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Il rapporto di Banca d'Italia

di Manuel Zanarini - 06/02/2008

 

 

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico il rapporto di Banca d’Italia riguardante la situazione delle famiglie italiane al 2006. Il rapporto si basa su interviste svoltesi tra Marzo e Ottobre 2007 a famiglie italiane riguardanti il loro bilancio. Leggendolo si possono trarre informazioni molto interessanti.

Intanto alcune considerazioni sulla “struttura del nucleo famigliare. La media dei componenti è di 2,56 persone, ma quello composte da un solo individuo sono aumentate dello 0,3% negli ultimi 2 anni. Le coppie senza figli sono aumentate del 1,2% e quelle con più di uno calate del 1%. A discapito di quello che diceva un certo Ministro, si quello dei “bamboccioni”, la percentuale di giovani tra i 20 ed i 30 anni che vive ancora con “mammà” è calata del 2,6% rispetto al 2002, pur rimanendo altissima (il 73%).

Si passa poi alla parte “lavoro e reddito”. I dipendenti lavorano per una media di 37,9 ore settimanali, mentre gli indipendenti 43,9, quindi solo 6 ore settimanali in più, ma a fronte di questa differenza, la retribuzione oraria dei secondi è molto più alta, il 16% in più (9,66 contro 8,33 Euro all’ora).

Questo si riflette sulla ricchezza famigliare netta (tolte le imposte) che vede i laureati, i dirigenti e gli imprenditori veleggiare attorno ai 300.000 Euro l’anno, gli operai arrivare a 70.000 e i senza titolo di studio arrancare a 47.000!

Il risultato è che il 10% delle famiglie più ricche detiene il 45% della ricchezza complessiva di tutte le famiglie italiane (nel 2004 ci si fermava al 43%)!!!

Un dato particolarmente curioso è che la situazione che più è migliorata nell’ultimo decennio è quella delle famiglie con a capo un pensionato. La loro ricchezza è passata dal 70 al 100% della media nazionale, a fronte di quella con capofamiglia dipendente che è scesa dal 105 al 84%.

Infine, la ricchezza delle famiglie del Nord rimane, salvo un lieve aumento, il doppio di quelle del Sud.

In questa sezione del rapporto, si analizza anche la situazione debitoria delle famiglie italiane.

Il 26% (dato in aumento del 2,6% rispetto al 2004) di esse ha fatto ricorso ad un finanziamento: l’11,6% per l’acquisto di immobili, il 12,8% per beni di consumo e solo il 3,8% per necessità legate ad un lavoro indipendente.

Il rapporto tra debito complessivo e reddito disponibile è del 33%, cosa che genera una forte fragilità finanziaria, particolarmente acuta tra i giovani, i poco istruiti, i lavoratori dipendenti e geograficamente al Sud o nelle isole.

Nella parte conclusiva, si passa ad analizzare la situazione degli “immobili” (le case).

Il 68,7% delle famiglie vive in casa di proprietà, mentre il 20,9% in affitto. Però la percentuale aumenta con l’anzianità del capofamiglia; infatti il 37,7% degli under 31 vive in affitto (dato in aumento del 2,3%).

Nonostante questo le famiglie che vivono in appartamenti pubblici in affitto (le case popolari) è in calo dello 0,7%, solo il 5,9% delle famiglie.

L’affitto medio è aumentato del 4% rispetto al 1995 e le spese legate agli immobili “mangiano” il 19,1% del reddito famigliare.

Infine, va segnalato che mentre nel 1995 erano necessari 8 anni di stipendio per comprare una casa, oggi ne occorrono 12!

Dopo tanti numeri, una valutazione del quadro disegnato da Bankitalia.

Il risultato è che l’Italia è un Paese quasi da Terzo Mondo, dove una piccola elite si arricchisce sempre più a discapito della maggioranza della popolazione che tende ad impoverirsi.

Dove si fanno sempre meno figli e vengono tutelati più le lobbies di potere, come i sindacati che hanno fatto arricchire i pensionati a scapito dei lavoratori dipendenti, mentre le parti produttrici, specialmente dipendenti, vengono abbandonate al loro destino.

Un Paese dove è sempre più difficile comprare casa, soprattutto per le fasce più giovani; cosa che si ripercuoterà pesantemente sulle generazioni future.

Una realtà dove sempre più spesso si fa ricorso al debito, non tanto per i beni di consumo o per gestire il rischio d’impresa, ma per cercare di avere un tetto sotto il quale ripararsi.

Insomma, un Paese, che s’impoverisce continuamente e che tutela una piccola minoranza ricca o tutelata dai “poteri forti”.

Buona vita a tutti!