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Futurismo!

di Antonello Molella - 29/01/2008

     

 

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Mentre la Campania è invasa dal fetore e dai rifiuti, il Papa viene cacciato dall’Università, il governo Prodi cade malamente sulla buccia di banana Mastella, sul lavoro si muore come in guerra, l’economia è in completo collasso e il Paese è stanco e depresso, qualcuno non si arrende e ci delizia con meravigliose note di colore: dal rosso della Fontana di Trevi alle palline colorate che hanno sommerso la fontana di Piazza di Spagna. Nessun ferito, nessun danno, nessuna deturpazione al patrimonio artistico, solo uno slancio di fantasia nella nostra claudicante e incolore Italia.
L'autore dei due gesti eclatanti, Graziano Cecchini, autentica le sue opere come futuriste, atti improvvisi ed estemporanei che bucano i media. L’Italia respira ancora. Mentre Prodi e Veltroni si sdegnano, forse troppo abituati al grigio topo, noi sorridiamo per le pennellate di colore del Cecchini. Lo “arrestano”, si prende multe, e lui si fa un grassa risata alla faccia al paludoso vecchiume italico, tutto industria e schei.
Le due opere del neofuturista romano non sono solo un gesto artistico fine a stesso, ma vanno sottilmente a richiamare l'attenzione sul degrado di alcune zone di Roma, dove si preferisce spendere soldi per occasioni da strette di mano che per costruire case e valorizzare le periferie (sì, proprio quelle dove abita il popolo). Futuristi o non futuristi, destra o sinistra, l’Italia ha bisogno della creatività e dell’inventiva che hanno fatto grande e apprezzata la nostra cultura. Il rifiuto delle istituzioni che etichettano tutto ciò come “vandalismo” è il segnale che noi andiamo in un verso e i governanti in un altro, noi vogliamo ridere e loro vogliono farci piangere. A chi preferisce tagliare nastri di opere pubbliche fatte con appalti truccati e intrallazzi, noi rispondiamo che vogliamo più Cecchini e palline colorate, come vogliamo più rosso Trevi e meno basi americane nel nostro paese. E mentre quelli della Fiamma distruggono la casa fittizia del Grande Fratello (abbiamo goduto!), ci facciamo un altro sorriso, almeno per stavolta. Preferiamo la vitalità di tutto questo a dispetto del baratro che le eminenze grigie d’Italia ci prospettano con il sorriso in bocca, che siano di destra o sinistra non importa più.