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Sveglia!

di Stefano Montanari - 30/01/2008

     

 "L'Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia, che annovera tra i suoi membri anche alcuni tra i principali epidemiologi italiani, non ritiene scientificamente valida l'affermazione dell'assenza di rischi legati alla presenza di inceneritori, così come rilasciata dal Prof. Veronesi nel corso della trasmissione televisiva del 20 gennaio u.s. Molti studi epidemiologici hanno infatti dimostrato il contrario, tanto è vero che il recente documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di impatto sulla salute della gestione dei rifiuti (http://www.euro.who.int/healthimpact/MainActs/20070228_1) assume l'incertezza scientifica per definire una posizione prudenziale. Peraltro messaggi totalmente tranquillizzanti di questo tipo rischiano di screditare tutto il Sistema Sanitario Nazionale e di mettere in crisi il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni."

Questo non è che l’ultimo dei tanti comunicati che sono stati innescati dall’ennesima prodezza del noto oncologo tramite l’ossequioso veicolo dei media. È difficile commentare davanti ad uno sfacelo, peraltro annunciato e fortemente voluto. Come è tradizione delle associazioni mediche, anche l’ISDE (International Society of Doctors for the Environment), in cui militava il compianto Lorenzo Tomatis che era un oncologo vero, assume

posizioni di enorme “prudenza”, una prudenza che io personalmente non mi sento di condividere per vari motivi. In primis, c’è la scienza elementare che dimostra senza possibilità di sfuggire come questi impianti generino inquinanti in quantità enormi, ben superiori a quanto s’intende far sparire dagli occhi, e come questi materiali e sostanze finiscano inevitabilmente nell’ambiente. Poi c’è l’evidenza medica che dimostra con pari certezza come queste porcherie entrino nell’organismo e in parte non ne escano più. A questo punto, qualsiasi medico sa, o dovrebbe sapere, che i corpi estranei originano reazioni infiammatorie che cronicizzato e da lì tutta una serie di altre reazioni che possono condurre ad altre e assai più gravi patologie. E qualsiasi medico dovrebbe sapere a che punto è arrivata la conoscenza sul nanoparticolato che interagisce con il sangue, con le cellule, con lo sperma e con gli embrioni. Se queste cose non si sanno, è bene vestirsi della debita modestia senza ergersi a fari della scienza non solo coprendosi di ridicolo verso chi queste cose le conosce per averle, magari, pure scoperte, e verso chi queste cose ha avuto la pazienza e l’umiltà di studiare, ma macchiandosi di un crimine odioso nei riguardi dell’ambiente e di chi quell’ambiente abita e abiterà. Ma buon senso vuole che, se non si è certi se qualcosa faccia male o no, a quella cosa non si ricorra. Dopotutto esiste pure una legge chiamata principio di precauzione che, in mancanza d’intelligenza e di buon senso, questo comportamento impone. Ancora una volta, per motivi spregevoli, c’è chi approfitta dell’ignoranza in cui la gente viene artatamente tenuta e coltivata per venderne la pelle, e per perpetrare questo delitto non esita a coinvolgere squallidi personaggi senza morale ammantati da una nuvola di prestigio a dir poco grottescamente fasulla. Del resto, basta poi incontrare quei pochi “scienziati” che si avventurano ai pubblici dibattiti (non quelli RAI o Mediaset dove non esiste contraddittorio e ci si dà ragione reciprocamente come i vecchietti all’osteria, magari fingendo di litigare) per vederli squagliare come neve al sole. E questo per il solo motivo che tutta la loro “scienza” non ha una gamba su cui reggersi altra che un interesse di rapina. Allora, io vorrei invitare le tante associazioni mediche ad abbandonare la loro “diplomatica” timidezza e, in non pochi casi, il loro “cerchiobottismo”. Cari signori medici, il vostro non è “un mestiere come un altro” e, se non volete che la vostra credibilità finisca sotto i tacchi e la generazione che verrà vi chieda conto del vostro poco agire, datevi una mossa e fate davvero quanto avete giurato ad Ippocrate: tutto per il solo interesse del vostro paziente.