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Un mondo usa e getta

di Marco Boschini - 26/01/2008

 

Copertina del libro

“Un mondo usa e getta” – Guido Viale
La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà
Universale economica Feltrinelli

I rifiuti e la vita quotidiana, lo spreco e il futuro delle risorse: un’analisi della civiltà “usa e getta” polemica e combattiva.

Che cosa rappresentano i rifiuti nella vita quotidiana di ciascuno di noi? Sono diventati uno dei problemi economici e ambientali più pressanti tanto nei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo.

I rifiuti della società industriale sono di molte specie: quelli solidi, non biodegradabili, che inquinano città, campagne, mare e monti; quelli abbandonati dagli astronauti in orbita nello spazio; i microinquinanti che avvelenano le falde acquifere, i suoli, l’aria; le scorie radioattive.

Sono l’altra faccia della civiltà industrializzata, un vero e proprio mondo, complesso e simmetrico rispetto a quello delle merci. Ma costituiscono un dilemma che si preferisce trascurare o rimuovere. Pur essendo componente essenziale del ciclo di vita dei beni materiali, l’economia tende a non considerarli di propria competenza.

Ci si compiace della produttività della tecnica moderna, senza mettere in conto il danno ambientale che arreca e senza porsi il problema di come gestirne i rifiuti. Con questo libro, destinato a diventare un classico, Guido Viale offre una ricognizione originale sull’industria dello smaltimento e sugli strumenti di valutazione e controllo degli impatti ambientali della produzione di massa, e insieme documenta la presenza pervasiva, dei rifiuti nell’ambiente, negli stili di vita, nella letteratura e nel pensiero contemporaneo.

Se infatti sarà possibile affrontare il problema dei rifiuti alla radice senza fare affidamento solo sulle tecnologie di smaltimento, questi potrebbero anche divenire il tramite per un modo di vivere diverso e per un’organizzazione sociale basata su un maggior rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente.

Il libro, rivisto e aggiornato per l’edizione tascabile, è un’opera di divulgazione da raccomandare alle nuove generazioni.

Pubblichiamo di seguito l’intervista rilasciata da Guido Viale a Riccardo Staglianò, tratta da “la Repubblica“, 6 dicembre 2003.

Perché vogliamo cose di cui sbarazzarci in fretta?
Perché vogliamo dedicare il minor tempo possibile alla loro manutenzione: una volta che la loro funzione è svolta si buttano via. Senza stare a pulirle, riporle, aggiustarle e fare tutta la fatica di conservarle in buono stato. Certo rimangono oggetti, oltre a quelli intrinsecamente costosi, cui attribuiamo un valore affettivo e di cui non vogliamo liberarci come i libri e i dischi.

Ma le canzoni si scaricano anche dal web, magari per sentirle una volta sola.
Sì, però è appurato che i grandi consumatori di musica online sono molto spesso anche forti acquirenti di cd. Anche nel caso dei libri elettronici, da visualizzare su supporti non cartacei, continueranno a esserci oggetti che uno vorrà tenere, conservare. Dubito, ad esempio, che una persona religiosa si accontenterà di una bibbia elettronica.

Tuttavia, stando ai dati americani, il fenomeno è in crescita. Lei come lo giudica?
Dipende, in realtà, da dove vanno a finire le cose “gettate”. Oggi il costo della gestione dei rifiuti è a carico delle amministrazioni comunali mentre i profitti del mettere in circolazione questi prodotti vanno nelle tasche delle aziende. Finché non si potrà far pagare a queste ultime il costo dello smaltimento, ci sarà una sproporzione negativa per la collettività. E’ quella che, in diritto, è stata definita la “responsabilità estesa del produttore”. L’importante è metterla in pratica.

Non mi sembra criminalizzare tutto l’ usa e getta…
No, affatto. Le macchine fotografiche, ad esempio, una volta estratto il rullino vengono rimandate ai produttori e riciclate. Invece che nella spazzatura, quindi, possono rientrare in circolo liberando contemporaneamente il consumatore dal tenersi l’ oggetto che non gli serve e il produttore che ha bisogno di meno materia prima, alla fine risparmia sui costi e inquina anche meno.

In Italia un circolo virtuoso del genere si può innescare?
Dipende dalle politiche. Oggi si incentiva l’ usa e getta senza chiedere alle aziende di prendersi cura della sua destinazione finale. Se le cose cambiassero ci guadagnerebbero tutti. L’utente potrebbe avere oggetti di cui non doversi preoccupare. Le aziende, se riciclassero quei prodotti, prenderebbero meno materie prime dall’ambiente (minori costi di produzione) e quindi ne restituirebbero meno sotto forma di rifiuti (minore inquinamento). L’ usa e getta, insomma, non è il male, basta gettarlo nel posto giusto.