La guerra silenziosa di Israele
di Fred Schlomka - 04/02/2008
14 gennaio 2008 Mentre l’attenzione internazionale è concentrata sui nuovi appuntamenti negoziali fra Olmert e Abbas, sul viaggio di Bush in Medio Oriente, e sulle altre scadenze della diplomazia internazionale, all’interno dello Stato di Israele si consuma la tragedia dei beduini del Negev, scacciati dalla loro stessa terra, e costretti a vivere in ghetti caratterizzati da uno stato di avvilente miseria e povertà, come denuncia un articolo apparso sul quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth Mentre Ehud Olmert e Mahmoud Abbas si destreggiavano nel fare accordi ad Annapolis, diversi ministeri e servizi di sicurezza del governo israeliano stavano dispiegando le loro comuni risorse in una imponente operazione destinata al deserto del Negev, nel sud di Israele. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla Cisgiordania e su Gaza, Israele si trova nel mezzo di una campagna volta a completare il trasferimento forzato di arabi palestinesi che sono anche cittadini israeliani. I beduini del luogo sono l’obiettivo, e le loro terre sono reclamate dallo stato al fine di portare a termine l’implementazione di un progetto pilota per il Negev. Il progetto relega i beduini in alcune enclave-ghetto, mentre assegna ampie fasce di territorio allo sviluppo suburbano ebraico ed alle comunità agricole. Il Negev è l’ultima frontiera all’interno di Israele, l’ultima distesa di terra ampiamente sottosviluppata all’interno dello stato. Israele ha virtualmente completato lo smembramento delle terre palestinesi nel centro e nel nord del paese, ed ora sta completando la "redenzione ebraica" del deserto meridionale. Queste terre beduine sono ardentemente desiderate dal Jewish National Fund (JNF), il quale ha reso pubblici i piani per il trasferimento di un gran numero di ebrei nel Negev. Per fare posto alle nuove comunità del JNF, i villaggi "non riconosciuti" di A-Tir, Um al-Hiran, e Twail Abu Jarwal furono distrutti nel 2007 con operazioni in stile militare che coinvolsero un gran numero di forze di polizia e di soldati, trasferendo forzatamente centinaia di famiglie. Il ministero dell’interno ha anche inviato irroratori aviotrasportati per avvelenare i campi dei beduini con diserbanti ad ampio spettro. La temuta "Green Patrol", una unità paramilitare del ministero dell’agricoltura, dirige queste operazioni. Ci sono più di 150.000 beduini nel deserto del Negev, con consolidati diritti territoriali che risalgono all’era ottomana. Tuttavia, subito dopo la fondazione dello stato nel 1948, il governo cominciò a confiscare la terra trasferendo i beduini in aree sempre più ridotte, e destinando le risorse dello stato allo sviluppo di insediamenti agricoli e di nuove città per soli ebrei. Sebbene ai beduini venne infine concessa la cittadinanza israeliana, essi rimasero soggetti all’autorità militare fino al 1966. Il prezzo da pagare potrebbe essere alto Misure di questo genere non verrebbero mai prese contro cittadini ebrei di Israele, che hanno il diritto di vivere praticamente ovunque nel paese in maniera sufficientemente confortevole, mentre i beduini sono relegati in un miserevole avanzo della loro passata eredità. Questo razzismo istituzionale è supportato da donazioni (deducibili dalle tasse) provenienti dagli Stati Uniti. Fred Schlomka è un uomo d’affari israeliano, membro della direzione dell’ Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD), un gruppo originariamente fondato in opposizione alle demolizioni israeliane delle case palestinesi nei territori occupati Titolo originale: Fred Schlomka, Ynetnews - traduzione di Unimed |