Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Con Thaci i terroristi dell'UCK al potere in Kosovo

Con Thaci i terroristi dell'UCK al potere in Kosovo

di Giuseppe Zaccagni - 01/02/2008

 
 
 

E’ il massimo esponente dei narco-atlantici albanesi; è “ricercato” per i crimini commessi nei territori dell’ex Jugoslavia; è stato il terrorista numero uno delle milizie dell’Uck; ha guidato gli squadroni della morte sostenuti militarmente dalla Nato e da Washington; lo hanno sempre chiamato “il serpente” perché si comportava con aggressività nei confronti di tutti gli oppositori. Ora - forte degli appoggi occidentali, contento della sua recente vittoria elettorale e coperto dalla fama di essere il “primo socialdemocratico” dell’indipendentismo kosovaro-albanese - si appresta a dichiarare il distacco del Kosovo dalla Serbia e a sancire la secessione da Belgrado divenendo primo ministro di Pristina. Il personaggio si chiama Hashim Thaci, quaranta anni. E’ nato a Drenica, un centro della resistenza albanese contro la Serbia. Condannato nel ’93 e nel ’97 con l’accusa di terrorismo è arrivato ad ottenere l’appoggio degli Usa e, in particolare, del Sottosegretario Madeleine Albright, che nel ’99 lo consacrò leader del Kosovo. Ora conta di ricevere, a stretto giro di posta, il placet di Washington e Bruxelles per quella che definisce come la “soluzione definitiva”. Ed è certo che anche l’Italia (il cui governo, nel 1998, approvò i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia) si affretterà a riconoscere la nuova realtà kosovara. In proposito, Thaci si vanta di aver ricevuto assicurazioni in merito durante una sua missione a Roma.

Ma la situazione politico-diplomatica non è poi così semplice, perché la Russia alza i toni della polemica accentuando anche l’importanza dei rapporti economici tra Mosca e Belgrado. “Siamo molto lieti che le relazioni tra i nostri due paesi - dice Putin ricevendo una delegazione della Serbia - si stiano sviluppano in modo dinamico e che il livello dei contatti politici si concretizzi anche nella sfera economica”.

Il presidente russo dice poi che Mosca si oppone fermamente all’idea di proclamare, in via unilaterale, l’indipendenza del Kosovo. Simili passi - rileva il leader russo - implicano un grave danno per tutto il sistema del diritto internazionale, e provocano conseguenze negative sia per la penisola Balcanica che per la stabilità in altre regioni del mondo. Putin fa sapere ancora una volta che “la Russia è contraria in modo categorico” all’indipendenza del Kosovo, precisando che una soluzione favorevole alla secessione potrebbe provocare “conseguenze negative per i Balcani, per il mondo e per la stabilità in altre regioni”.

Del tutto opposta la posizione degli Stati Uniti: Rosmary Di Carlo, sottosegretario aggiunto al Dipartimento di Stato, in visita a Pristina, dichiara espressamente, durante un incontro con il presidente kosovaro Fatmir Sejdiu, che “gli Usa appoggiano l’indipendenza”. A sua volta il ministro serbo per il Kosovo, Slobodan Samardzic, accusa gli Stati Uniti di esercitare indebite pressioni sull’Ue per indurla a riconoscere l’indipendenza della provincia.

Intanto il presidente dell’Albania, Bamir Topi, afferma che il suo Paese, ovviamente, sarà fra i primi a riconoscere l’indipendenza del Kosovo, promettendo che esso dovrebbe essere “una comunità democratica per tutti i suoi popoli, compresi i serbi”. A sua volta il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, riceve a Bruxelles Thaci e ribadisce che la Kfor, la forza internazionale a guida Nato, “continuerà ad assicurare la sicurezza nel Kosovo, compresa la parte settentrionale dove risiede la comunità serba”.

Thaci - anticipando i risultati della secessione - canta già vittoria e saluta i 550 alpini italiani che si apprestano ad entrare in azione nei Balcani e che, quindi, contribuiranno ad aiutare gli autonomisti kosovari a rafforzare la loro egemonia sull’intero paese. Gli alpini in questione sono quelli del VII reggimento di Feltre, in provincia di Belluno. Sono loro, in questo periodo, a costituire la ''riserva operativa'' della Nato per i Balcani. In questa veste (è quanto spiegano a Roma alcune fonti della Difesa) saranno impegnati in una ''programmata attività addestrativa''. Un'attività, viene ancora sottolineato, che ''fa parte di una rotazione di routine tra le unità della riserva e permetterà agli alpini del VII di addestrarsi direttamente nel teatro operativo”.

Quanto alla situazione interna del Kosovo va ricordato che i gravi problemi dell’intera area sono ciclopici. Nella regione regna il caos, non vi sono leggi o regolamenti e il traffico di droga e di armi fa da padrone. I giovani kosovari risolvono i loro problemi divenendo corrieri del narcotraffico ai confini con la Macedonia, a Bari e a Durazzo. Ecco perché a Belgrado aumentano le preoccupazioni per le sorti dell’intero Kosovo.

In tal senso, guardando all’eventuale secessione, si pensa anche a cosa potrebbe accadere in altre realtà europee. E i riferimenti sono al Belgio, alla Bosnia e a situazioni che si sono create nei rapporti di Madrid con l’Eta e di Londra con l’Ira. Di conseguenza i serbi che vivono nella regione (circa il 7% della popolazione) temono una recrudescenza degli atti con un processo di vera e propria “israelizzazione” del Kosovo, realizzato dagli occupanti albanesi contro di loro.

La tensione è notevole. Domina un’atmosfera di incertezza e di angoscia. C’è il pericolo reale di un ritorno al confronto militare. Perché se i tagliagole dell’Uck non hanno mai deposto le armi, anche i serbi non scherzano e non sono disposti a mollare la loro terra.