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Bozza di un poema di protesta. Guardiamo il nuraghe più vicino e spegniamo la televisione!

di Decimo Cirenaica - 13/01/2008

   
    

Appoggio la protesta perché siamo l'avanguardia,
il banco di prova del decaduto Stato-Nazione,
la sperimentazione che sfama bocche golose con soldi freschi,
rifiuti glassati di solidarietà, terre all'incanto.
Appoggio la protesta perché si svela fra la gente,
ascolta le lacrime dei campi,
carezza il dorso delle bestie, si gurda di sole,
e la notte aspetta la luna senza mediazioni religiose.
Appoggio la protesta perché non sa amministrare, non è sporca,
è l'unica possibilità di vedere oltre il già detto,
depensa prima di pensare,
rifiuta la destra e la sinistra come rappresentazione,
le rigetta, abiti stretti della complessità dell'Uomo,
sono lo zoccolo dell'uniformazione Italia,
detestiamole, annientiamole, dividiamoci fra di noi, adesso,
guardiamo il nuraghe più vicino e spegniamo la televisione.
Appoggio la protesta perché parla la mia stessa lingua,
bastarda e quasi morta, arrivata stanca e bisognosa di cure
che solo noi, popolo sardo, possiamo darle.
Appoggio la protesta anche se credo che un'Isola non basti a farci popolo,
ma quella abbiamo e da lì dobbiamo partire. Per poi ritornare,
alla terra, l'unica in grado di ridurre la scala, avvicinarci all'Uomo,
a confini noti prima del mare.
Appoggio la protesta perché l'Italia non esiste, è un codice di comunicazione,
altro da noi,
luoghi ridotti a una bandiera che non ci contiene
è una lingua imposta dalla televisione,
 dall'istruzione come formazione ideologica.
Appoggio la protesta perché a quel romanzo che è la Storia voglio partecipare anche io,
dobbiamo partecipare anche noi,
che Storia lunga ne abbiamo ma tutta da recuperare,
conoscere, leggere, interpretare,
Storia che ci dividerà come sempre accade,
ma meglio dividerci fra di noi che farci dividere con la Storia degli altri.