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Nanoparticelle: conosciamole meglio

di fb - 04/02/2008

 

Le nanotecnologie rappresentano una delle nuove sfide per i prodotti eco sostenibili.
Quando ce ne accorgeremo in Italia?

In Gran Bretagna la Soil Association, organismo di certificazione cui spesso ci si riferisce, ha deciso di applicare il principio di precauzione nei confronti delle nanotecnologie e dal primo gennaio 2008 ha escluso la certificazione ai prodotti che contengono nanoparticelle.

Questa misura interessa in primo luogo i prodotti cosmetici, ma il problema delle nanoparticelle riguarda anche gli alimenti. Nonostante l’impiego già particolarmente diffuso di queste micro particelle, ritiene la Soil Association, la tutela dei consumatori non è garantita perché non esiste ancora una posizione ufficiale sull’argomento che escluda la pericolosità e i rischi di questa nuova applicazione tecnologica.

A differenza di quanto avviene in Inghilterra, queste preoccupazioni non sembrano particolarmente coinvolgere il settore in Italia – personalmente non credo che questo avvenga perchè non esiste ancora un aspetto normativo al riguardo - nonostante Greenplanet da qualche tempo stia proponendo ai propri amici lettori degli articoli che puntano proprio a far conoscere la materia e i rischi correlati si continua a parlare di nanoparticelle solo in relazione all’inquinamento atmosferico.

Il mondo del biologico italiano, sin dalle sue prime pionieristiche mosse, si è sempre contraddistinto per una volontaria ricerca dei criteri più adatti per esprimere e definire la propria integrità. E lo sforzo si è rivelato talmente assennato che poi si è rivelato utile per tracciare una strada che anche il disciplinare regolato per legge, non ha che potuto seguire.

Le nanoparticelle, non il ritrovato di sofisticate tecnologie ma la conseguenza non prevista delle nuove frontiere industriali, sono state individuate in alimenti che normalmente si mangiano e non solo nelle creme che usiamo proprio per il benessere del nostro corpo.

Nel nostro paese la ricerca ha sviluppato una conoscenza sulla materia tale che i rischi palesati in Inghilterra non sono più solo un sospetto e questa è anche il frutto del lavoro del dott. Montanari, che qui intervistiamo.

La Nanodiagnostics, il laboratorio in cui il dott. Montanari e la dott.ssa Gatti operano, attribuisce il marchio: ‘Particle free’, che garantisce la totale assenza di micro e nanoparticelle inorganiche nei prodotti analizzati. Ci permettiamo di offrire questa informazione, correndo il rischio di essere interpretati nel modo sbagliato, solo con l’intento di offrire, come è nostra abitudine, un contributo per quanto la nostra funzione lo consenta.

Le analisi che nanodiagnostics esegue, seguono un protocollo riconosciuto in Europa che si chiama “progetto Europeo QLRT-2002-147” che verifica la presenza di micro e nanoparticelle inorganiche potenzialmente dannose per l’organismo.

Non so se la ricerca di particelle inorganiche infinitamente piccole nei prodotti biologici verrà mai presa in considerazione, comunque ci auguriamo che l’intervista con il dott. Montanari si riveli una lettura interessante.

Leggi l'intervista esclusiva cliccando qui!!