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Sarà profondo rosso per deficit e debito Usa

di Marzio Paolo Rotondo' - 07/02/2008

 

Sarà profondo rosso per deficit e debito Usa



Si prospetta salato il conto economico degli Stati Uniti per l’anno prossimo. Per la prima volta nella sua storia, infatti, Washington chiederà al Congresso di approvare una busta di finanziamenti pari ad oltre 3.000 miliardi di dollari. Il piano di rilancio contro le difficoltà economiche ed i finanziamenti alla guerra in Iraq ed Afghanistan, peseranno molto sulle finanze pubbliche statunitensi dei prossimi anni. A pagare le spese è la sanità pubblica ed, intanto, il debito continua a salire vertiginosamente.
Il piano “favorirà la crescita ed il mantenimento del controllo sulle spese, continuando a finanziare le priorità come la sicurezza nazionale”, secondo quanto affermato da George W. Bush. “Il nostro bilancio protegge l’America e incoraggia la crescita economica. Il Congresso deve approvarlo”, ha concluso l’inquilino della Casa bianca.
Nel dettaglio, l’amministrazione statunitense intende finanziare le proprie spese ricorrendo ad un rosso di 410 miliardi di dollari nel 2008 e 407 miliardi nel 2009, a fronte dei “soli” 162 del 2007. In termini percentuali rispetto al prodotto interno lordo, quest’incremento rappresenta una variazione sostanziale: se il deficit/pil è stato dell’1,2% nel 2007, salirà al 2,9% nel 2008 ed al 2,7% nel 2009.
Il motivo principale di questo incremento esponenziale del deficit, risiede nel rallentamento della congiuntura statunitense e nel relativo piano di rilancio economico da circa 145 miliardi di dollari, 125 nel 2008 e 20 nel 2009. Anche la difesa sarà una voce pesante per gli americani: la Casa bianca intende chiedere al Congresso oltre 70 miliardi di dollari per le due guerre intraprese dagli Usa. Nel complessivo, le spese Usa del periodo 2008-2009 aumenteranno a quota 3.107 miliardi di dollari, mentre i ricavi a 2.700, creando un disavanzo di 407 miliardi. Tuttavia, l’amministrazione Bush è convinta che si possa tornare all’equilibrio di bilancio entro il 2012, anche se è ancora molto difficile attualmente fare previsioni realistiche sull’economia statunitense.
Malgrado il progetto di bilancio sia generoso dal punti di vista della spesa pubblica, saranno molti i tagli in settori sensibili dell’economia statunitense. La maggior parte delle critiche al piano di Bush sono state indirizzate verso il comparto della sanità pubblica, che nei prossimi anni potrebbe stringere di molto la cintura. L’amministrazione statunitense intende infatti rallentare in modo drastico la crescita delle spese sanitarie collettive, già molto ridotte nel sistema Usa, con l’intento di economizzare 16 miliardi di dollari già nel 2009 e ben 619 nell’arco di dieci anni.
I più critici parlano di una politica disastrosa per la salute della maggior parte degli americani, e hanno ragione.
Il budget presentato al Congresso dal presidente Usa vanta cifre record, ma nonostante ciò gli esperti lamentano un taglio del 7% ai ‘Centers for Disease Control and Prevention’, il principale organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, con il compito di monitorare, prevenire e suggerire gli interventi più appropriati in caso di epidemie. Ma non solo. La sforbiciata di Bush ha toccato anche i due programmi di assistenza sanitaria pubblica, ‘Medicare’, dedicato agli anziani, e ‘Medicaid’, pensato per i meno abbienti.
Nell’arco di 5 anni, al primo saranno sottratti 12,8 miliardi di dollari, mentre al secondo 18,2 miliardi. Più fondi, invece, per il ‘National Institutes of Health’ e per la ‘Food and Drug Administration’, ma anche qui le critiche non mancano. C’è chi sostiene, infatti, che gli aumenti sarebbero troppo piccoli a fronte dell’innegabile incremento di costi.
“Siamo profondamente turbati - ha affermato Daniel Jones, presidente della ‘American Heart Association’ - Il finanziamento alla ricerca su cuore e ictus presso il ‘National Institutes of Health’ non tiene conto dell’inflazione per il sesto anno di fila”. E Jeff Levi, direttore esecutivo del no-profit ‘Trust for America’s Health’, incalza: “In un momento in cui i costi sanitari sono alle stelle, dovremmo investire di più per mantenere sani gli americani, invece di tagliare i fondi per la prevenzione delle malattie”.
Se la manovra dovesse ottenere il via libera del Congresso così com’è stata formulata, “l’impatto sarebbe disastroso per milioni di pazienti e famiglie”, denuncia Rich Umbdenstock, presidente e ceo della ‘American Hospital Association’. “In un momento in cui la nostra economia procede a stento - aggiunge - il bilancio prevede tagli che si faranno sentire proprio sui pazienti più poveri”. Rincara ulteriormente la dose anche Bruce Yarwood, presidente e ceo della ‘American Health Care Association’, secondo il quale la manovra presentata dal presidente sarebbe “la più irragionevole e irrealistica presentata da quando Bush è alla Casa bianca”.
Il piano di Bush non è affatto indulgente verso la salute degli americani meno abbienti, ovvero la maggioranza degli statunitensi. Sicuramente, questo è un dato di fatto preoccupante sia dal punto di vista della salute collettiva degli statunitensi che dell’intera economia Usa. Gli Stati Uniti vanno ormai verso la recessione: trovare finanziamenti è in questo momento molto difficile quanto però indispensabile per dare una scossa al Paese.
Facendo tagli a settori così sensibili come la sanità pubblica ed accrescendo un debito pubblico già esorbitante, il bilancio dei prossimi anni rischia però di costare molto caro sia in termini economici che sociali agli statunitensi.