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L'emergenza rifiuti campana per elergire stipendi d'oro

di redazionale - 07/02/2008

 | Foto Raffaele Del Giudice
I pm all'udienza preliminare del processo sulle presunte irregolarità nel ciclo dei rifiuti in Campania: «Chi lavorava nel commissariato «più durava l'emergenza più guadagnava»
Chi lavorava nel commissariato «più durava l'emergenza più guadagnava». E si tratta di «guadagni inimmaginabili» rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione. Lo hanno affermato i pm titolari dell'inchiesta sulle presunte irregolarità nel ciclo dei rifiuti in Campania, intervenuti nell'aula bunker di Poggioreale all'udienza preliminare
Emergenza rifiuti a Giugliano
Taverna del Re
davanti al gip Marcello Piscopo.

I pm, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, hanno ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 28 imputati tra i quali il governatore della Campania Antonio Bassolino, coinvolto nella sua qualità di ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Il loro è stato un duro atto di accusa contro la gestione commissariale che avrebbe avuto interesse nel mantenimento della situazione di emergenza. I magistrati hanno citato come esempio i compensi di un milione e 50mila euro annui per il subcommissario Vanoli e cifre tra 800-900mila euro per i subcommissari Paolucci e Facchi.

Durante l'udienza preliminare - chiusa a pubblico e giornalisti - i pubblici ministeri hanno elencato compensi e rilevanti rimborsi spese per i vertici del commissariato. A tale proposito è stata letta in aula una intercettazione telefonica in cui il commissario straordinario
La discarica di Lo Uttaro
Lo Uttaro
Corrado Catenacci si lamenta con l'interlocutore sottolineando che il proprio compenso è di appena cinquemila euro mensili mentre Giuseppe Sorace e Claudio De Blasio, tecnici del commissariato, prendevano un miliardo di lire annue «per starsene in ufficio».

I magistrati hanno poi affrontato il tema dei vantaggi che avrebbero avuto amministratori e titolari delle aziende, in primo luogo l'Impregilo, le quali non avrebbero rispettato i termini del contratto producendo, tra l'altro, negli impianti Cdr un materiale inutilizzabile come combustibile nel costruendo inceneritore di Acerra. I componenti del commissariato, ad avviso dei pm, «si sarebbero appuntati al petto la medaglia» sostenendo di aver risolto il problema rifiuti, l'Impregilo avrebbe realizzato l'inceneritore mentre i cittadini «non avrebbero mai saputo che ad Acerra si bruciava ciò che non si doveva bruciare».