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Aumenta in Italia la concentrazione della ricchezza. Qualche riflessione sociologica

di Carlo Gambescia - 29/01/2008

 

“Roma, 28 gen. (Adnkronos) - Aumentano il numero delle famiglie indebitate. In particolare sono quelle in cui il capofamiglia e' pensionato. Da quanto emerge da uno studio della Banca d'Italia sui ''I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2006'' si evidenzia che, nel 2006, le passivita' finanziarie sono risultate pari al 4,4 per cento della ricchezza netta e riguardano il 26,1 per cento delle famiglie italiane, in crescita rispetto al 2004 (24,6 per cento). Nell'ultimo decennio la ricchezza netta mediana per condizione professionale del capofamiglia mostra una forte crescita per le famiglie con capofamiglia pensionato, passando dal 70 al 100 per cento della mediana nazionale .
In calo, poi, la ricchezza relativa delle famiglie con capofamiglia dipendente, che dal 105 per cento della mediana nazionale nel 1995, scende all'84 per cento nel 2004. La ricchezza netta presenta, tra l'altro,una concentrazione maggiore di quella del reddito: il 10 per cento delle famiglie piu' ricche possiede quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane (nel 2004 era il 43 per cento).”

La distribuzione della ricchezza è connessa a due regolarità, una statistica e una politologica.
La prima riguarda la sua forma grafica “a fiasco”: pochi in alto, molti al centro, pochi in basso (ma sempre in misura maggiore rispetto ai detentori di ricchezze elevate).
La seconda consiste nel fatto, che quanto più la ricchezza si concentra in poche mani, a prescindere dai valori dei patrimoni medi, quanto meno una società è libera e democratica. Dal momento che quei pochi, di regola, decidono di fatto in luogo dei molti.
Ora, che il 45 per cento dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane sia posseduto dal 10 per cento di queste non è sicuramente un dato incoraggiante. Soprattutto se nei prossimi anni il trend continuerà a crescere. Evidentemente qualcosa non funziona nella sua distribuzione . Che cosa?
In primo luogo, su questa tendenza incide pesantemente l’ "elusione fiscale" (l'evasione pura e semplice, se ci si perdona la caduta di stile, è roba da ceti medi piccoli piccoli...). Si tratta di un fenomeno che riguarda soprattutto i ceti più ricchi, che godono di maggiori informazioni per eludere il fisco. Una possibilità legata appunto al fatto di poter permettersi consulenze “tecniche” di altissimo livello.
In secondo luogo, in Italia, paese familiaristico per eccellenza, tuttora si ritiene che i figli non possano farcela da soli nella vita... Di qui "l'aiutino", diciamo così, patrimoniale dei padri: tanto più consistente quanto più la famiglia è ricca. E che come principale conseguenza ha portato alla difesa della trasmissione del patrimonio familiare ai figli. Una difesa tanto più dura quanto più esso è ingente, spesso anche con ricorrendo a modalità elusive e/o illecite. Di qui la grande difficoltà politica di introdurre in Italia una tassa di successione, in grado di assicurare una migliore redistribuzione della ricchezza. Legata, ovviamente, anche allo scarso coraggio dei politici italiani.
In terzo luogo, accanto a queste cause strutturali, va aggiunta quella legata agli effetti economici delle “privatizzazioni”, che, seppure modeste, negli ultimi due decenni sono andate a rimpinguare le casse del capitalismo familiare italiano.
In quarto luogo, sul versante dell’impoverimento sociale, che rappresenta il controaltare della crescente concentrazione diricchezza, hanno inciso la precarizzazione dei rapporti di lavoro e il passaggio dalla Lira all’Euro. Soprattutto quest’ultimo fatto ha costituito una "benedizione" per coloro, che godendo di grandi patrimoni, hanno potuto mettere a frutto il rafforzamento dell’Euro, investendo all’estero. Mentre si è risolto in una "maledizione" per coloro, la maggioranza dei cittadini, che hanno visto eroso il già magro bilancio familiare. Di sicuro quei profitti conseguiti all’estero sono in parte rientrati in Italia, ma invece di andare ad accrescere gli investimenti dando così respiro ai salari e stipendi, sono finiti in lucrose acquisizioni immobiliari da parte del grande capitalismo familiare, attraverso terzi e/o società di investimento, legate al solito sistema della scatole cinesi.
Risulta perciò evidente che quanto più la politica italiana favorirà la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dell’economia e l'elusione fiscale dei grandi patrimoni, tanto più crescerà la disuguaglianza dei redditi e la concentrazione della ricchezza in poche mani.