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Vita da polli

di redazionale - 15/01/2008

 
Venerdì prossimo la tv britannica Channel 4 mostrerà i 39 giorni di vita di un pollo da allevamento intensivo. 
L'obiettivo del celebre chef televisivo Jamie Oliver è quello di "boicottare" il pollo da batteria 
a basso costo/
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Un pollo fulminato con una scossa elettrica e poi dissanguato, una covata di pulcini fatta asfissiare, il tutto, paradossalmente, proprio per il bene di polli e galline: succederà in prima serata venerdì sull'emittente britannica Channel 4, quando il celebre chef televisivo Jamie Oliver mostrerà al pubblico tutti gli orrori dell'allevamento intensivo del pollame, allo scopo di dissuadere i sudditi di sua Maestà dall'acquistare pollo da batteria a basso costo.

In Jamiés Fowl Dinners, Oliver - noto per le sue crociate volte ad educare il pubblico sui vantaggi di un cibo sano ed etico - documenta i 39 giorni di vita di un pollo da allevamento intensivo di fronte ad un gruppo assortito di ospiti, formato da fan del pollo fritto di bassa qualità, da amanti della buona cucina e da rappresentanti delle più grandi catene di supermercati del Paese.

Lo chef mostra come i pulcini maschi vengono soffocati in massa perché inutili a produrre uova e come i polli vivono ammassati uno contro l'altro in gabbie strettissime, camminando e dormendo nelle loro stesse feci. Oliver rivela come per un pollo allevato in questa maniera i supermercati versino al fornitore appena 5 centesimi di euro per uccello e intima quindi i consumatori a boicottarlo, in modo da convincere le grandi catene a pagare di più per esemplari allevati in condizioni migliori.

9 gennaio 2008 Pubblicato su "www.lanuovaecologia.it" del 9 gennaio 2008


Il vero costo del pollo a basso prezzo

tratto da
http://www.vegetariani.it/
del 10 gennaio 2008 Fonte: The Independent by Sloweb

Uno shockante video sulle condizioni in cui vivono i polli da batteria alla Uphampton Farm, un allevamento a Leominster (Uk), è stato diffuso on line dall'associazione animalista Compassion in World Farming (Ciwf).

Il documentario mostra uno stabilimento che accoglie dai 25 000 ai 50 000 esemplari, un tappeto bianco di volatili ammassati in modo a dir poco innaturale, che non vedranno mai la luce del sole e che se saranno "fortunati" verranno abbattuti dopo 39-42 giorni di vita. Molti dei polli però, uno su venti, soffre della sindrome della morte improvvisa, causata soprattutto da asfissia. Mentre il 27% non è in grado di camminare e striscia tristemente sul pavimento di cemento. Negli allevamenti all'aria aperta e biologici gli animali vivono rispettivamente 56 e 80 giorni, tutti liberi di razzolare sul terreno.

La destinazione degli animali della Uphampton Farm? Le loro carni vengono acquistate dalla Sun Valley Foods, una company che fornisce i polli alle catene di supermarket Morrison e Sainsbury's e l'80% delle chicken nuggets di McDonald's.

In Inghilterra vengono macellati circa 855 milioni di esemplari ogni anno, e il 95% di questi polli vengono allevati in maniera intensiva, come il video della Ciwf illustra: un ammasso di animali in enormi capannoni sotto luce artificiale e in condizioni estremamente nocive. Il tutto per avere carne bianca a basso costo sui banchi dei supermercati (2,5 sterline il pollo).

Questa settimana su Channel 4, gli chef Hugh Fearnley-Whittingstall e Jamie Oliver hanno denunciato la situazione del pollo a basso prezzo, invitando i consumatori ad acquistare carni bianche provenienti da allevamenti all'aria aperta o biologici.

Il British Poultry Council, che rappresenta l'industria del pollame, afferma da parte sua che i consumatori sono preoccupati del prezzo e della sicurezza del cibo, piuttosto che del benessere degli animali. «Le persone che allevano i polli in batteria produce ciò che il mercato vuole. Questo sistema è correttamente certificato, non ci sono sotterfugi», afferma il responsabile esecutivo Peter Bradnock.


Polli messi al forno, prima di “impazzire"
articolo piuttosto vecchio ma molto attuale


di Guglielmo Donadello, consulente aziendale settore zootecnico e agroalimentare (Liberazione, 19 novembre 2000) 

tratto da http://www.disinformazione.it/

Che cos’è oggi il pollo da carne? Stiamo parlando di broiler.
Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, sono oramai solo di un paio di razze ibride (denominate COBB 500, i cui brevetti sono in mano alla The Cobb Breeding Company LTD), nate nei segreti laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un broiler mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Lo fanno vivere solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a “maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili e preparati a busto circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono allevamenti e mangimi adatti.

Come vengono allevati

Si chiama allevamento integrato. Assoggettato, cioè, alla filiera industriale della produzione di carne, le cui principali fasi sono: produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei pulcini, magnifici, macelli, industria di lavorazione, logistica, commercializzazione nella rete della grande distribuzione organizzata. Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori.
L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili: con una densità di 10-15 per metroquadro, sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti UE per gli allevamenti biologici stabiliscono in tre polli per metro quadrato la densità massima ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o combustibile; e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).
Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo all’ultimo giorno della loro brevissima vita calpestando e dormendo sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi; ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che, come è noto, creano una quantità di anticorpi che contrastano l’estrinsecazione delle manifestazioni patologiche del virus, ma impediscono la eradicazione dello stesso, consentendo che animali solo apparentemente sani siano commercializzati: con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 – 100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni.
L’organismo del broiler, che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova, l’apparato digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di possibili virus trasmissibili agli uomini, come salmonelle e influenze; costose, come il caso dell’ultima peste aviaria costata alla sola regione veneta 110 miliardi, e altri 500 allo stato.

Cosa mangiano

I polli dovrebbero mangiare mais, soia e fibre. Trasformano proteine vegetali in proteine nobili. I broiler, che rappresentano il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangiano esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larghissima misura da due o tre aziende. Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenetica, perché costano meno. Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB, ma se sta nei limiti tollerati si può dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.
Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe, dalle piume derivate dai loro fratelli morti in precedenza; oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce). Ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.

Cosa si ottiene
 
Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun ristorante degno di questo nome, viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle scuole o per le mense delle famiglie sotto i due milioni al mese.
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone in questi giorni con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.
Nessuno, ad esclusione dei pochi NAS, protegge i consumatori. Nessuno controlla, e i nostri 7000 veterinari pubblici, come da precise istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare altro.