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Sugli usi politici del genocidio

di Gianluca Bifolchi - 12/01/2008

Fonte: achtungbanditen

 
In visita allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto, commosso fino alle lacrime, il Presidente Bush è riuscito a trovare un'occasione di rammarico per il fatto che gli Americani non abbiano bombardato, o abbiano bombardato troppo poco. Tornando con la memoria alla seconda guerra mondiale, e in particolare agli anni 44-45, quando gli alleati erano ben informati dello sterminio nazista degli Ebrei, con tono di contrizione il Presidente USA ha detto: "Avremmo dovuto bombardare Awshwitz".

Bush non è affatto del parere del suo segretario di stato, Condoleeza Rice, la quale dubita che la complessa macchina di sterminio nazista avrebbe potuto essere fermata a suon di bombe. E nessuno negherà che bombardare un campo di concentramento è un metodo rapido ed efficace per abbreviare le sofferenze di chi vi è detenuto.

Più o meno nelle stesse ore, il comando americano delle forze di occupazione in Iraq, mettendo a frutto la stessa lezione appresa dal Presidente allo Yad Vashem, che è sempre meglio bombardare troppo che troppo poco, incaricava due bombardieri B1 e quattro caccia F16 di sganciare qualcosa come 18 tonnellate di bombe sul suburbio di Arab Jabour, a sud di Baghdad.

Il consiglio degli Ulema dell'Iraq -- organizzazione sunnita -- bolla l'atto come "crimine spaventoso", rileva che l'area non è teatro di operazione dell'insurrezione, e denuncia che i morti e i feriti si contano nell'ordine delle decine.

La parola genocidio è sinistra, e tanta della legittimazione democratica dei sistemi politici nati dagli equilibri successivi alla seconda guerra mondiale dipenderebbe -- si dice -- dall'impegno a non permettere più che se consumino di nuovi. Ma in verità, che preziosa risorsa sono i genocidi, se usati con destrezza. Se riesci ad associare in positivo la tua immagine a quelli di culto autorizzato (a partire dalla Shoah, ma anche i Khmer Rossi vanno forte), puoi aprire una ditta e produrli in proprio.

Mi piacerebbe avere il testo scritto del servizio di ieri sera di Monica Maggioni al TG1 sulle nuove stime dell'OMS sulle vittime della guerra in Iraq, che "ridimensionano" le cifre precedenti. In particolare quelle dello studio di Lancet (di cui ora si può parlare, visto che è in corso l'operazione ridimensionamento) che nel 2006 le collocava intorno alle 600.000, mentre per l'OMS sono solo 150.000. Ammettendo che anche 150.000 sono tantissime, Monica Maggioni sottolineava con tristezza che queste cifre verranno "strumentalizzate da tutte e due le parti". E io non ho capito cosa intendeva con quel "tutte e due le parti", visto che delle due parti una sola parla delle vittime irachene, mentre l'altra le nega o le nasconde. Guarda caso proprio gli amici del bombardiere incontinente che piange allo Yad Vashem.