Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Non ancora pronti a diventare sostenibili?

Non ancora pronti a diventare sostenibili?

di Marinella Correggia - 03/02/2008

 

 

Ormai dell'imperativo della sostenibilità si parla ovunque, perfino in tivù. A differenza di pochi anni fa praticamente tutti sono al corrente delle urgenze ambientali. Ma questa conoscenza nuova è in grado o no di riorientare i comportamenti personali? E di quanto? In Gran Bretagna la Euro Rscg, azienda pubblicitaria, ha realizzato una ricerca, arrivando alla non incoraggiante conclusione che gli inglesi iniziano sì a cambiare stili di vita in risposta soprattutto alla percezione del caos climatico, ma pochi fanno scelte radicali e in molti casi la motivazione è piuttosto il timore di sanzioni, o il guadagno economico.
In cima alla lista delle attività ambientali c'è il riciclaggio, o meglio la raccolta differenziata: dichiara di farla da oltre un anno il 90 per cento degli intervistati. La seconda attività ambientale in ordine di popolarità si riferisce ad alcuni consumi domestici legati alle bollette da pagare: spegnere gli stand-by delle apparecchiature elettriche; passare a lampadine a basso consumo; abbassare un po' il termostato; usare meno acqua.
Le azioni più radicali - eppure anche quelle non sufficienti - sono meno popolari e meno seguite. Solo il 33 per cento degli intervistati ha affermato di usare meno l'automobile rispetto a un anno fa (diciamo, l'era pre-rapporto Ipcc sul clima) e poco più del 10 per cento ha deciso di prendere meno voli internazionali, pur sapendo ormai (in Gran Bretagna il tema è molto discusso) che le emissioni di gas serra da parte degli aerei sono in pieno boom.
Ma dunque come invogliare le persone a passare dal sapere al fare, visto che le norme e la tecnologia non bastano a riorientare il mondo, e gli stili di vita e comportamento giocano un grande ruolo se adottati in massa? Nel 2003 l'Unep, il Programma ambientale delle Nazioni unite lanciò un progetto di sensibilizzazione volto a rendere l'ecologia «di moda» o cool, come si dice in inglese. Secondo l'Unep era sbagliato il tono colpevolizzante e poco accattivante utilizzato dai governi e dalle stesse associazioni ambientaliste per invitare il pubblico ad adottare stili di vita più responsabili ed ecologici.
Nell'ultimissimo periodo le urgenze ambientali sono diventate di pubblico dominio. Ma non è bastato a far diventare «di moda» i comportamenti. E nemmeno a farli percepire come necessari. Chissà che non sia più indicato, allora, l'approccio dell'organizzazione statunitense Center for a New American Dream (Centro per un nuovo sogno americano: www.newdream.org). Il suo slogan centrale è: «Less stuff, more fun», che potremmo tradurre con «meno cose, più divertimento» (non quello mercificato). Si mette dunque in discussione il «più è meglio» che ha caratterizzato la storia di quel paese. Il Centro - con tanto di kit di partenza, indicazioni per un percorso guidato in nove azioni - indica quel che è davvero importante, riassumendolo in quattro pietre miliari: tempo, natura, equità, piacere di vivere.
Che guardacaso, al di là di una certa soglia sono spesso inversamente proporzionali alla quantità di oggetti e denaro a disposizione di una persona e di una collettività. Così, il New American Dream appoggia la campagna Riprenditi il tempo sfidando l'epidemia di straordinari e giornate all'acceleratore, e spera di suscitare un dibattito nazionale in quel paese dove la quantità di ore lavorate negli ultimi anni è aumentata così come quella delle merci, mentre si è contratta l'unica risorsa scarsissima, il tempo. Consumando meno e meglio, abbracciando valori non commerciali, si risparmia anche il secondo pilastro: la natura. E scegliendo con attenzione gli acquisti si contribuisce all'equità anziché allo sfruttamento dei produttori. Infine, si vive meglio. Il Center non dimentica di affrontare l'usuale obiezione: «Ma tanto, cosa cambia se cambio io?». «Cambia - rispondono, perché il mondo in cui vivi crea effetti a onda intorno a te - nella tua famiglia, nel tuo posto di lavoro. E poiché siamo già milioni, contiamo».