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L’ultima volta di Bush

di Paolo De Gregorio - 29/01/2008

 

Finalmente l’alcolista redento dagli evangelici, uno psicopatico capace di affermare: “accettiamo la chiamata della Storia a liberare gli oppressi” e che: “i marine sono legionari di Dio”, se ne sta per andare dalla Casa Bianca e questo è l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione.
Francamente non abbiamo notato in questi anni gli oppressi appellarsi a Bush e ormaè notorio che la democrazia che vuole imporre e diffondere non è altro che la dittatura delle multinazionali, dei padroni dei media, delle classi dominanti. Esattamente come succede in Italia dove la potenza del denaro e il controllo dei media determinano il potere politico.
Comunque la lieta novella è che un altro psicopatico, un vigliacco che bombardava i contadini vietnamiti, tale Mc Cain, repubblicano, circondato da generali in pensione ed ex-capi della CIA, corre per sostituire Bush alla Casa Bianca, con progetti del tipo: propongo di portare da 750.000 a 900.000 gli effettivi dell’Esercito e della Marina, restare in Iraq e Afghanistan, rafforzare la presenza in Asia perché la Cina sta diventando una superpotenza che minaccia il nostro alleato Taiwan. Magari sarebbe anche utile che qualcuno ricordasse all’eroe di guerra che Taiwan è considerata dall’ONU territorio cinese.
Considerando che negli USA circolano persone di questo tipo, un brivido ha percorso la mia schiena vedendo il senatore Ted Kennedy che abbracciava il senatore nero Obama, definendolo: “il cambiamento”. Mi è sembrato fulmineamente un bacio della morte, un “degueyo” (canto della morte messicano) che suonava per Obama, ben sapendo che chiunque voglia toccare la politica del Pentagono trova prima o dopo un killer sulla sua strada.
La grande democrazia da esportazione, i suoi personaggi, le sue logiche, la sua storia di ingerenze e aggressioni planetarie, le sue 900 basi militari in tutto il mondo, le flotte, le portaerei, i sommergibili in tutti i mari, il sistema satellitare di schiacciante superiorità su tutte le altre nazioni, la immensa capacità mediatica che trasforma le menzogne in verità, suscita l’applauso e il rispetto dei nostri politicanti, che addirittura si fanno vanto di amicizia personale col presidente USA e di cui l’Italia è stretto e servile alleato, contro i nostri veri interessi.
Forse è meglio che vinca quella pretona, falsa della Clinton, se vogliamo che Obama si salvi la pelle, e mi piace l’idea che lei si sieda alla scrivania dove si consumavano i lavoretti della Lewinski, un “contrappasso femminista”, mentre il marito riflette mestamente sui suoi by-pass e sulle prossime visite dall’urologo.
Paolo De Gregorio