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Ad un guardiano della luce!

di redazionale - 14/01/2008

 

Ferruccio Jarach

Oggi voglio ricordare un amico, una persona perbene scomparsa recentemente.

Si chiamava Ferruccio Jarach, era l’inventore de “I guardiani della luce“, un progetto fantastico che sta facendo il giro d’Italia grazie alla sua replicabilità. Il bello del progetto è la sua semplicità, ciò che lo rende al tempo stesso efficace, concreto e grandioso!

Ferruccio era venuto a Colorno a fine ottobre 2006, in occasione del “Festival della decrescita felice“. Lo ricordo perché fece l’intervento più bello, insieme a quelli di Jacopo e Padre Ottavio, in mezzo alle parole traballanti e già sentite di politici e tecnici parlò con il cuore.

Il suo progetto, che riposto qui sotto a distanza di un anno come omaggio, è stato “adottato” anche a Colorno. Proprio a febbraio sarebbe dovuto tornare, per una serie di incontri con le insegnanti della scuola. Diventeremo noi guardiani della luce, caro Ferruccio, e ti ricorderemo ad ogni nuova “scuola conquistata”!

La non-sostenibililtà del sistema energetico italiano dipende sostanzialmente da quattro cause: la richiesta di energia è eccessiva, le fonti primarie utilizzate sono principalmente non-rinnovabili, gli apparati che trasformano l’energia primaria sono inefficienti, gli utilizzatori finali sprecano la risorsa loro resa disponibile.

Per modificare il sistema reindirizzandolo verso un cammino di sostenibilità, è necessario agire contemporaneamente su tutti e quattro i livelli, all’interno del proprio sistema energetico locale, acquisendone consapevevolezza, “Avere cura” ha inizio dall’osservazione e dalla comprensione.

Osservo il mio sisema energetico locale e mi chiedo:
Ho bisogno di tutta l’energia che utilizzo? Posso forse ottenere lo stesso risultato e mantenere condizioni di benessere utilizzando meno energia? (ad esempio, se porto il bambino a scuola a piedi invece che in automobile, organizzandomi con i vicini di casa oppure se mantengo nella camera da letto 17° di temperatura invece che 20°).

Sono consapevole di quanta parte dell’energia che utilizzo discende da fonti rinnovabilii? Rendo massimo l’utilizzo di queste fonti? (il cibo è la piu’ importante fonte di energia rinnovabile. Ogni azione svolta utilizzando i muscoli del nostro corpo è rinnovabile. Utilizzo questa risorsa quanto possibile? Faccio uso del solare per produrre acqua calda per le docce, per la lavastoviglie e la lavatrice?)

Sono efficienti gli apparecchi che trasformano l’energia che utilizzo? (fondamentale qui è osservare anzitutto l’efficienza dell’involucro abitativo e dei veicoli utilizzati: in Italia questi sono i due grandi consumatori di energia degli individui. Ambedue caratterizzati da un’efficienza in genere ridicolmente bassa: le case tedesche consumano un terzo delle nostre per mantenere lo stesso livello di temperatura, ed esistono veicoli che consumano un decimo di energia a chilometro di quelli attualmente in commercio.)

Utilizzo con attenzione l’energia? Non la spreco? (L’energia costa agli individui costa all’ambiente. Sempre. Utilizzarla quando è necessario è accettabile, ma buttare via energia inutilmente è un crimine. Economico ed ecologico. È come produrre un vino biologico splendido, a prezzo di grandi sforzi e poi metterlo in una botte piena di buchi.)

Queste domande andrebbero fatte sia dagli utilizzatori individuali (i singoli cittadini) che dagli utilizzatori collettivi (sia pubblici che privati) di energia, perché ciascuno si possa fare una auto-diagnosi del proprio “sistema energetico locale” in modo da poter elaborare azioni concrete per la sua modifica. E’ necessario infatti che gli utenti finali di energia diventino consumatori attivi e consapevoli, capaci di indirizzare bene sia l’impostazione della struttura che la gestione del loro sistema energetico.

Ciò è particolarmente significativo all’interno degli edifici pubblici, caratterizzati da notevoli consumi concentrati e dalla mancanza tanto di un incaricato della gestione come di una attenzione di ogni “abitante” all’evitare gli sprechi.

Il Liceo Ambientale di Laveno Mombello (Varese) ha sperimentato un’azione concreta per la modifica del proprio sistema energetico, che ha consentito di ottenere il significativo risultato di una riduzione del 55 % dei consumi di energia elettrica dell’edificio scolastico.

Questo è stato il risultato di una ri-progettazione corale del sistema di gestione dell’elettricità, al quale hanno partecipato tutti coloro che vivono l’edificio, studenti non-docenti e professori.

Ecco come “repubblica.it” ha raccontato l’esperienza del Liceo di Laveno:
“Risparmiare energia elettrica si può: basta spegnere la luce. È la lezione che arriva da una piccola scuola superiore di Laveno Mombello, in provincia di Varese. Il Liceo scientifico ambientale, inaugurato un anno fa, ha coinvolto tutti i suoi studenti, i docenti e il personale di servizio in un progetto di risparmio energetico che ha portato in pochi giorni al dimezzamento dei consumi. Un risultato raggiunto esclusivamente prestando attenzione al contatore e accendendo le luci “artificiali” solo quando serve.

“Siamo partiti dal concetto di comunità, spiega Ferruccio Jarach, ingegnere e docente di energetica e matematica. Il nostro problema non era quello di diffondere conoscenze sul risparmio energetico: volevamo trovare un modo per risparmiare, tutti insieme. Siamo partiti con un gruppo di ragazzi, la “squadra degli energetici”, che hanno osservato per una settimana il comportamento di tutte le componenti dell’istituto”, per cercare di individuare gli sprechi.

Il secondo passo, di carattere psicologico, è stato convincere professori, bidelli e segretari ad aderire al progetto e quindi a fare attenzione con le luci. A quel punto è bastato nominare un “guardiano della luce” in ogni aula e in una settimana i consumi sono precipitati da 210 kwh a 100 kwh. Ebbene sì, meno 53 per cento, senza sacrifici. Questo significa anche ridurre notevolmente i costi, un argomento che potrebbe convincere anche i dirigenti scolastici meno ambientalisti.

Tutti gli studenti hanno dimostrato un certo interesse per l’iniziativa. Uno di loro, Luca Contini, che frequenta il secondo anno, è stato il più impegnato in questa sfida: “Al mattino sono il primo ad arrivare a scuola, la prima cosa che faccio è guardare il contatore e rilevare i valori del giorno precedente. Dopo questa esperienza, ho convinto i miei genitori a fare attenzione anche in casa, ad esempio spegnendo sempre la spia della televisione che, sembrerà strano, consuma parecchio”.

I ragazzi di Laveno hanno coniato lo slogan “dimezzare si può”. E il professore, come valuta questi risultati? “Mi sono accorto, spiega Jarach, che per risparmiare energia elettrica basta un banale e semplicissimo cambiamento delle abitudini quotidiane. Certo, servirebbero anche strutture diverse e soprattutto un migliore isolamento termico. Qui a Laveno siamo alle stesse latitudini dell’Austria, eppure di doppi vetri alle finestre neanche l’ombra. Con più attenzione si potrebbero ottenere risultati sbalorditivi, negli edifici pubblici e nelle case”.

Quella del liceo sul lago Maggiore (l’unico in Italia con denominazione “Ambientale”) è una realtà piccola in cui iniziative come questa sono facilmente gestibili, ma è la dimostrazione che non è impossibile risparmiare energia e soldi. Basti pensare ai corridoi degli uffici illuminati anche di notte, ai laboratori di informatica in cui i computer non si spengono mai, alle aule dove si accendono le luci alle otto del mattino e ci si dimentica di spegnerle quando, nelle ore più calde della giornata, il sole basterebbe per illuminare libri e quaderni. Forse il dimezzamento dei consumi è un record irraggiungibile nei grandi istituti, però, a quanto pare, i “guardiani della luce” possono fare miracoli.”

L’esperienza del Liceo di Laveno Mombello è esportabile in qualsiasi edificio pubblico, nel quale l’utilizzo dell’energia sia a carico della collettività che vive quell’edificio. Trasformare l’indifferenza e la mancanza di attenzione nell’uso della risorsa energetica in una azione di “cura” collettiva può portare una serie di soprendenti risultati, alcuni dei quali in ambiti del tutto inaspettati.

E’ chiaro come con un’azione di questo tipo si possano ottenere significativi vantaggi sia economici che ambientali se si riducono i consumi energetici In modo significativo, naturalmente: non prendendoci in giro con cambiamenti dell’ordine di qualche punto percentuale, ma puntando alla riduzione alla metà, ad un quarto, ad un decimo dei consumi di energia. Modifiche che sono alla nostra portata, senza che implichino particolari rinunce al nostro sistema di vita ovvero al cosiddetto benessere: talmente ampi sono gli sprechi e le inefficienze del nostro attuale sistema di trasformazione e gestione dell’energia!

Un effetto importante dell’avvio di una gestione consapevole e condivisa del proprio sistema energetico locale, è quella che questa azione diventa una azione collettiva per salvaguardare un bene collettivo ed ambientale: è una azione perciò non finalizzata al bene individuale, ma al bene comune. Rispetto all’egocentrismo che caratterizza il nostro attuale essere (a-) sociale, questa azione ha una valenza “rivoluzionaria” sorprendente. La rivoluzione oggi si può fare se si riesce a rifiutare un modo di essere nella società che sacrifica tanti valori poisitivi e tanti benesseri potenziali del nostro essere coumunità umana, proponendoci continuamente un sistema di vita centrato in modo unidimensionale sulla nostra individualità egoistica.

La scuola, ma anche il condominio oppure l’ufficio postale, l’insieme dei dipendenti di un municipio o di una bibilioteca, possono recuperare consapevolezza del loro essere comunità, anche attraverso azioni finalizzate al bene comune e non a quello individuale, come quella proposta dal Liceo di Laveno. Non è facile certamente indirizzarsi su questo cammino, ma il successo dell’iniziativa portata avanti dai Guardiani della Luce di quella scuola apre la strada ad una visione ottimistica rispetto alle possibilità di ritornare a percorrere insieme questa strada.