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Cambia amministratore del condominio. Non c'è più Proni ma saremo proni lo stesso

di redazionale - 25/01/2008

Non potrà accadere nulla di significativo nell'italietta odierna. Sia che un governo di transizione con la scusa di lavorare alla nuova legge elettorale acceleri le liquidazioni del patrimonio pubblico (come ha paventato Cossiga), sia che si ritorni al voto subito e con l'attuale legge. Il peso specifico italiano è ancor più debole di qualche anno fa. Se nella diatriba tra Polo Carolingio (Francia e Germania) e Partito Atlantico (Usa e Inghilterra con in più l'irrequieto Israele) i nostri goveranti pensarono bene di fare da lustrascarpe a questi ultimi in cambio di qualche spicciolo, oggi neppure questa prospettiva di agiata mendicanza è alla portata.

In questi anni gli equilibri mondiali sono cambiati e anche i ruoli. Ad esempio la City è stata parzialmente attratta nell'orbita finanziaria della UE di cui fa da porto franco, mentre la Germania e soprattutto la Francia sono state riconquistate da Wall Street. I giochi, insomma, si fanno oggi al centro della UE e le periferie dei signorsì contano davvero poco. Di fronte all'emergenza cinese (e talvolta alla cooperazione sino-americana), di fronte alla crisi economica americana, in vista di recessioni che i grandi vorrebbero far pesare soprattutto all'Europa, qui non si conta davvero un fico secco e ai padroni del vapore non servono più neppure i lustrascarpe.

Chiunque vada a Palazzo Chigi dovrà fare da bancarottiere oppure dovrà andarsene sbattendo rumorosamente la porta. In poche parole non cambia nulla. Tranne qualche interesse privato perché se si va alle elezioni con la vecchia legge qualche soldino resterà per qualche anno ai piccoli partiti. Altrimenti scompariranno subito. C'è del bene e del male in ambo le prospettive ma, come è assolutamente evidente, si tratta soltanto di questioni di bottega.