Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Afghanistan, Usa contro Nato

Afghanistan, Usa contro Nato

di Enrico Piovesana - 22/01/2008


Sale la tensione tra alleati europei e Stati Uniti, decisi a imporre le loro regole



Chi ancora crede alla favola che la missione Isaf in Afghanistan sia “a guida Nato” e “sotto egida Onu” dovrebbe riflettere sul fatto che il presidente degli Stati Uniti, George Bush – non il segretario generale della Nato o dell’Onu – ha nominato il nuovo comandante di quella missione: uno statunitense ovviamente, il generale David McKiernan, un ‘falco’ che ha guidato l’invasione Usa dell’Iraq nel 2003. E per tagliare la testa al toro, Wahington ha anche “proposto” un suo uomo per guidare la stessa Nato: il generale David Petraeus, attuale comandante delle forze Usa in Iraq, al posto dell’olandese Jaap de Hoop Scheffer.

Il generale David McKiernanIl Pentagono critica tutti. Mentre la nomina di McKiernan non costituisce una novità – non fa che confermare la fusione delle missioni Isaf e Enduring Freedom, avvenuta un anno fa con l’unificazione del comando sotto il generale Usa Dan McNeill – l’annuncio di Petraeus alla Nato suona come un duro avvertimento di Washington agli alleati europei.
La tensione tra Stati Uniti e alleati Nato sulla guerra in Afghanistan ha raggiunto livelli mai visti. Dopo aver più volte criticato la scarsa belligeranza di Paesi come Italia, Germania, Spagna e Francia, il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, ha accusato di incapacità le truppe britanniche, canadesi e olandesi che invece sono duramente impegnate nel conflitto: le truppe inglesi non saprebbero mantenere il controllo delle posizioni conquistate, quelle olandesi userebbero troppo l’artiglieria, e via dicendo. “Non sanno fare operazioni di controinsurrezione”, ha detto Gates al Los Angeles Times. Le reazioni sono state rabbiose. Con l’Olanda si è aperta una vera e propria crisi diplomatica.
Contemporaneamente, il Pentagono ha ordinato l’invio in Afghanistan di 3.200 marines e 500 blindati pesanti Rg-31 in risposta al mancato invio di rinforzi da parte degli alleati. Come a dire “se aspettiamo voi…”. In realtà, a dirlo chiaramente ci ha pensato un editoriale del Washington Post, sottotitolato: “Ormai è chiaro che la guerra in Afghanistan deve essere vinta dagli Usa, non dalla Nato”.

Robert GatesIn aprile la resa dei conti. Tutti i nodi verranno al pettine i primi d’aprile a Bucarest, dove si terrà il vertice annuale dei capi di Stato e di governo di tutti i Paesi della Nato. In quell’occasione gli Stati Uniti chiederanno in maniera perentoria ai loro alleati europei – Italia compresa – di “fare la loro parte” nella guerra in Afghanistan, schierando più truppe e mezzi sul campo di battaglia e lasciando definitivamente da parte ogni retorica ‘pacifista’ sulla missione Isaf. Gates va ripetendo da settimane che “la Nato deve spostare la sua attenzione dall’obiettivo primario della ricostruzione a quello di condurre una classica controinsurrezione”. Insomma,“à la guerre comme à la guerre!”.
La popolazione afgana ha capito da tempo che, al di là della propaganda europea, la presenza delle truppe straniere nel proprio Paese non ha certo scopi umanitari. La morte per fame e freddo di centinaia di persone avvenuta in questi giorni a causa delle abbondanti nevicate invernali, rende bene l’idea di quale sia il reale grado di attenzione per il benessere degli afgani.
Ma l’opinione pubblica europea crede ancora alle favole. E per far sì che continui a farlo anche in presenza di una netta svolta bellicista della missione Nato, è necessario recuperare un ruolo, almeno simbolico, per l’Onu. A tale scopo è stato appena nominato ‘alto rappresentante delle Nazioni Unite in Afghanistan’ Paddy Ashdown, che fino al 2006 ha fatto lo stesso lavoro in Bosnia-Erzegovina.