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La NATO e Israele: strumenti delle guerre americane in Medio Oriente

di Mahdi Darius Nazemroaya - 07/02/2008




Il ruolo della NATO nel teatro di guerra mediorientale
La NATO è il pugno di ferro dell'America, della Gran Bretagna, della Francia e della Germania. Queste quattro nazioni occidentali sono i pilastri della NATO.

Dopo la fine della Guerra Fredda la NATO è diventata uno strumento di sostegno agli obiettivi di politica estera e di sicurezza anglo-americani e franco-tedeschi. Pur esistendo delle differenze all'interno della NATO, gli interessi degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e di Israele - che dal 2005 è membro de facto della NATO - sono interconnessi all'interno dell'alleanza militare atlantica.

Sono due le aree del Medio Oriente militarizzate da potenze straniere: il Golfo Persico e il Levante.
A tale proposito, in Medio Oriente a partire dalla fine degli anni Settanta ci sono state due distinte fasi di militarizzazione: la prima chiaramente anglo-americana e risalente alla Guerra tra l'Iran e l'Iraq, la seconda un impegno congiunto della NATO con Francia e Germania come protagonisti in ruoli chiave.
Anche se il processo di militarizzazione del Levante è cominciato dopo la seconda guerra mondiale con la fondazione dello Stato Israele, il ruolo della NATO in questo processo si è delineato a partire dalla "Guerra globale al terrore" del 2001.

Parigi e Berlino rivelano il proprio ruolo nella "Guerra globale al terrore"
L'Unione Europea, guidata da Francia e Germania, ha attivamente supportato la politica estera anglo-americana fin dagli esordi della "Guerra globale al terrore". La conseguenza è stata la costante espansione del coinvolgimento della NATO nel Medio Oriente e in Asia Centrale.

Sia la NATO che Israele sono destinati ad assumersi grandi responsabilità nei prossimi eventuali conflitti regionali con l'Iran e la Siria. È evidente dal posizionamento delle truppe e delle navi da guerra della NATO in Medio Oriente, Afghanistan e ai confini con l'Iran e la Siria.

L'Iniziativa Araba di Pace del 2002: intrappolare i palestinesi alla Mecca e per mezzo di una frattura Gaza-Cisgiordania
Per quanto riguarda la Palestina, la catena di eventi che verranno discussi porterà ad Annapolis. Questi eventi hanno inizio con l'Iniziativa Araba di Pace del 2002 che fu proposta dall'Arabia Saudita a Beirut durante una conferenza della Lega Araba in Libano. La Conferenza di Annapolis è stata solo una risposta stravagante alla ben congegnata proposta saudita, che di fatto fu passata ai sauditi da Londra e Washington nel 2002 come parte del loro piano d'azione per il Medio Oriente.

Per capire dove la strada pubblicizzata ad Annapolis conduca i palestinesi e il Levante bisogna anche capire cosa è accaduto in Palestina dal 2001. Per arrivare ad Annapolis bisogna riconoscere quello che è successo tra Hamas e Fatah, il calcolato inganno dietro il ruolo dell'Arabia Saudita nell'Accordo della Mecca e gli obiettivi a lungo termine dell'America e dei suoi alleati in Medio Oriente e sul litorale mediterraneo.

Innanzitutto l'America e l'Unione Europea si sono rese conto che Fatah non rappresentava la volontà popolare della nazione palestinese e che altri partiti politici palestinesi le avrebbero sottratto il potere. Questo era un problema per Israele, Unione Europea e America perché avevano bisogno dei leader corrotti di Fatah per realizzare i propri obiettivi a lungo termine nei Territori Palestinesi, nel Mediterraneo Orientale e in Medio Oriente.
Nel 2005 il Dipartimento di Stato americano, la Casa Bianca e Israele cominciarono a prepararsi a una vittoria di Hamas nelle elezioni generali palestinesi. Così fu messa a punto una strategia per neutralizzare non solo Hamas ma tutte le forme legittime di resistenza palestinese agli obiettivi stranieri che hanno tenuto in ostaggio il popolo palestinese fin dalla "Nakba".

Israele, l'America e i loro alleati, che comprendevano l'Unione Europea, erano consapevoli del fatto che Hamas non avrebbe mai accettato quello che Washington aveva in mente per i palestinesi e per il Medio Oriente. In parole semplici, Hamas si sarebbe opposto al Progetto per il "Nuovo Medio Oriente" e a quello che sarebbe stato uno dei suoi esiti nel Levante, e cioè l'Unione Mediterranea. L'Iniziativa Araba di Pace del 2002 era una strada verso la materializzazione del "Nuovo Medio Oriente" e dell'Unione Mediterranea.

Mentre i sauditi recitavano il loro ruolo nel "Nuovo Medio Oriente" americano, Fatah veniva per così dire manipolata e manovrata contro Hamas, così da rendere necessaria un'intesa tra Hamas e Fatah. Ciò fu anche fatto sapendo che la prima reazione di Hamas come partito di governo palestinese sarebbe stata mantenere l'integrità dell'unità palestinese. Ed è qui che rientra in gioco l'Arabia Saudita, organizzando l'Accordo della Mecca. L'Arabia Saudita non aveva concesso ad Hamas alcun riconoscimento diplomatico prima dell'Accordo della Mecca.

L'Accordo della Mecca fu un imbroglio e una trappola per Hamas. La tregua Hamas-Fatah e il successivo governo palestinese d'unità nazionale non erano destinati a durare, dato che Hamas era stato convinto con l'inganno a firmare l'intesa della Mecca. L'Accordo della Mecca serviva a legittimare quello che sarebbe successo in seguito, una piccola guerra civile a Gaza.
Fu dopo la firma dell'Accordo della Mecca che elementi di Fatah guidati da Mohammed Dahlan (sotto la supervisione del generale statunitense Keith Dayton) ricevettero dagli Stati Uniti e da Israele l'ordine di rovesciare il governo palestinese di Hamas.

Esistevano probabilmente due piani, uno per il possibile successo elettorale di Fatah e l'altro in caso di fallimento (ben più probabile) di Fatah. Il secondo piano prevedeva due governi palestinesi paralleli, uno a Gaza guidato dal primo ministro Haniyeh e Hamas e l'altro in Cisgiordania controllato da Mahmoud Abbas e Fatah. Mahmoud Abbas e i suoi soci sollecitarono anche la creazione di un parlamento palestinese parallelo in Cisgiordania. [1]

L'Accordo della Mecca permise efficacemente a Fatah di governare la Cisgiordania in un paio di mosse. Visto che dopo l'Accordo della Mecca era stato creato un governo d'unità nazionale, un ritiro di Fatah dal governo servì a definire il governo di Hamas come illegittimo. Questo mentre i nuovi combattimenti a Gaza rendevano impraticabili nuove elezioni palestinesi. Mahmoud Abbas fu anche messo nella posizione di poter reclamare la legittimità del suo governo in Cisgiordania, governo che sarebbe stato visto da tutto il mondo per quello che era, cioè un regime illegittimo. Non è una coincidenza neanche che l'uomo scelto per guidare il governo di Mahmoud Abbas, Salam Fayyad, sia un ex dipendente della Banca Mondiale.
Con Hamas efficacemente neutralizzato ed escluso dal potere in Cisgiordania, si preparò il terreno per due cose: la proposta di schierare una forza militare internazionale nei Territori palestinesi e la Conferenza di Annapolis. [2]

La Conferenza di Pace di Annapolis: presagio di eventi a venire
Secondo Al Jazeera, prima della Conferenza di Annapolis furono firmate delle bozze di intesa tra Mahmoud Abbas e Israele (chiamate Accordo dei Princìpi) che garantivano che i palestinesi non avrebbero posseduto una forza militare quando alla Cisgiordania fosse stata concessa una qualche forma di auto-determinazione.
Gli accordi sollecitavano anche l'integrazione delle economie del Mondo Arabo con Israele e il posizionamento di una forza internazionale, simile a quelle in Bosnia e Kosovo, per supervisionare e implementare questi accordi nei Territori Palestinesi. Questo spiega anche perché ci fosse bisogno di neutralizzare Hamas e legittimare Mahmoud Abbas.

Ed è qui che rientrano in scena la Francia, l'Unione Europea e la creazione di un'Unione Mediterranea. Per anni, già prima della "Guerra globale al terrore", Parigi aveva chiesto che un contingente di truppe dell'Unione Europea o della NATO fosse posizionato in Libano e nei Territori Palestinesi. I popoli del Medio Oriente devono aprire gli occhi su quello che è stato programmato per le loro terre.

Il 19 febbraio 2004 Dominique de Villepin dichiarò che dopo l'uscita degli israeliani da Gaza vi sarebbero state mandate delle truppe e una conferenza internazionale avrebbe legittimato la loto presenza come parte della seconda fase della Roadmap israelo-palestinese e di un'iniziativa per un Grande Medio Oriente o "Nuovo Medio Oriente". [3] Questa dichiarazione fu fatta prima che Hamas andasse al governo e prima dell'Accordo dei Princìpi tra Mahmoud Abbas e Israele. Veniva però dopo l'Iniziativa Araba proposta dai sauditi.
È chiaro che gli eventi attuali in Medio Oriente rientrano in un piano militare tracciato prima della "Guerra globale al terrore".

Questo ci porta alla proposta di un'Unione Mediterranea avanzata da Nicolas Sarkozy. L'integrazione dell'economia israeliana con le economie del Mondo Arabo promuoverebbe ulteriormente la rete di relazioni globali stretta dagli agenti del Washington Consensus. L'Iniziativa Araba di Pace proposta dai sauditi, l'Accordo dei Princìpi e Annapolis sono tutte fasi nella creazione di un'integrazione economica del Mondo Arabo con Israele attraverso il Progetto per il "Nuovo Medio Oriente" e l'integrazione di tutto il Mediterraneo con l'Unione Europea attraverso l'Unione Mediterranea. La presenza di truppe della NATO e dell'Unione Europea in Libano fa anch'essa parte di questo obiettivo.

Déjà Vu libanese: internazionalizzazione della Striscia di Gaza da parte della NATO?
Ci sono ampie prove del fatto che la guerra del 2006 di Israele contro il Libano fu pianificata da Israele, gli Stati Uniti e la NATO. [4]
Dopo avere schierato le proprie truppe in Libano nel 2006 sotto le insegne dell'UNIFIL, la NATO si preparava anche a entrare nella Striscia di Gaza. In coincidenza con la guerra del 2006 in Libano, Israele doveva lanciare una vasta campagna contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Le autorità israeliane dicevano che dopo i combattimenti tra l'esercito israeliano e i palestinesi la NATO sarebbe entrata a Gaza. Avigdor Lieberman, l'ex ministro israeliano per gli affari strategici, vedeva la Striscia di Gaza come il prossimo obiettivo delle "operazioni di peacekeeping" della NATO. Avigdor Lieberman all'epoca era anche vice primo ministro di Israele.

Lieberman arrivò a dire, in presenza di Condoleezza Rice e di ufficiali statunitensi, che un'operazione militare contro i palestinesi nella Striscia di Gaza era "inevitabile" e che "il risultato di una tale azione sarebbe stato l'ingresso di 30.000 uomini della NATO da posizionare a Gaza" per prevenire un'ulteriore riarmo [palestinese]. [5] Amir Peretz, mentre ricopriva la carica di ministro della difesa, ha affermato nel marzo del 2007 che l'esercito israeliano aveva l'autorizzazione per compiere nuove operazioni militari nella Striscia di Gaza. [6]

I combattimenti previsti dalle autorità e dai comandanti israeliani hanno avuto luogo, ma non subito tra israeliani e palestinesi. Il conflitto si è scatenato tra i palestinesi di Gaza, dopo di che cominciarono le operazioni israeliane. Gli israeliani non fecero che subappaltare il lavoro sporco ai collaborazionisti palestinesi di Gaza, come Mohammed Dahlan. Anche gli appelli per ché la situazione a Gaza si internazionalizzasse come era successo in Libano, furono subappaltati a collaborazionisti palestinesi. Mahmoud Abbas, capo di Fatah, ha seguito diligentemente il copione di Stati Uniti e Israele.


Israele: il braccio de facto della NATO
"L'obiettivo di Israele in termini di diplomazia e di sicurezza... deve essere chiaro: aderire alla NATO ed entrare nell'Unione Europea".
Avigdor Lieberman, ministro israeliano per gli affari strategici

Israele ha creato un accordo di cooperazione militare ad alto livello con la NATO. Avigdor Lieberman ha dichiarato che Israele si prepara a diventare un avamposto dell'Unione Europea e membro formale della NATO. [7] L'ex ministro israeliano è riuscito anche a gestire contatti ad alto livello tra Israele e la NATO e il dossier di guerra iraniano. Si è impegnato con gli Stati Uniti e la NATO in merito al coordinamento dei preparativi di guerra contro Siria e Iran.
Sin dalla fondazione dello Stato Ebraico, Israele è stato percepito come un avamposto del cosiddetto "Occidente" e dei suoi interessi nel Medio Oriente e nel Mondo Arabo. Israele è membro attivo dell'Operazione NATO Active Endeavour nel Mediterraneo Orientale. Benché Israele non sia membro della NATO, insieme alla Turchia costituisce la spina dorsale della forza NATO nel Medio Oriente. Sia la Turchia che Israele sono destinati ad assumere importanti ruoli militari nella regione del Mediterraneo.

Verso la fine del 2007 Israele ha cominciato a dichiarare di aver ricevuto il "via libera" degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e del loro corpo militare comune, la NATO, per lanciare un attacco contro l'Iran. Questo innescherebbe una guerra di vasta portata in Medio Oriente. L'esercito israeliano si è addestrato costantemente e le sue truppe hanno ricevuto dai loro superiori l'ordine di tenersi pronte per una "guerra a tutti gli effetti".

Creare barriere nei Territori Palestinesi: mosse calcolate in vista del futuro?
Molti in Palestina e in Israele hanno paragonato la Striscia di Gaza a un grande centro di detenzione o prigione. I movimenti sono limitati, il diritto alla mobilità violato, e l'intera aera è circondata da barriere e filo spinato. Alcune parti sono ancora occupate dai soldati israeliani e usate come zone di rispetto.

La Cisgiordania è un'area vasta se paragonata alla Striscia di Gaza. La Striscia di Gaza è una frazione delle dimensioni della Cisgiordania. Ha una superficie totale di circa 360 kmq e un confine di 51 km con Israele. La Cisgiordania invece ha una superficie totale ufficiale di 5949 kmq. Per l'esercito israeliano è molto più facile controllare o sigillare i confini di Gaza che la Cisgiordania. Dal punto di vista del personale civile e militare israeliano vale la stessa considerazione. Anche in questo senso sigillare e gestire Gaza sarebbe la soluzione più facile.

In Cisgiordania sarà Fatah con l'aiuto delle truppe straniere a essere usata per contenere i combattenti palestinesi nell'eventualità di una più ampia guerra in Medio Oriente. L'internazionalizzazione della situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania con l'apporto di truppe straniere della NATO e dei paesi arabi può essere anche vista come parte di un tentativo di creare una barriera militare per Israele.

Gabi Ashkenazi, un generale israeliano di origini bulgare e siriane, con esperienza sul campo in Libano come supervisore dell'Esercito del Libano del Sud, è subentrato a Daniel Halutz al comando dell'esercito israeliano. Ashkenazi era stato incaricato di costruire la barriera, che è stata spesso definita "Muro dell'Apartheid", tra la Cisgiordania e Israele. Anche se non è stato completato, nell'eventualità di una guerra nella regione il Muro dell'Apartheid impedirebbe ai palestinesi di attraversare la Cisgiordania e combattere contro le forze israeliane.

Creare ulteriori barriere tra il Libano e Israele
L'UNIFIL post-2006 dislocata nel Sud del Libano dopo il bombardamento israeliano del Libano non è l'UNIFIL pre-2006. È un'entità più efficace dal punto di vista bellico e si presta anch'essa a essere usata come scudo per Israele contro i libanesi in caso di guerra regionale scatenata da Israele.

Un'altro aspetto importante è che durante la guerra del 2006 l'esercito israeliano ha disseminato nel Libano del Sud circa tre milioni (o più) di bombe a grappolo fornite dagli americani. Appare estremamente sospetta e sinistra la fretta israeliana di saturare il Libano del Sud di queste bombe a grappolo quando gli attacchi del 2006 contro il Libano si stavano concludendo. La geografia del Libano del Sud fornisce una spiegazione parziale: è la regione del Libano che confina con Israele.

L'inondazione di bombe a grappolo israeliane nel Libano del Sud è stata una mossa calcolata per creare un'ulteriore barriera rispetto a potenziali nemici in una futura guerra in Medio Oriente. Queste bombe sono diventate praticamente delle mine che impediranno a un'ondata di combattenti libanesi di entrare in Israele in caso di guerra contro Iran, Siria, palestinesi e Libano.

Scenario di guerra regionale: i preparativi israeliani per una rappresaglia missilistica
Il Progetto per un "Nuovo Medio Oriente" avrà un prezzo alto, e quel prezzo sarà la guerra. La militarizzazione della Striscia di Gaza ha una logica complessa ed è collegata ai preparativi per un conflitto mediorientale più vasto. Il dispiegamento di truppe straniere nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania, come nel Libano, e l'isolamento della Cisgiordania per mezzo del Muro servono anch'essi allo scopo di tenere a bada i palestinesi se in Medio Oriente dovesse scoppiare una guerra più vasta tra Israele, l'America, e la NATO da una parte e la Siria, l'Iran e i loro alleati dall'altra.

La logica di questa analisi si basa sul fatto che una guerra contro Iran e Siria ridurrebbe e indebolirebbe l'esercito israeliano: i missili balistici israeliani lascerebbero esposte le forze israeliane, e i vari gruppi di resistenza palestinesi lo sanno bene. Se scoppiasse una guerra tra Israele e Iran e Siria, nei Territori i palestinesi si ritroverebbero quasi sullo stesso piano degli israeliani dal punto di vista militare. La dinamica del conflitto tra Israele e i palestinesi cambierebbe nel giro di poche ore.

Le divisioni tra i libanesi e i palestinesi ostacolerebbero l'efficacia di uno sforzo militare combinato contro Israele in caso di vasta guerra regionale. La situazione è la stessa dell'Iraq: più gli iracheni sono divisi, più le loro azioni militari contro le forze di occupazione risultano indebolite. In Iraq si è ripetuta la Nakba. Non ci si deve ingannare al riguardo: le occupazioni della Palestina e dell'Iraq hanno gli stessi artefici e le stesse caratteristiche. Il Bilad Al-Sham, l'Iraq e i loro popoli condividono la stessa fonte di sofferenza.

Esiste un collegamento tra le aperture a una Nazione Palestinese e la guerra?
"La guerra che noi [Israele] facciamo in Medio oriente non è solo una guerra dello Stato di Israele (...) e noi [Israele] siamo in prima linea".
Avigdor Lieberman, ministro per gli affari strategici.

In seguito all'assassinio di Hariri la Francia e la Germania sono diventate più attive nel valzer diplomatico mediorientale. Le risorse franco-tedesche sono perfettamente attive e allineate con gli interessi anglo-americani sul fronte diplomatico. Prima di recarsi in visita di stato in Egitto, il Cancelliere Angela Merkel ha dichiarato che la Germania e l'Unione Europea avrebbero riavviato il processo di pace arabo-israeliano. [8] I diplomatici franco-tedeschi e l'Unione Europea hanno inoltre armonizzato le loro azioni con l'Arabia Saudita per rabbonire i palestinesi. [9]

Si possono tracciare molti parallelismi tra la marcia verso la guerra in Iraq del 2002 e del 2003 e l'attuale marcia verso la guerra contro la Siria e l'Iran. Uno di questi parallelismi è l'iniziativa della Casa Bianca di resuscitare un cosiddetto "processo di pace arabo-israeliano" e contribuire a instaurare uno Stato Palestinese indipendente prima dell'invasione anglo-americana dell'Iraq.
C'è un forte legame tra le guerre americane in Medio Oriente e le aperture a uno stato palestinese tra gli arabi, Gli Accordi di Oslo erano anch'essi collegati alla sconfitta dell'Iraq nella Guerra del Golfo del 1991. È per questo che durante il suo viaggio presidenziale in Medio Oriente e la sua visita in Israele George W. Bush Jr. ha parlato più della minaccia dell'Iran che di pace?
Una delle ragioni delle dichiarazioni di facciata a favore di uno stato palestinese era assicurarsi che nessuno dei governi clienti del mondo arabo potesse essere rovesciato da una rivolta delle popolazioni arabe. La Questione Palestinese e l'appoggio ai palestinesi è un argomento che può conquistare o far perdere i favori del Mondo Arabo e di molte popolazioni musulmane. L'idea è che finché c'è un temporaneo silenzio sul fronte palestinese si possono aprire nuovi fronti senza il timore di creare pericolose sollevazioni in Medio Oriente e altrove.

Le consultazioni NATO-Israele al Quartier Generale della NATO a Bruxelles
Sta emergendo uno schema coerente per quanto riguarda la NATO, il Mediterraneo Orientale e la "Guerra globale al terrore". Alla fine di giugno del 2007 al Quartier Generale della NATO a Bruxelles si sono svolti incontri ufficiali ad alto livello tra Avigdor Lieberman e altre autorità israeliane e rappresentanti della NATO. [10] Il vice segretario generale della NATO, l'italiano Alessandro Minuto Rizzo, e una delegazione israeliana guidata da Avigdor Lieberman hanno discusso l'impiego anticipato di unità e forze della NATO nella Striscia di Gaza. [11]

Il vice segretario generale della NATO e gli israeliani hanno anche discusso il dispiegamento di una forza internazionale a Gaza per mantenere l'ordine e impedire ai palestinesi di armarsi. [12] Durante gli incontri si è anche discusso dell'Iran e delle difese aree di Israele, e dell'approfondimento della cooperazione in materia di intelligence tra la NATO e Israele. [13] Al ritorno da questi incontri in Europa Occidentale Avigdor Lieberman ha dichiarato alla radio israeliana che gli Stati Uniti, l'Unione Europea e la NATO avevano dato a Israele il "via libera" per iniziare una guerra in Medio Oriente lanciando in un dato momento un attacco contro l'Iran. [14]


Nel 2007 la NATO ha dato a Israele il "via libera" per dare il via a una guerra contro l'Iran
"L'Iran è un paese complesso e non sembra che Israele abbia la forza per contrastarlo [sfidarlo]"
Javier Solana, alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e di sicurezza ed ex segretario generale della NATO (Der Tagesspiegel)

Al ritorno dal suo viaggio in Europa Occidentale, dove aveva conferito con il Quartier Generale della NATO, l'ex ministro israeliano per gli affari strategici, Avigdor Lieberman, ha dichiarato agli inizi di luglio del 2007 che aveva ricevuto la tacita benedizione dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e della NATO per lanciare un attacco militare israeliano contro l'Iran. "Se diamo il via a operazioni militari esclusivamente contro l'Iran, l'Europa e gli Stati Uniti ci appoggeranno", ha detto Avigdor Lieberman alla Radio dell'Esercito, in un messaggio indirizzato ai militari israeliani, dopo il viaggio in Europa e gli incontri con le autorità dell'Unione Europea, lo spagnolo José María Aznar, e il vice segretario generale della NATO.

Avigdor Lieberman ha detto anche che a causa delle guerre in Afghanistan e in Iraq gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i loro alleati europei non erano in grado di dare il via a una guerra contro l'Iran e i suoi alleati, ma erano disposti a permettere a Israele di attaccare l'Iran.
Avigdor Lieberman ha anche affermato che gli Stati Uniti e la NATO sarebbero intervenuti al fianco di Israele quando la guerra contro l'Iran e i suoi alleati fosse cominciata. Il messaggio della NATO e dell'Unione Europea a Lieberman era che Israele dovesse "prevenire da solo la minaccia", il che significa che Israele doveva lanciare la guerra contro l'Iran e i suoi alleati nella regione. [15]

Israele avrà la protezione della NATO in uno scenario di guerra con l'Iran e la Siria
"Il modo migliore per fornire a Israele quell'ulteriore sicurezza è migliorare la sua relazione con il braccio collettivo [di difesa] dell'Occidente: la NATO. Si può poi discutere se quella relazione debba culminare nell'ingresso di Israele nell'alleanza o diventare semplicemente una collaborazione più stretta sul piano operativo e strategico. Dopo tutto una classica garanzia di sicurezza richiede confini chiari e riconosciuti da difendere, cosa che attualmente Israele non possiede. La configurazione di una relazione potenziata tra Israele e la NATO richiederà un'attenta diplomazia e pianificazione".
Ronald D. Asmus, direttore esecutivo del Transatlantic Center del German Marshall Fund a Bruxelles (21 febbraio 2006)

Israele non è in grado di sfidare militarmente l'Iran. Militarmente l'Iran gli è superiore, al di là di ogni illusione sulla forza israeliana. Tel Aviv si limiterà a lanciare una guerra contro l'Iran, se gli Stati Uniti e la NATO l'affiancheranno nelle operazioni militari.

In un tale scenario gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la NATO si schiereranno immediatamente o quasi al fianco di Israele, come ha detto Avigdor Lieberman.
Si tratta di un piano premeditato. I capi della NATO diranno ai loro cittadini che Israele è stato costretto ad attaccare l'Iran per paura e per il proprio "diritto a esistere". Poi si schiereranno con Israele. Andrebbe detto anche che quando il "diritto a esistere" di un organismo priva del "diritto a esistere" tutti gli organismi circostanti, esso diviene una minaccia al pari di un cancro.

Nel marzo del 2006 in Gran Bretagna si è saputo i capi della NATO avevano accennato al proprio ruolo in un attacco di Israele e Stati Uniti contro l'Iran.
Sarah Baxter e Uzi Mahnaimi hanno riferito che il generale Axel Tüttelmann, comandante della Airborne Early Warning and Control Force (AWAC), aveva assicurato alle autorità israeliane che la NATO avrebbe partecipato a una futura campagna contro gli iraniani. [16]
"I commenti di Tüttelmann hanno rivelato che l'alleanza militare [la NATO] potrebbe svolgere un ruolo di supporto se l'America [e Israele] lanciasse degli attacchi aerei". L'articolo rivelava anche che il generale stava presentando agli israeliani l'aereo di sorveglianza e allerta AWAC. [17] La presentazione degli aerei di sorveglianza della NATO suggerisce l'esistenza di preparativi di guerra congiunti Israele-NATO.

L'analista Patrick Cronin dell'International Institute for Strategic Studies ha dichiarato nel 2007 al Guardian (U.K.) che se Israele insisteva a colpire l'Iran gli Stati Uniti avrebbero dovuto ricorrere ad "azioni decisive", insinuando che l'America sarebbe entrata in guerra a fianco di Israele in un conflitto innescato da quest'ultimo. [18]

Israele si impegna a creare un clima strategico: ma per conto di chi?
Napoleone Bonaparte disse: "Non si deve permettere che gli incidenti internazionali plasmino la politica estera, è la politica estera che deve plasmare gli incidenti internazionali". A prescindere dal giudizio su questa figura storica, Bonaparte era un genio strategico e un grande statista. Nella sua vita l'ufficiale corso riuscì a diventare generale e imperatore di Francia, Re d'Italia, Protettore della Confederazione del Reno e Mediatore della Confederazione Elvetica. Le sue campagne lo portarono dalle Piramidi egiziane e dalle colline iberiche fino alla Polonia e a Mosca. Era un uomo di intelletto che conosceva molto bene le dinamiche delle relazioni internazionali e la politica degli incidenti.

Se Napoleone Bonaparte fosse ancora vivo non si sorprenderebbe degli eventi in corso sullo scenario mondiale, specialmente in Medio Oriente. Oggi la politica estera sta ancora plasmando gli incidenti internazionali. Israele è un'entità bellicosa che cerca di scolpire e plasmare il proprio ambiente strategico.

Se gli Stati Uniti o la Gran Bretagna prendessero l'iniziativa di un'altra guerra, i loro capi politici dovrebbero affrontare la violenta opposizione dell'opinione pubblica, che finirebbe per minacciare il sistema politico anglo-americano e perfino creare instabilità interna. Ma se a iniziare una guerra fosse Israele la situazione sarebbe completamente diversa.
Se Israele lanciasse una guerra con il pretesto di difendersi da una crescente minaccia iraniana, gli Stati Uniti e la NATO interverrebbero per "proteggere Israele” dalle rappresaglie iraniane senza dare l'impressione di aver dato il via a un'altra guerra internazionale illegittima.
La colpa della guerra verrebbe attribuita a Israele più che all'amministrazione USA o al suo indefettibile alleato britannico. I leader politici occidentali direbbero che è un loro dovere nazionale proteggere Israele nonostante abbia infranto le leggi internazionali.

Armageddon nucleare in Medio Oriente: Israele userà le armi nucleari contro il Mondo Arabo e l'Iran?
Secondo Norman Podhoretz, una delle cosiddette forze intellettuali che stanno dietro la politica estera dell'amministrazione Bush Jr., nel numero di febbraio 2008 di Commentary Magazine, "La sola alternativa che mi sembrava anche solo remotamente plausibile era che [George W. Bush Jr.] affidasse il compito [di lanciare una guerra contro l'Iran] all'esterno, agli israeliani".
Non solo Podhoretz ha suggerito di convincere Tel Aviv ad attaccare l'Iran per conto degli Stati Uniti, ma ha anche detto che una guerra nucleare in Medio Oriente tra israeliani e iraniani è inevitabile a meno che non si bombardi l'Iran. E questo malgrado il fatto che il programma nucleare iraniano sia stato certificato come pacifico dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Basandosi sugli studi di Anthony Cordesman, Podhoretz ha anche avanzato l'idea che Israele dovrà eliminare i suoi vicini arabi, come l'Egitto e la Siria (anche se alleati di Israele e in pace con esso come l'Egitto).
Per usare le parole di Podhoretz: "Nel macabro scenario tracciato da Cordesman morirebbero decine di milioni di persone, ma Israele - anche con una popolazione civile decimata e le sue principali città distrutte - sopravviverebbe, seppure a stento, come società funzionante. Non così l'Iran, né i suoi '[vicini] arabi', in particolare Egitto e Siria, che secondo Cordesman Israele dovebbe attaccare per 'assicurarsi che nessuna altra potenza possa trarre vantaggio da un attacco iraniano'. Inoltre Israele per disperazione potrebbe mirare ai pozzi petroliferi, alle raffinerie e ai porti del Golfo [Persico]".

Déjà vu Osirik/Osiriq: si prepara un attacco israeliano contro l'Iran?
Va notato che Pervez Musharraf ha cominciato un viaggio in Europa nella stessa finestra temporale dei viaggi presidenziali del presidente americano e di Nicolas Sarzoky in Medio Oriente e delle dimissioni di Avigdor Lieberman dal governo israeliano. [19] Lo scopo del viaggio di Musharraf è di coordinarsi con l'Unione Europea e la NATO a Bruxelles, e di recarsi in visita di stato in Francia, Gran Bretagna e Svizzera. [20] Il viaggio di Musharraf avviene mentre il Pakistan attraversa una grave crisi politica e alla vigilia delle dichiarazioni di guerra israeliane nei confronti dell'Iran.
Anche il segretario generale della NATO, Jakob (Jaap) de Hoop Scheffer, ha visitato gli Emirati Arabi poco tempo dopo i viaggi di George W. Bush Jr. e Nicolas Sarkozy; de Hoop Scheffer ha detto ai suoi ospiti ad Abu Dhabi che la NATO avrebbe operato nel Golfo Persico per contenere l'Iran. [21] Il segretario generale della NATO ha anche definito l'Iran una minaccia sia per il Consiglio di Cooperazione del Golfo sia per i membri della NATO. Il viaggio e le dichiarazioni del segretario generale de Hoop Scheffer sono in linea con i piani anglo-americani e franco-tedeschi per il Medio Oriente e l'Iran. Mentre si trovava negli Emirati Arabi il segretario generale della NATO ha anche accennato che la NATO sarebbe intervenuta nel conflitto arabo-israeliano, che come si è osservato è in preparazione da anni. [22]

Dichiarazioni allarmanti sull'intenzione di Tel Aviv di attaccare l'Iran si sono ripetute fin dal 2004 e si sono fatte più forti. All'ultima Conferenza di Herzliya, una conferenza annuale sulla sicurezza nazionale in Israele, John Bolton ha incoraggiato Tel Aviv a bombardare l'Iran citando l'attacco aereo israeliano del settembre 2007 contro la Siria come precedente per un altro attacco. [23] Ironicamente, alla fine di gennaio 2008 Ehud Barak ha cominciato a dire che l'Iran è nelle fasi finali della fabbricazione di testate nucleari, proprio mentre il governo israeliano annunciava il successo di missili che trasportano testate nucleari. [24]

Anche Parigi ha suggerito che Israele lancerà una guerra contro l'Iran; in un'intervista concessa a Le Nouvel Observateur, Nicolas Sarkozy ha dichiarato che le probabilità di un attacco israeliano contro l'Iran sono molto più alte di un attacco americano. [25] Anche il segretario alla sicurezza degli Stati Uniti, Michael Chertoff, in un'intervista con RIA Novosti ha confermato che gli Stati Uniti non avrebbero lanciato alcun attacco contro l'Iran. [26]

L'Iran e la Siria hanno dichiarato che sono pronte a proteggersi e che reagirebbero a un'aggressione israeliana. [27] In tutto il Medio Oriente le forze che si oppongono al controllo straniero sono in allerta in vista di unA qualche forma di ostilità israeliana. "Se Israele lancia una nuova guerra contro il Libano promettiamo una guerra che cambierà il volto di tutta la regione", ha ammonio in previsione di una nuova aggressione israeliana il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, durante una cerimonia pubblica a Beirut. [28]

Israele: strumento della politica estera statunitense in Medio Oriente
Tel Aviv conferma le accuse di essere uno strumento dei progetti coloniali in Medio Oriente. La maggioranza degli israeliani è essa stessa manipolata da un sistema complesso che comprende la disinformazione mediatica, la politica della paura e condizionamenti psicologici di vecchia data. Il sangue israeliano viene sfruttato per opprimere, uccidere, depredare, e per alimentare gli imperi economici. Il mercantilismo è ancora in buona salute, ma in forma mutata.

Israele attraverso i suoi governanti e i suoi militari viene usato per mantenere alta la tensione in Medio Oriente. Israele è un strumento che giustifica l'intervento anglo-americano e franco-tedesco. Perché altrimenti gli Stati Uniti si sarebbero infuriati con Israele perché Tel Aviv non aveva messo in pericolo i propri interessi attaccando la Siria durante il conflitto del 2006 contro il Libano e affrontando una guerra allargata con Iran e Siria? [29]

A dispetto di quello che vuole e pensa la maggioranza della popolazione israeliana, Ehud Olmert, un uomo noto per la sua corruzione quando era sindaco di Gerusalemme Ovest, occupa ancora la carica di primo ministro. Come la volontà democratica degli americani è stata ignorata riguardo all'Iraq, la volontà democratica degli israeliani è stata ignorata a proposito di Ehud Olmert. Come avviene in molti altri paesi, per le élite del potere gli interessi della popolazione israeliana non contano. I leader israeliani non ubbidiscono agli interessi degli israeliani, ma al Washington Consensus.

La coalizione di Ehud Olmert può durare abbastanza per dare il via a una guerra nella regione. La carriera politica del primo ministro Olmert è praticamente finita e non ha niente da perdere cominciando un'altra guerra. Avigdor Lieberman, l'uomo che ha guidato le consultazioni ad alto livello con la NATO per conto di Tel Aviv, ha lasciato il governo israeliano durante la visita di George W. Bush Jr. in Israele nel corso del viaggio presidenziale in Medio Oriente. Lieberman ha attribuito le sue dimissioni ai "colloqui di pace" con i palestinesi, ma in realtà ha preso questa decisione a causa della Commissione Vinograd e nell'ambito di una tattica per mantenere il partito laburista all'interno della coalizione di governo di Ehud Olmert. È una tattica per dare al governo di Olmert abbastanza tempo per lanciare una guerra regionale contro l'Iran.

Perfino i nemici di Israele concordano sul fatto che Tel Aviv agisce per conto degli interessi anglo-americani e stranieri. Nel 2004 il contrammiraglio Ali Shamkhani, allora ministro della difesa iraniano, ammonì il governo statunitense che in caso di attacco israeliano la risposta militare iraniana sarebbe stata diretta sia contro Israele sia contro gli Stati Uniti. Si intende, a tale proposito, che se Tel Aviv dovesse lanciare una guerra avrebbe bisogno del via libera statunitense prima di far partire gli attacchi. [30] La Casa Bianca è stata anche perfettamente al corrente di tutti i test missilistici di Israele, e i preparativi di guerra di Israele hanno comportato un coordinamento tra i due paesi attraverso organismi come l'Israeli-U.S. Joint Political Military Group. [31]

In seguito alla guerra del Libano del 2006, il vice segretario generale di Hezbollah sceicco Naim Qassam (Kassam) ha dichiarato in un'intervista concessa alla televisione Al-Manar: "Chi ha cominciato la guerra? Israele. Si è visto che Israele non reagisce in modo proporzionato, ma piuttosto esegue decisioni già prese dagli americani. L'aggressione era stata pianificata". [32] Lo sceicco Naim Qassam ha poi accusato "Israele di agire come braccio degli Stati Uniti". Ha spiegato che "Tutti hanno sempre detto che è Israele a muovere le fila dell'America, ma adesso risulta che è l'America a manovrare Israele. Israele è diventato il braccio dell'America". [33]


NOTE

[1] Khaled Abu Toameh, PLO to form separate W. Bank parliament, The Jerusalem Post, 14 gennaio 2008.

[2] Emine Kart, Ankara cool towards Palestine troops, Today’s Zaman, 3 luglio 2007.

[3] Dominique René de Villepin, Déclarations de Dominique de Villepin à propos du Grand Moyen-Orient, interview with Pierre Rousselin, Le Figaro, 19 febbraio 2004.

[4] Mahdi Darius Nazemroaya, The Premeditated Nature of the War on Lebanon: A Stage of the Broader Middle East Military Roadmap, Centre for Research on Globalization (CRG), 10 settembre 2007.

[5] Israeli action in Gaza ‘inevitable,’ Al Jazeera, 14 gennaio 2007.

[6] Tom Spender, Israel ‘planning Gaza invasion,’ Al Jazeera, 4 aprile 2007.

[7] Avigdor Lieberman: Israel should press to join NATO, EU, Haaretz, 1° gennaio 2007.

[8] Germany to help renew Mideast peace efforts: Chancellor, Xinhua News Agency, 10 dicembre 2006.

[9] Angela Merkel sets off to Middle East, Associated Press, 31 marzo 2007.

[10] Ronny Sofer, Lieberman wants NATO troops in Gaza, Yedioth Ahronoth, 28 giugno 2007.

[11] Ibid.

[12] Ibid.

[13] Ibid.

[14] NATO: The US and Europe can not suspend Iran’s nuclear program, Azeri Press Agency (APA), 11 luglio 2007.

[15] Ibid.

[16] Sarah Baxter and Uzi Mahnaimi, NATO may help US strikes on Iran, The Times (U.K.), 5 marzo 2006.

[17] Ibid.

[18] Julian Borger and Ewen MacAskill, Cheney pushes Bush to act on Iran, The Guardian (U.K.), 16 luglio 2007.

[19] Pakistan President arrives in Belgium for Europe tour, The Times of India, Gennaio 2008.

[20] Ibid.

[21] Indel Ersan, NATO chief urges cooperation with Gulf over Iran, ed. Andrew Roche, Reuters, 24 gennaio 2008.

[22] Jamal Al-Majaida, NATO chief discusses alliance’s role in Gulf, Khaleej Times, 27 gennaio 2008.

[23] Yuval Azoulay and Barak Ravid, Bolton: ‘Near zero chace’ Pres. Bush will strike Iran, Haaretz, 24 gennaio 2008; il ministro dei trasporti di Israele, Shaul Mofaz, alla Conferenza di Herzilya ha indicato che gli anni 2008 e 2009 vedranno gli ultimi sforzi diplomatici contro Teheran prima di un'opzione militare (attacco) contro gli iraniani. Il ministro dei trasporti aveva già espresso simili minacce prima di dire che le sanzioni dovevano agire contro l'Iran fino alla fine del 2007, finché non fosse pronta l'opzione militare. Questa precedente minaccia era stata espressa quando guidava la delegazione israeliana dell'Israeli-U.S. Joint Political Military Group, che si concentra su Iran, Siria, Palestina e Libano. Shaul Mofaz era anche ex comandante dell'esercito israeliano, ex ministro della difesa israeliano, e a oggi è tra coloro che si occupano del materiale sull'Iran a Tel Aviv.

[24] Iran may be working on nuclear warheads: Israeli Defence Minister, The Times of India, 26 gennaio 2008; Israel suspects Iranians already working on nuclear warhead, Agence France-Presse (AFP), 16 gennaio 2008; Lally Weymouth, A Conversation With Ehud Barak, The Washington Post, 26 gennaio 2008, p.A17.

[25] Sarkozy: France worried by Iran-Israel tension, Associated Press, 12 dicembre 2007.

[26] U.S. will not attack Iran, Russian News and Information Agency (RIA Novosti), 25 gennaio 2008.

[27] Bush trying to foment discord in Mideast, Tehran Times, January 28, 2008, p.A1+; Mahdi Darius Nazemroaya, America’s “Divide and Rule” Strategies in the Middle East, Centre for Research on Globalization (CRG), 17 gennaio 2008; Nir Magal, Syrian VP: We’ll retaliate for Israeli aggression, Yedioth Ahronoth, 8 settembre 2007.

[28] Hezbollah chief scoffs at Israel at rare public appearance, Agence France-Presse (AFP), 19 gennaio 2008.

[29] Yitzhak Benhorin, Neocons: We expected Israel to attack Syria, Yedioth Aharonot, 16 dicembre 2006.

[30] Anthon La Guardia, Iran wars Israel on pre-emptive strike, The Telegraph (U.K.), 19 agosto 2004.

[31] Mahdi Darius Nazemroaya, Israel’s Nuclear Missile Threat against Iran, Centre for Research on Globalization (CRG), January 19, 2008; Hilary Leila Krieger, Mofaz warns sanction on Iran must bite by year’s end, The Jerusalem Post, 7 giugno 2007.

[32] Hanan Awarekeh, Kassem: If Israel attacks, we’ll show them surprise, Al-Manar, 12 luglio 2007.

[33] Ibid.


Articolo originale pubblicato il 29 gennaio 2008

Traduzione di Manuela Vittorelli