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Il superdotato

di Massimo Gramellini - 15/01/2008

Il manuale del perbenismo suggerisce di accogliere la notizia dell’esclusione di Oscar Pistorius dalle Olimpiadi con un tasso elevato di indignazione. Ma se uno prova a sorvolare il muro delle reazioni impulsive, potrebbe atterrare su un pensiero diverso. Oscar Pistorius è quell’atleta straordinario che corre con due protesi di carbonio al posto delle gambe, realizzando tempi che lo pongono al livello dei campioni in carne e ossa. La relazione scientifica di un professore teutonico - una delle poche non ancora impugnate da Giuliano Ferrara davanti al Sant’Uffizio - è giunta alla conclusione che le protesi consentono di correre alla stessa velocità degli altri con un dispendio di energie inferiore del 30%. Ogni tre passi, Pistorius ne fa uno gratis. Perciò non potrà partecipare ai Giochi.

Lo hanno discriminato. Ma all’incontrario. Non perché handicappato, ma perché superdotato. La sua diversa abilità lo rende fin troppo abile e finisce per tradursi in uno svantaggio per gli atleti che usano ancora i piedi d’un tempo. Pistorius è l’essenza dello sport, inteso come sfida dell'uomo ai propri limiti. Ma lo sport è anche una sfida ai propri simili e richiede la parità delle condizioni di partenza fra chi gareggia. Magari venisse rispettata con altrettanto rigore in certi concorsi pubblici, dove le protesi si chiamano raccomandazioni.