ha invocato “una nuova alleanza con la natura” - e fin qui va bene - “perché il rispetto dell'ambiente è un fattore di sviluppo”(ahinoi! ancora la logica produttivistica!). Cari signori del Governo, siamo stufi di parole. Vorremmo dei fatti. Malgrado le vostre promesse, malgrado le vostre lodevoli intenzioni, le emissioni in Italia salgono, i boschi vanno in fumo, le emergenze - prima fra tutte quella dei rifiuti - si accavallano. Francamente avremmo preferito alcuni, magari pochi, impegni concreti. Una legge per la messa al bando di qui ad un anno delle lampadine ad incandescenza. Od una legge che cancelli gli incentivi agli inceneritori (che contribuiscono a buttare anidride carbonica nell'aria e, dunque, all'effetto serra). O, che so, una legge che vieti di conferire in discarica la frazione organica dei rifiuti. La terra è malata. E il tempo sta per scadere.