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Pianura è sola

di Pierluigi Sullo - 12/01/2008





 

Non sono stato a Pianura, né ho passato nottate al presidio contro la discarica. Insomma non ne ho una conoscenza diretta, come d'altra parte quasi tutti quelli che ne discutono sui giornali o in tv. Però ho parlato con persone che stimo e che invece lì sono stati e conoscono la storia dei luoghi. E ho ricavato l'impressione che i cittadini di Pianura sono stati lasciati soli, sono stati vilipesi e derisi, e in sostanza non si sia trasmesso – tranne che sui soliti, pochissimi giornali – la qualità di quel che accade.

Abbiamo letto che si tratta di gente che difende ciecamente il suo luogo, fregandosene degli interessi di chi ha la spazzatura sotto casa; che sono inquinati dalla camorra; che sono complici di ultrà da stadio e altri teppisti simili.

Spiegano gli amici e compagni di là che sì, la situazione è molto complicata, perché la città – per come è – produce un grande disordine sociale. Non è la Val di Susa, dove la rete di vicinato ha una sua compattezza e la storia locale circola nel senso comune. Qui siamo in una metropoli la cui vita sociale è frantumata e i cui luoghi sono abbandonati.

La conseguenza è che a una insorgenza cittadina che chiede fondamentalmente democrazia, dopo un quindicennio di comando dall'alto [il commissario straordinario] presuntamente più efficiente e in realtà, come ha raccontato Guido Viale, sommamente inefficiente, clientelare e, esso sì, colluso con la camorra, è circondata da gruppi di ragazzi, frequentatori di ogni tipo di curve, allo stadio o nelle strade, che usano i loro codici di comportamento, scelgono come nemici i poliziotti e i giornalisti e ogni simbolo dell'autorità. E poi certo ci sono camorristi, spesso travestiti da politici [o viceversa], che tentano di controllare quel che nasce fuori di loro.

Con tutto questo, quel che è chiaro è semplicemente che i cittadini vogliono poter contare nelle decisioni, tanto più se esse sono ondivaghe e fallimentari. E lo fanno – come accade dappertutto, dalla Vicenza della base Usa alla Civitavecchia del «carbone pulito»–a partire dalla loro propria condizione. Da cos'altro, se no? Gli operai del mitico autunno caldo da quale miccia prendevano fuoco, se non da ritmi, orari, salari? Ma già questo è sospetto: la sinistra si concepisce come un'entità disincarnata, che interpreta un interesse «generale», non una somma di plebi tumultuanti e «nimby». E a proposito: la Sinistra Arcobaleno che fine ha fatto? Chi è stato per settimane tra i cittadini di Pianura dice: la politica è scomparsa, anche quella di sinistra.

Si tratti di imbarazzo di fronte a qualcosa che non si comprende a fondo [anche se Rifondazione ha il presidente della municipalità di Pianura] o di collusione con il potere targato Bassolino, o di coda di paglia per quel che si sarebbe potuto fare e non si è fatto [vedi il napoletano ministro dell'ambiente], il fatto è che nella grande frattura che si è aperta a Napoli la Sinistra Arcobaleno, il nuovo «soggetto unitario e plurale», è del tutto sparita. Al punto che si cercava invano, su Liberazione di ieri, un accento critico con la scelta due volte scervellata [perché quello di Napoli non è un problema di polizia, e perché De Gennaro la persona più sbagliata] di nominare un «super-commissario», per di più poliziotto. A solidarizzare con i cittadini di Pianura sono stati solo i No Tav valsusini, i vicentini anti base, i cittadini di Aprilia contro la turbogas. Vi pare un caso?