Ahmadinejad cerca un’alleanza strategica in America Latina
A tirarlo per il pullover di lana a righe adesso ci si mette anche l’iraniano Ahmadinejad. Ennesimo alleato scomodo per il presidente designato della Bolivia Evo Morales, che a meno di un mese dall’elezione (lo scorso 18 dicembre) e a due settimane dall’insediamento (il prossimo 22 gennaio) ha già fatto due passi nella direzione più scivolosa: l’«asse» Castro-Chávez, la coppia di nemici giurati degli Stati Uniti nel Continente. Con conseguente grande spavento di investitori stranieri e compagnie energetiche interessate al secondo giacimento di gas naturale del Sud America. Il portavoce, Alex Contreras, l’ha giustificato così: «Se avesse ricevuto un invito dagli Stati Uniti, Evo ci sarebbe andato, è pronto a negoziare con tutti». Invece hanno fatto prima Castro e Chávez, e a bordo di un jet speciale della Cubana de Aviación il neo-presidente boliviano è atterrato all’Avana e poi a Caracas. Con tripudio di folla, onori militari, mazzi di fiori alla statua di Simon Bolívar.
E immancabili dichiarazioni in linea con lo schieramento. «Combattiamo lo stesso nemico», ha detto a Castro un Morales commosso: «Maestro, saggio, nonno, non so quale termine usare...». Abbracci con Chávez: «Siamo qui per partecipare alla lotta contro il neoliberismo e l’imperialismo - annuncia Evo, primo presidente indio del Sud America -. Questo millennio è del popolo, non dell’Impero». La risposta del presidente venezuelano: «L’asse del male sono Washington e i suoi alleati, che minacciano e uccidono. Noi stiamo formando l’asse del bene, l’asse del secolo nuovo...». Che passa anche da un’alleanza economica. Il Venezuela si è impegnato a fornire 150.000 barili di diesel al mese alla Bolivia, per un valore di oltre 150 milioni di euro l’anno. «In cambio non voglio un centesimo - ha detto Chávez a Morales - ci pagherai in prodotti agricoli».
Risorse naturali e dichiarazioni anti-Usa: ce n’è abbastanza per attirare Teheran, che ormai con la gestione Ahmadinejad, ha scalato la vetta dei nemici di Washington. Nei giorni scorsi nell’ufficio del presidente iraniano sono stati composti i numeri di telefono dei tre leader latinoamericani: il tentativo di rompere l’isolamento e far fronte comune contro «la prepotenza delle grandi potenze».
Il Teheran Times di ieri riferisce alcuni dettagli delle conversazioni. Il líder máximo , secondo l’ufficio stampa della Repubblica islamica, ha detto ad Ahmadinejad che «l’Iran come ogni altro Paese ha diritto a produrre energia atomica per usi pacifici». Il collega ha ringraziato: «Apprezziamo la politica pluridecennale di Castro di resistenza alle potenze arroganti». Ugualmente caloroso pare sia stato Chávez, che in quanto leader del quinto esportatore mondiale di greggio ha una forte comunanza di interessi con l’Iran, che lo precede di una posizione in classifica. Ahmadinejad avrebbe ricevuto l’invito a recarsi a Caracas. Potrebbe approfittarne nel caso in cui decidesse di andare all’investitura di Morales a La Paz, su sollecitazione del neopresidente: «L’occasione di studiare insieme la nascita di un nuovo fronte antimperialista», avrebbe detto il leader indio. E tutti e tre insieme potrebbero poi vedersi «per discutere i vari ambiti in cui Venezuela, Bolivia e Iran possono collaborare», in particolare nel settore energetico: un summit proposto del presidente iraniano, ancora secondo le fonti di Teheran.
Sarebbe un ulteriore passo falso per Morales, valutano molti analisti in Europa. Solito pullover di lana, mercoledì Evo ha stretto la mano di re Juan Carlos e ha incontrato il premier Zapatero in Spagna (primo investitore straniero, forti interessi nel gas con la Repsol Ypf). Toni fermi e orgogliosi, ma più pacati: in materia economica il Paese «ha bisogno di soci non di padroni - ha detto -. La Bolivia eserciterà il diritto di proprietà sulle sue risorse naturali. Nazionalizzerà, ma questo non significa che confischerà o esproprierà le imprese». Ieri, rigorosamente senza cravatta, con camicia e giubbotto di pelle, Morales ha visto a Bruxelles l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Javier Solana, che ha chiesto l’impegno a garantire la «sicurezza giuridica degli investimenti stranieri». Il copione si ripeterà in Francia, prossima tappa del tour di Morales, ugualmente preoccupata per gli interessi della Total. «Morales deve tranquillizzare - scrive ieri in un editoriale il quotidiano spagnolo di centrosinistra El País -, perché ne ha bisogno. Aggregarsi, anche solo verbalmente, all’alleanza "anti-imperialista", non servirà agli interessi della Bolivia né dei boliviani. Morales non deve far parte di un asse, non deve scegliere tra Castro-Chávez e Bush. Ma dovrebbe piuttosto diversificare i suoi alleati internazionali... La speranza è che costruisca un proprio progetto, invece di accodarsi a quello degli altri».
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