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Meglio che rotolino le palline

di Massimo Gramellini - 18/01/2008

Molti di noi provano una malcelata simpatia per questo Graziano Cecchini che colora di rosso la fontana di Trevi e scaraventa cinquecentomila palline colorate giù dalla scalinata di Trinità dei Monti. Forse la sua non sarà arte, di sicuro è un’espressione di vitalità non volgare: basta paragonarla a certi sgorbi che imbrattano in modo permanente i muri delle città. Lo hanno subito arrestato e oggi lo processeranno per direttissima (quanta efficienza sprecata), ma fare il futurista in un paese che non crede al futuro è una ben innocua forma di esibizionismo. Farlo poi nella città dove anche un marziano dopo due giorni verrebbe a noia, significa ignorare l’effetto decrescente di ogni sorpresa: la fontana arrossata aveva inondato i telegiornali di mezzo mondo, ma già le palline di piazza di Spagna rimbalzano a stento fra i notiziari nazionali e la prossima guasconata verrà sepolta in coda al Tg3 Lazio, a meno che il Cecchini metta un preservativo gusto fragola all’obelisco del Laterano.

Il nostro futurista fa tenerezza perché ha scelto non solo il paese ma anche il momento sbagliato. In condizioni normali le sue biglie rotolanti avrebbero scosso almeno i nervi di qualche benpensante. Ma qui sta rotolando un po’ tutto. E con un pezzo d’Italia sotto l’immondizia e la moglie del ministro della Giustizia agli arresti domiciliari, ditemi voi chi trova ancora il tempo di scandalizzarsi per qualche pallina di troppo. Confrontate col resto del quadro, a modo loro le gesta del Cecchini spiccano per serietà.