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Fino all'ultima bomba

di Silvia Garneri Sequi - 23/01/2008

 

“Se rispettano i templi e gli Dei dei vinti, i vincitori si salveranno”, Eschilo fa dire ad Agamennone nell’omonima tragedia.
Ma nella seconda guerra mondiale il diktat degli alleati era “bombardare l’Italia”. Ed oggi, “Bombardate l’Italia” (storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945) è il titolo di un corposo saggio di Giulio Massobrio e Marco Gioannini, due storici italiani che, attraverso documentazioni inedite e ricerche negli archivi inglesi ed americani, riescono a dimostrare che gli alleati non erano affatto interessati a salvaguardare il patrimonio culturale dell’Italia.
Ne è un esempio il Duomo di Milano, “punto di mira” prelibato e da bombardare per mezzo del Bomber Command inglese di Sir Arthur Harris il 24 Ottobre 1942, con l’utilizzo della tecnica del bombing, notturno e poco preciso. Ma il gioiello dello stile gotico internazionale per fortuna non fu colpito, per puro caso non fu distrutto, e non diventò come Dresda (la città tedesca rasa al suolo nella notte tra il 13 e il 14 Febbraio 1945).
L’aver risparmiato il Duomo e la sua piazza non fu merito del trattamento di favore degli alleati nei confronti degli italiani, ma per il fatto che: “In Italia non ci sarebbero state le terribili tempeste di fuoco come ad Amburgo e Dresda.. – scrivono gli autori – perché la struttura urbanistica delle nostre città era più robusta di quelle tedesche e meno vulnerabile alla formazione di incendi”
Questa agghiacciante verità emerge da una sconvolgente lettera datata 11 Dicembre 1942, mai pubblicata e conservata nei National Archives britannici, inviata dal comandante della Raf, Sir Charles Portal a Sir Arthur Harris: “Non si tratta di evitare di distruggere obiettivi di valore militare per il timore che si possano distruggere anche tesori d’arte e d’architettura” piuttosto di scongiurare “ripercussioni politiche che possono rivelarsi estremamente gravi”.
Insomma, nella missiva Portal ammonisce Harris, esortandolo ad impedire fughe di notizie che potessero rendere ostile l’opinione pubblica.
Alcuna cura per le vite dei civili, ancor meno per il valore del patrimonio storico-artistico delle città italiane scelte per essere bombardate dal cielo.
I due autori, dopo aver minuziosamente esaminato il punto di vista “dall’alto”, cioè di coloro che i bombardamenti li ideavano e li compivano, prendono in considerazione anche l’altro punto di vista, quello “dal basso”, quello dei civili che vivevano sotto le bombe.
Il libro riporta testimonianze di sofferenze non solo fisiche e morali, ma anche materiali della popolazione impotente dinanzi ad una guerra diventata “totale”, una guerra che non differenzia più i militanti dai non militanti.
Numerosi furono gli italiani che si affannarono a difendere, a spostare e a proteggere i capolavori nostrani sia dalle bombe anglo-americane sia dalla depredazione nazista. La pioggia di bombe alleate sull’Italia non si concluse con l’armistizio del Settembre 1943, ma proseguì per altri due anni.
Nel corso del quinquennio, la guerra aerea si scatenò sui civili, sulle strutture industriali, sulle vie di trasporto e sulle città, provocando forse più di 70.000 vittime: una vera e propria catastrofe per la nostra nazione, spesso rimossa nella e dalla memoria collettiva.
E gli autori del libro-documento non riescono a fare a meno di sottolineare questa mancanza di testimonianze nella storiografia italiana del nostro passato recente.


“Bombardate l’Italia”
Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945
di Giulio Massobrio e Marco Gioannini
Rizzoli Editore
Euro 24,00