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L'uomo di paglia della Fiat

di G. Duchini - 18/01/2008

 

 

Senza nomeIl mago Marchionne continua pervicacemente la sua folle corsa finanziaria dal successo all’ insuccesso, come il recente crollo in borsa dei titoli Fiat da 21 euro a 15 euro circa; la giornata nera dei titoli dell’auto torinese ha lasciato sul terreno una diminuzione di valore del 12%, solo nei  primi giorni del 2008, accompagnato quest’ultimo, da altri cali nei titoli Renault (7%), Toyota, Honda, Ford, Gm.

Il terremoto è partito dal timore, ormai materializzatosi, di un inizio di recessione nel paese Centrale (Usa), a seguito degli effetti scaturiti dai “subprime,” insieme all’altro fattore, non certo secondario, dell’impennata del prezzo del petrolio, che sta frenando le vendite di auto in Usa, con previsioni negative per tutto il 2008. “Il Sole 24 Ore”, quotidiano economico del gruppo Rcs, punta mediatica dell’ informazione della “Grande Industria Decotta ed Assistita” ha una sua interpretazione che può essere così riassunta: l’effetto finanziario ha coinvolto in modo paradossale i costruttori tedeschi della Bmv e della Mercedes: il mercato interno ha avuto una forte flessione con -20% e -9% in dicembre, compensata però da un boom dell’export che ha reso la produzione tedesca particolarmente sensibile alla recessione Usa. In controtendenza, Fiat e Renault-Nissan, Peugeot, non rivolte all’esportazione, tuttavia, le stesse sono accompagnate da un altro paradosso: le difficoltà delle case automobilistiche Usa e Giapponesi, potrebbero essere compensate da una loro maggiore competitività in Europa e nei paesi emergenti; cioè negli stessi luoghi dove la Fiat potrebbe sperare un recupero.

    Ma la speranza può diventare disperazione e farà volgere tutto in negativo per la casa torinese,  così come espresso in una recente interpretazione proveniente da consulenti finanziari che hanno valutato zero il titolo Fiat. E qui si apre un nuovo capitolo sulla  performance  finanziaria impressa sui titoli Fiat dal “ Mago Marchionne,” allorché si scopre che il valore del titolo Fiat non corrisponde più all’andamento del mercato del settore auto, anzi esso risulta particolarmente penalizzato. Di paradosso in paradosso si arriverebbe ad un preludio di deblàcle:  uno stop improvviso impresso alla crescita finanziaria del titolo Fiat ed una sua retrocessione ad un  valore zero, con sostanziale azzeramento del Patrimonio Sociale della società capogruppo “ Fiat Gruppo Auto,” ottenuto nel confronto speculare di bilancio sulle due controllate: “Case New Holland” società spa olandese, controllata al 91% dalla Fiat Gruppo Auto (che produce macchine agricole) (ed “Iveco” ( produzione di veicoli industriali). La recente svalorizzazione del titolo Fiat, da 21 euro a 15,  ha ridotto la corrispondente capitalizzazione (riduzione del Patrimonio Sociale) del valore complessivo delle azioni ordinarie Fiat, dai 18,5 miliardi di euro (del febbraio 2007), ai recenti 17,3 miliardi (gennaio 2008);  parallelamente e nello stesso periodo di tempo in esame, la capitalizzazione (valore complessivo delle azioni ordinarie) della controllata CNH  ha avuto un aumento di valore,  dai 5,4 miliardi di euro ai 11 miliardi di euro, con un incremento del 101%;  il quesito posto dagli analisti su come possa decrescere il valore della  controllante, e parallelamente  crescere  esponenzialmente quello della controllata, oltre il 100%, viene risolto con un trucco contabile del Mago Marchionne che ha incorporato nel bilancio di “Fiat Gruppo Auto” il valore della controllata CNH insieme al valore dell’altra (controllata) Iveco, con il risultato che l’importo iscritto (in bilancio) della controllante (Fiat Gruppo Auto) coincide con la somma delle due controllate,  così da nascondere il valore reale del settore Auto, ridotto ormai allo zero.   

     Il castello finanziario di casa Fiat, costruito e sostenuto surrettiziamente da un “Carneade“ della finanza italiana, un ‘Uomo di Paglia ’ (agente mandatario della finanza Usa sullo sfondo dell’Onnipotente Goldman Sachs), crolla improvvisamente e (di)svela  una realtà incontrovertibile: il velo finanziario, tenuto a copertura della grande Impresa Decotta ed Assistita comincia a subire un primo importante strappo a cui seguiranno altri: anzitutto, un ulteriore regolamento di conti interno all’Europa, attraverso l’ecologismo d’accatto e  funzionale allo ‘Sviluppo Sostenibile,’ compatibilmente a quello Usa; dopo le domeniche a piedi, (e la “Cernobyl” della mondezza campana), i “Verdi” nostrani,  insieme a quelli europei ed a tutti i ‘sinistri-destri’ delle decrescite economiche ed in osservanza alle indicazioni provenienti d’Oltreatlantico, propagandate dal Nobel di turno (AlGore), pongono obbiettivi sempre più irraggiungibili e devastanti per tutta l’industria automobilistica europea, compresa quella decotta italiana. L’automobile è diventata nell’immaginario collettivo il più facile dei bersagli e come causa primaria di inquinamento dell’atmosfera e di gas a effetto serra; ma le statistiche dicono che non è così, che l’intero settore del trasporto su strada, camion compreso, incide soltanto di un modesto 12% sul totale delle emissioni di CO2; e qui vorrei introdurre una piccola provocazione sulla “cecità ambientale” mirata esclusivamente ad ostacolare la mobilità: il Giappone va in una direzione esattamente opposta; oltre a produrre veicoli a basso consumo, il governo giapponese si è impegnato a promuovere lo scorrimento del traffico, migliorando i flussi attraverso una rete più adeguata al numero di veicoli, ed ottenendo in tal modo la tanto pubblicizzata riduzione di emissione di gas; per esempio Roma, la città dove vivo,  l’intasamento del traffico in superficie è dovuto… ma questo è un altro discorso e ne riparleremo.