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Occupare tutto l'occupabile

di Marco Travaglio - 19/01/2008

 
Soltanto in un paese marcio e mitridatizzato dalle fondamen ta qualcuno può accogliere l'ordinanza dei giudici di Santa Maria Capua Vetere su Mastel la & famiglia con alzate di spal le, «Così fan tutti», «Embè, do ve sta il reato?». Passi per Ma stella e per la sua corte, passi per il suo avvocato il quale teo­rizza addirittura che il compito della politica è occupare tutto l'occupabile: imputati e difenso ri si difendono come possono, hanno persino (almeno in Ita lia) il diritto di mentire. Ma che pure persone non coinvolte nel l'affare liquidino i fatti narrati nell'ordinanza come ordinaria amministrazione rientrante nel la «discrezionalità della politi ca» senza che la magistratura possa mettervi becco, lascia di stucco.

È vero, il clamore suscitato dal l'inchiesta faceva pensare a ele menti ancor più gravi (in quel caso il gip avrebbe usato la gale ra, non i domiciliari): ma solo l'assuefazione al peggio può far dire che non c'è nulla di «penal mente rilevante». Mastella ripe te di non aver «mai preso tangenti in vita mia», come se que sto bastasse a metterlo al riparo dal codice penale.

In realtà esistono, nel codice, svariati reati che non richiedo no passaggi di denaro. Le maz zette, nel «sistema» denunciato in Campania, sono superflue: è tutto uno scambio di favori «in natura». Io ti mando in quel po sto e ti lascio licenza di rubare: un po' come i corsari di sir Fran cis Drake, autorizzati dalla Re gina a tenersi il bottino. Insom ma un conto sono le esigenze cautelari, giudicate in un modo dal Gip e suscettibili di diversa analisi al Riesame e in Cassa zione, un altro la rilevanza pe nale. L'ordinanza parla di «con corsi pubblici vinti non dai can didati meritevoli, ma esclusiva mente da quelli sponsorizzati da Camilleri (Carlo, imprendi tore, consuocero di Mastella e presidente dell'Autorità di baci no del Sele, ndr) e dal suo parti to», con «falsificazione delle graduatorie». Se la cosa fosse provata, sarebbe abuso d'uffi cio, il reato di chi viola leggi o regolamenti per procurare ad altri ingiusto danno o vantaggio.

Nel sistema sannita le tangenti non servono. È tutto uno scambio di favori tra amministratori

Il gip parla di cause «aggiusta te» al Tar e al Consiglio di Sta to, tramite giudici compiacenti: pure questo, se provato, è reato. La giustizia, anche amministra tiva, dev'essere uguale per tutti. Anche per i non-Udeur.

L'ordinanza racconta di prima ri «nominati dai direttori gene rali dell'Asl non in base a capa cità professionali, ma di indica zioni fomite da esponenti Udeur» («noi non teniamo un ginecologo?», domanda il mini stro quando viene nominato il fratello di un forzista). Idem per le nomine di 11 direttori dei par chi e di 5 collaboratori fissi dell'Arpac. Se è così, anche questi sono abusi d'ufficio; leggi e re golamenti stabiliscono che, per fare il primario (o altra funzio­ne pubblica) occorrono requisiti precisi, cioè competenze profes sionali, dalle quali parrebbe esclusa la tessera dell'Udeur. Il direttore pressato dai Mastella, Luigi Annunziata, spiega che «l'ospedale già sta male e le per sone che stanno intorno a Cle mente sono tutti peggio di me» e lui non può abbassare ancora il livello dei primari sistemando il neurochirurgo della signora Mastella, «uno sconosciuto che tiene 56 anni».

A Cerreto Sannita, Mastella reclama l'assessorato ai lavori pubblici e, per far pressione sul sindaco, incarica - secondo l'accusa - i suoi uomini in Regione per chiudere il rubinetto dei finanziamenti al piano d'insediamento produttivo nel comune. Se è così, questa potrebbe essere concussione: il reato del pubblico ufficiale che abusa della sua qualità o funzione per costringere o indurre qualcuno a dargli o promettergli «denaro o altra utilità» (un posto chiave, per esempio).

Ma c'è una complicazione, tutta italiana: la giurisprudenza nostrana ha stabilito che, se la contropartita ottenuta dal pubblico ufficiale con le sue minacce è un provvedimento votato in consiglio regionale, i consiglieri che l'han votato non sono punibili (come i parlamentari, immuni per i «voti dati»: una giurisprudenza «domestica» che contrasta con la Convenzione penale sulla corruzione del Consiglio d'Europa, che punisce anche chi vota in un certo modo in cambio di soldi o di favori).

Se invece la contropartita non è frutto di un voto in Regione, ma di una normale azione amministrativa, allora il discorso cambia: se i finanziamenti a Cerreto erano fissati per legge e sono stati bloccati in attesa della nomina dell'assessore, chi li ha bloccati può aver commesso abuso d'ufficio, od omissione di atti d'ufficio, o concussione in caso di minacce.

Più arduo sarà dimostrare la concussione di Mastella ai danni di Bassolino: ti boicotto la giunta se non nomini chi voglio io allo Iacp di Benevento. Il boicottaggio della giunta sarebbe avvenuto tramite assessori e consiglieri che gli votavano contro o disertavano le sedute, cioè con attività che - almeno in Italia - sono ritenute insindacabili, cioè immuni. Se però fosse provato che, per premere, fu addirittura sciolto indebitamente l'Asl di Benevento per far designare a commissario un fan di Mastella, l'abuso e la concussione sarebbero teoricamente configurabili.

Ps. Tutto ciò avveniva nel Casertano, la provincia più avvelenata dall'emergenza rifiuti. Ma non risultano telefonate di Mastella & C. per minacciare qualcuno affinchè rimuovesse il pattume (eppure l'Udeur ha l'assessore regionale all'Ambiente). Tutto rientrava nella «discrezionalità della politica», tranne la monnezza.