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Si vota. E allora?

di Carlo Gambescia - 06/02/2008

 

La politica economica italiana segue le stesse linee programmatiche dal Primo Governo Berlusconi (1994): contenimento della spesa pubblica e introduzione della flessibilità.
La politica estera italiana, diciamo così, della Seconda Repubblica (1994-2008) ha addirittura accentuato, rispetto alla Prima, il filo-americanismo.
Per contro, nello stesso periodo, la situazione economica e sociale italiana, a detta di tutti, è peggiorata. Non siamo ancora a livelli sudamericani anni Novanta, perché abbiamo l’Europa dietro, ma comunque si è sulla buona strada.
Infine sul piano politico, l’Italia di oggi è “inzuppata” dall’ onda lunga dell’ antipolitica, in parte giustificata, in parte alimentata ad arte. E l’aspetto più grave di tale situazione, è nel fatto che l’antipolitica, per ora, sembra ben lontana dal trasformarsi in politica.
In queste condizioni votare non servirà assolutamente a nulla. Chiunque vinca, governerà secondo le linee politiche ed economiche di cui sopra.
Che fare?
Tre possibilità.
O non recarsi a votare.
O scegliere all’interno delle varie liste - che tra l’altro, stante questa legge elettorale, saranno “confezionate” dai partiti - personalità, come si dice, di assoluta serietà.
O votare quelle forze politiche, anche microscopiche, a destra come a sinistra, che rifiutino di confluire, o comunque di accordarsi con la palude di centrodestra o di centrosinistra. Sperando che in questo modo i micropartiti possano guadagnare consensi, autorevolezza politica e sociale. E poi chissà…
In questo senso, riteniamo inutile qualsiasi appello, a destra come a sinistra, all' embrassons nous “ per evitare la vittoria del “Tiranno Berlusconi” oppure dei “Comunisti, mangiatori di bambini”. Perché si farebbe solo il gioco dei conservatori sociali, di destra come di sinistra.
Infine, inutile illudersi sulla possibilità di poter uscire dalla palude in cui ora ci troviamo, grazie a una nuova legge elettorale. Il “blocco” è sistemico e non istituzionale, come abbiamo più volte scritto e come attestano le similarità e continuità programmatiche fra centrodestra e centrosinistra. Ed è sistemico soprattutto perché riguarda sociologicamente (come composizione e legami sociali) una classe dominante (politica ed economica) che purtroppo non vuole cedere le armi, pur avendo finora dimostrato grande inadaguetezza. Ma anche perché, di fatto, manca una classe di ricambio.
Perciò altro che elezioni… Qui il vero problema è come uscire dal vicolo cieco in cui è finita l'Italia.
P.S.
Ci permettiamo di segnalare ai lettori un post in argomento di Cloro: http://www.cloroalclero.com/?p=324#comments .