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Il parlamento iracheno approva una legge che riabilita il partito di Saddam Hussein

di Christian Elia - 14/01/2008

Il ritorno del Baath
Potevano pensarci prima, è il commento più moderato che possa venire in mente alla notizia che, sabato pomeriggio, il parlamento iracheno ha votato una legge che riabilita i vecchi iscritti al partito Baath rendendo possibile un ritorno degli stessi alla vita pubblica dell'Iraq.

il parlamento irachenoUn paese allo sbando. Dopo l'invasione militare del 20 marzo 2003, tutti gli apparati statali iracheni erano collassati e, una volta vinta la resistenza dell'esercito iracheno all'inizio di maggio dello stesso anno, l'amministrazione civile guidata da Paul Bremer, instaurata dalle truppe della Coalizione, aveva dichiarato disciolti il partito Baath, l'esercito e la polizia, sprofondando l'Iraq nell'anarchia sanguinosa che ancora rende un inferno la vita degli iracheni.
Subito dopo la decisione di Bremer, alla luce del disastro che si andava delineando, molti osservatori avevano imputato la mattanza irachena proprio alla frettolosa dismissione di un apparato capillare come quello del regime di Saddam. Situazione aggravata dal fatto che ai vecchi iscritti al partito Baath di Saddam erano state disconosciute le spettanze previdenziali, spingendo così molti uomini sulla via della guerriglia armata e del crimine comune, essendosi trovati nel giro di pochi mesi a non avere di che sostentarsi.
La legge approvata sabato, chiamata Accountability and Justice bill, si articola in tre punti chiave: i quadri di livello intermedio e inferiore del partito Paath possono ritornare a lavorare nel settore pubblico, tutti i baathisti riceveranno una pensione, mentre restano banditi i quadri chiave della formazione di Saddam, molti dei quali sono però morti o in carcere.

il simbolo del partito baathIl patto con il diavolo. ''La legge che è stata votata è davvero un buon segnale di progresso e porterà grandi benefici a tante persone. Ed è ancora più importante che l'opposizione al testo sia stata minima'', ha commentato Rasheed al-Azzawi, membro del comitato parlamentare che si è occupato di redigere la legge, ''anche perché il testo precedente era stato vissuto come una punizione collettiva da parte di tutit i sunniti iracheni''. I sunniti infatti, come lo stesso Saddam, pur essendo una minoranza nel paese, avevano sempre dominato la vita politica ed economica dell'Iraq quando c'era il regime.
Questa situazione aveva prodotto, pur con mezzi discutibili, una classe dirigente che aveva guidato il paese per quasi venti anni, non facile da sostituire in pochi mesi.
Si completa così una strategia iniziata quando l'ambasciatore Usa a Baghdad era ancora John Negroponte, l'eminenza grigia con una lunga esperienza nella Cia, che per primo aveva capito come fosse necessario trattare con la vecchia struttura del Baath e del deposto regime per venire a capo della resistenza alla Coalizione.

john negroponteIl trionfo della realpolitick. Il primo passo del cammino, continuato anche dal successore di Negroponte, Zalmay Khalilzad, era stato quello di spaccare il fronte sunnita della resistenza, scendendo a patti con i gruppi formatisi tra le file del vecchio esercito e della polizia. Sabato si è passati alla riabilitazione dei quadri intermedi del partito, ottenendo così un vantaggio che, per cinque anni, è stato colpevolmente ignorato causando lutti e sofferenza alla popolazione civile irachena. Anche perché, in nome della realpolitick, è stata determinante la mediazione del partito Baath siriano, con il quale l'Iraq non aveva più rapporti da tempo, ma che una volta caduto il regime ha riallacciato i rapporti con i vecchi militanti iracheni. Il regime di Assad a Damasco ha infatti avallato l'esecuzione di Saddam, con il quale era ai ferri corti fin dall'attacco all'Iran nel 1980, ma la situazione è mutata. Come è mutata, almeno in alcuni settori del Pentagono, la percezione della Siria che pur inserita nell'asse del male, resta un elemento strategico vitale per stabilizzare l'Iraq.