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Un appello per semi «veri»

di MarinellaCorreggia - 06/02/2008

 

«Aux semences, citoyens!» Con questo appello al popolo francese che parafrasa il noto refrain «Aux armes, citoyens!» della Marsigliese, l'associazione d'oltralpe Kokopelli (www.kokopelli.asso.fr) reagisce a una recente e grave sconfitta legale. La missione di Kokopelli, da quindici anni, è «difendere, conservare e moltiplicare» le varietà antiche di ortaggi, ereditate da 10.000 anni di selezione contadina, un vero patrimonio dell'umanità; varietà che sono anche più gustose, più nutrienti, più resistenti. Ma l'associazione ha perso la causa intentatale da alcune ditte sementiere per concorrenza sleale e «commercializzazione di semi non conformi»: le sementi antiche che vende Kokopelli, infatti, non sono iscritte negli elenchi autorizzati. I salvatori di semi si difendevano: «Questi antichi semi sono mantenuti nell'illegalità per una volontà politica. Far registrare una varietà a pagamento costerebbe 1.500 euro. Non possiamo pagare simili cifre, le varietà da recuperare e proteggere sono migliaia». Kokopelli si richiamava al Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della Fao (dunque dell'Onu) e la direttiva europea 98/95 che istituiva le varietà da conservazione; peccato che l'Ue dopo aver deciso dieci anni fa che andava fatto il catalogo per le varietà da conservazione, non abbia ancora detto come...Così, nessuno stato membro ha applicato la norma.
I magistrati francesi hanno condannato l'associazione a pagare multe salate. Un comunicato della rete francese Réseau semences paysannes (www.semencespaysannes.org) dichiara: «Lo stato condanna chi si impegna a rispettare il trattato Fao sulle risorse fitogenetiche, ratificato dalla Francia nel 2007 e destinato a riconoscere i diritti dei contadini a conservare, utilizzare, scambiare e vendere semi. L'industria sementiera francese vuole impedire la concorrenza che le viene portata dalla biodiversità seminata nelle aziende agricole e nei giardini». Il Réseau chiede al governo di Parigi di concedere l'amnistia a Kokopelli e di mettere la legislazione nazionale in linea con la direttiva 98/95 e gli accordi internazionali ratificati, permettendo l'iscrizione gratuita su un catalogo ufficiale delle varietà antiche o locali e autorizzando gli scambi di quantità non industriali di semi di varietà non iscritte nel catalogo.
E in Italia che succede? Alberto Olivucci dell'associazione Civiltà contadina (www.biodiversita.info) sottolinea comunque che anche nel nostro paese «se un'associazione o una società dotata di licenza sementiera prova a vendere quello che vendeva Kokopelli in Francia può essere accusata di falsa informazione. Kokopelli non è sempre stata precisa nelle sue accuse. Ecco perché stiamo facendo partire in Italia un sistema volontario di documentazione chiamato 'arca dei semi' che è sia database web sia scheda cartacea, con descrizioni e firma e un atto di responsabilità personale di conservazione. Dopodiché le varietà esisteranno e quindi non si potrà dire che non esistevano». Dice Riccardo Bocci, agronomo della Rete Semi rurali formata da otto associazioni unite da un patto di impegno nella salvaguardia dell'agrobiodiversità e della agricoltura contadina (terra terra, 15 novembre 2007) e che ha spinto per l'approvazione in parlamento di un testo legislativo ad hoc sulle varietà da conservazione (Legge 6 aprile 2007, n. 46, art. 2 bis): «Il panorama italiano è migliore di quello francese sul piano legislativo, ma soprattutto perché non ci sono le industrie sementiere che rompono le scatole. Ma a questo punto il ministero dell'agricoltura dovrebbe dare le norme attuative di questo articolo, e invece i funzionari preposti aspettano che arrivino novità da Bruxelles». Non sarà il caso di chieder loro conto? Prosegue Bocci: «Il Trattato Fao sulle risorse fitogenetiche da noi dovrebbe essere messo in pratica dalle regioni ma poche lo sanno e ancora meno fanno azioni o politiche in questa ottica». Diciamoglielo!