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Se il biodiesel sostituisce la foresta

di redazionale - 08/02/2008


Distruggere gli ecosistemi per produrre biocarburanti non solo provoca danni irreversibili all'ambiente, ma produce molta più anidride carbonica di quella che fanno risparmiare. Uno studio pubblicato da Science/ Dalla carta al bio-greggio
Distruggere gli ecosistemi per produrre biocarburanti non solo provoca danni irreversibili all'ambiente, ma produce molta più anidride carbonica di quella che questi combustibili fanno risparmiare. È il risultato di uno studio pubblicato da Science, da cui emerge che la CO2 prodotta spesso è centinaia di volte di più di quella risparmiata.

Secondo
lo studio, nel caso in cui si
sostituisca un ecosistema preesistente per convertirlo ad esempio a canna da zucchero o palma da olio, da cui si ricavano rispettivamente etanolo e biodiesel, si producono da 17 a 420 volte più gas serra di quelli che si avrebbero bruciando i corrispondenti combustibili fossili.

Questo è vero soprattutto per due aree particolarmente sfruttate di recente: l'Amazzonia impiegherà 319 anni prima di "ripagare" la CO2 emessa per la sua distruzione a favore dei campi di canna da zucchero, mentre l'olio di palma prodotto in Indonesia ai danni della foresta pluviale diventerà veramente 'verde' solo tra 423 anni.

«Il problema è che abbiamo incentivi per produrre i biocarburanti ma non per una corretta gestione delle emissioni - spiega Stephen Polansky dell'università del Minnesota, uno degli autori - questo favorisce comportamenti sbagliati, come un eccessivo sfruttamento del suolo».