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La frontiera aperta offre a Israele l’opportunità di liberarsi della responsabilità su Gaza

di Donald Macintyre - 25/01/2008



Rafah - Matan Vilnai ha lasciato intendere che a Israele piacerebbe passare – presumibilmente all’Egitto – il compito di fornire acqua, medicinali ed elettricità a Gaza, dichiarando: "È necessario capire che, quando Gaza è aperta sull’altro fronte, noi non ne abbiamo più la responsabilità. Perciò vogliamo staccarcene".

Le sue rivelazioni arrivano proprio mentre il governo israeliano ha messo in guardia i suoi cittadini dal recarsi nelle popolari mete turistiche del Sinai, per timore che possano essere rapiti da militanti palestinesi infiltratisi nella regione attraverso la breccia nel passaggio di confine di Rafah. Ieri, per il secondo giorno consecutivo, decine di migliaia di abitanti di Gaza sono affluiti in Egitto attraverso il confine, dopo che dei miliziani  avevano distrutto un ampia porzione della recinzione doganale.

Un portavoce del primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha dichiarato: "Alcuni terroristi stanno lavorando per rapire degli israeliani in Sinai e portarli nella striscia di Gaza. Per questa ragione, il Consiglio di sicurezza nazionale raccomanda agli israeliani di evitare visite nel Sinai, e che ogni israeliano che si trovi lì lo abbandoni immediatamente”.

Le osservazioni di Vilnai si sono allontanate in qualche modo dalla linea ufficiale di Israele secondo cui l’Egitto dovrebbe usare le sue forze di sicurezza lungo il confine per adempiere gli impegni del Cairo a far funzionare l’attraversamento secondo le condizioni raggiunte con Israele. A partire dalla presa forzata di Gaza da parte di Hamas, lo scorso giugno, fino a questa settimana, l’Egitto ha sostenuto in maniera tangibile e concreta, sebbene tacita, il desiderio di Israele di mantenere chiusa la frontiera.

In ogni caso, da quando è iniziato l’attraversamento di massa dei palestinesi, martedì, i funzionari israeliani hanno espresso in privato il punto di vista secondo cui la breccia potrebbe offrire ad Israele una "opportunità" di abbandonare le sue responsabilità nei confronti degli 1,5 milioni di abitanti della striscia di Gaza.

Un ufficiale ha affermato che la breccia nel confine ha rafforzato il rischio che miliziani di Hamas o della Jihad islamica portino esplosivi, razzi e altre armi all’interno di Gaza. Ma ha ammesso che ciò stava già avvenendo attraverso una rete di circa 350 tunnel (creati) tra il Sinai e Gaza, e si è chiesto se "fa molta differenza se ciò avvenga sottoterra o alla luce del sole".

Se Israele si spoglia delle sue responsabilità su Gaza – ha aggiunto l’ufficiale – ciò "alleggerirebbe la pressione" dell’opinione pubblica e delle organizzazioni umanitarie internazionali e, a livello più profondo, offrirebbe a Israele una "occasione d’oro" per fare quello che il suo ex primo ministro, Ariel Sharon, voleva nel 2005, quando ordinò ai coloni e ai militari di ritirarsi dalla Striscia, dichiarando che gli israeliani dovrebbero "dimenticarsi di Gaza". Israele ha mantenuto un profilo relativamente basso da quando è stata creata la breccia nel muro, con i funzionari che suggerivano che si trattava più di un problema per l’Egitto che per Israele – non ultimo a causa del ruolo di Hamas come "modello" per i gruppi dissidenti all’interno dell’Egitto, come i Fratelli musulmani. Il governo Olmert sta adottando una politica di "attesa" per capire come reagirà l’Egitto. Un ufficiale israeliano ha previsto, comunque, che probabilmente l’Egitto sbarrerà la frontiera quanto prima*.

Anticipando, in modo negativo, la presa di posizione di Vilnai, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha detto che Israele potrebbe cogliere l’occasione per dividere Gaza dalla Cisgiordania, che – afferma con decisione – sono parti inseparabili del futuro Stato palestinese. Ciò – ha ammonito (Mahmoud Abbas) - potrebbe avere gravi conseguenze per il processo di pace sponsorizzato dagli Usa avviato col summit di Annapolis dello scorso anno.

Nel frattempo, l’amministrazione de facto di Hamas a Gaza ha invocato dei colloqui tra Hamas, l’Autorità palestinese e l’Egitto per mettere in sicurezza la frontiera di Rafah in conseguenza della "vittoria" di Hamas sull’attraversamento. Fonti ufficiali non hanno escluso di accettare un ruolo per la guardia presidenziale di Abbas nel garantire la sicurezza del confine, e hanno detto che un tale accordo potrebbe costituire il primo passo in vista di un più ampio riavvicinamento tra Hamas e il movimento Fatah di Abbas. Ma nonostante l’ottimismo espresso da Hamas, non è per nulla chiaro se Abbas – che si è detto costernato per il fatto che gli attivisti di Hamas siano stati in grado di scavalcare il confine con l’Egitto – accetterebbe i colloqui a tre.

Nicholas Burns, il sottosegretario di Stato Usa per le questioni politiche, ha dichiarato che Washington è in contatto con il Cairo sulla questione e, senza fornire ulteriori dettagli, ha aggiunto che Israele si augura di poter lavorare con gli egiziani per ristabilire l’ordine. Ciò – ha detto – è necessario, così come il pronto ripristino dei servizi a Gaza.

Il direttore dell’unica centrale di energia di Gaza, che è stata chiusa domenica notte a causa dell’embargo di Israele sulle forniture di carburante, ha dichiarato ieri di aver ricevuto sette grossi carichi di carburante nella terza di tre consegne giornaliere a partire da martedì.

Alla barriera di confine violata, migliaia di palestinesi hanno continuato a passare da una parte all’altra della città di frontiera egiziana di Rafah. Alcuni hanno portato carri carichi di cemento, che negli ultimi mesi è stato impossibile trovare a Gaza.

Di ritorno da un viaggio di 4 chilometri per comprare del cibo, Mirvat Zorab, 30 anni, che vive nei pressi della frontiera, dichiara: "[La breccia] è stata fatta da Hamas. Sapevamo che delle persone stavano tagliando il recinto da circa due settimane ma non sapevamo che avevano intenzione di usare anche bombe".

Zorab, che porta la sua spesa sulla testa in una scatola di cartone, dice di aver comprato pesce, burro, latte e formaggio. Cinque chili di pesce – ha spiegato – erano in vendita sul lato egiziano del confine a circa 45 shekel israeliani (6,10 sterline), mentre a Gaza con 50 shekel (6.8 sterline) se ne comprava 1 chilo.

Ieri, le guardie egiziane armate di manganelli e scudi anti-sommossa hanno presidiato in maniera più visibile l’attraversamento ma non hanno interferito con i palestinesi che passavano da una parte all’altra. In ogni caso, alcuni giornalisti occidentali che passavano dalla parte egiziana– compreso quello dell’Independent – è stato ordinato di tornare indietro da un funzionario dell’intelligence.

Ahmed Youssef, consigliere di alto rango di Ismail Haniyeh, ha dichiarato che la breccia costituisce una "vittoria totale per Hamas e una vittoria morale per il popolo".

"Non sono stati in molti" ad avere effettivamente buttato giù la barriera – ha dichiarato - aggiungendo: "Ci sono diverse fazioni palestinesi che hanno quell’obiettivo".

(Traduzione di Carlo M. Miele)

The Independent

L’articolo in lingua originale

* la frontiera è stata chiusa oggi (25 gennaio) da un centinaio di militari egiziani in tenuta antisommossa, sostenuti da mezzi blindati e un camion dotato di idranti (ndt)