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Iraq, Verso una alleanza delle forze nazionaliste?

di Ornella Sangiovanni - 18/01/2008



Una nuova alleanza politica tra forze nazionaliste. Questo potrebbe prefigurare il documento firmato domenica 13 gennaio a Baghdad dai rappresentanti di una dozzina di gruppi parlamentari – sunniti, sciiti, turcomanni, yazidi, e da diversi indipendenti.

L’obiettivo: mantenere un Iraq unito, libero dalle divisioni confessionali, e in cui le ricchezze del Paese, a cominciare dal petrolio, siano gestite da un forte governo centrale.

Tutto il contrario cioè, della posizione dell’attuale governo guidato dal premier Maliki, ridotto ormai a una coalizione fra quattro partiti sciiti e kurdi che perseguono mire separatiste, battezzate “federalismo”.

I punti qualificanti del “memorandum di intesa nazionale” sono la soluzione del problema di Kirkuk, e la gestione delle risorse petrolifere – due fra le questioni più spinose, se non le più spinose, che oggi si trova di fronte l’Iraq – oltre al nodo centrale che riguarda la presenza delle truppe di occupazione.

Riguardo a Kirkuk, l’importante centro petrolifero situato nel nord Iraq che i kurdi vorrebbero annettere alla loro regione autonoma, i firmatari del documento rompono un tabù: la soluzione va trovata attraverso un “accordo politico”, non con il referendum previsto dall’articolo 140 della Costituzione irachena, che avrebbe dovuto tenersi entro fine 2007, ma è stato appena rinviato di sei mesi, per disinnescare, almeno per il momento, una situazione potenzialmente esplosiva.

Sul petrolio, la posizione non potrebbe essere più chiara: si tratta di una risorsa che appartiene a tutti gli iracheni, e come tale deve essere gestita dal governo centrale.

Così viene espressa “profonda preoccupazione” per atti individuali fatti senza consultare il governo centrale, “come la firma di contratti con compagnie straniere”: un chiaro riferimento al governo della regione autonoma kurda, che dall’agosto 2007 di questi contratti ne ha firmati 15 con una ventina di compagnie petrolifere straniere.

Quanto alla presenza delle forze di occupazione, si chiede al governo iracheno di fissare un calendario per il loro ritiro.

Fra i principali gruppi che hanno firmato il memorandum d’intesa: gli sciiti del movimento di Muqtada al Sadr e quelli di al Fadhila, altro partito di ispirazione ‘sadrista’, la Iraqi National List, coalizione nazionalista e non confessionale guidata dall’ex premier Iyad Allawi, i sunniti dell’Iraqi Front for National Dialogue, coalizione di forze nazionaliste di ispirazione neo-ba’athista guidata da Saleh al Mutlak, e quelli del National Dialogue Council, una delle tre componenti dell’Iraqi Accord Front, la maggiore coalizione sunnita rappresentata in Parlamento. Ci sono poi i deputati – sciiti - di al Da’wa-Tandhim al Iraq, una delle fazioni in cui è diviso al Da’wa. Ma persino dalle fila del partito del premier sono arrivate adesioni: quelle dei sostenitori del suo predecessore, Ibrahim al Ja’afari. Hanno sottoscritto il documento anche i turcomanni dell’Iraqi Turkmen Front, i yazidi, e diversi indipendenti.

Secondo Usama al Najafi, un deputato della coalizione guidata da Allawi, i firmatari sarebbero almeno 120 (sui 275 che compongono il Parlamento iracheno). Il quotidiano arabo al Hayat parla [in arabo] di 150.

Si tratta del preludio a una nuova alleanza parlamentare che potrebbe mettere in difficoltà l’attuale coalizione di governo fra kurdi e sciiti, che si regge su una maggioranza di circa 110 seggi ?

E' una ipotesi che diversi fra i promotori del nuovo patto smentiscono. Almeno per ora.

“Questo è un memorandum di intesa per correggere le vedute espresse in Parlamento e risolvere le dispute”, ha dichiarato Nasser al Rubai’e, il capogruppo dei deputati ‘sadristi’. “Non stiamo formando una coalizione nel frattempo, ma se in futuro attraverso questa alleanza riusciremo a uscire dalle nostre crisi politiche, potremmo benissimo farlo”.

Quello che è certo è che nel panorama politico iracheno qualcosa ha iniziato a muoversi.


 

Fonti: Associated Press, Al Hayat,