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I gourmet della monnezza

di Stefano Montanari - 09/02/2008

       
   

 In questi ultimi pochi giorni mi è arrivata una piccola valanga di messaggi in cui mi si chiede, con toni variegati, d’invitare o, addirittura, di convocare i non universalmente apprezzati Veronesi e De Gennaro per sostenere un confronto tra le loro tesi e le nostre. La pretesa è leggermente venata d’ingenuità.  In primis, De Gennaro è, per sua stessa onesta ammissione a mezzo TV, assolutamente all’oscuro di tutto ciò che comporta il trattamento dei rifiuti, almeno per quanto riguarda ambiente e, soprattutto, salute. Come sempre, in Italia noi ci mobilitiamo tra grida e lacrime quando c’è un’emergenza, e quale miglior occasione di quella della monnezza così meticolosamente e pazientemente preparata in modo da apparire un’emergenza vera? Davanti all’improvvisa catastrofe, il prode Prodi, con l’approvazione di Bruno Vespa - e scusate se è poco - è dovuto addirittura ripartire di necessità con i furtarelli di regime CIP6 (ma se gl’inceneritori campani saranno pronti tra anni, per chi sarà mai stato confezionato questo eroico “atto d’emergenza”?). Sia come sia, in circostanze del genere mica c’è tempo per riunire chi ha le credenziali giuste per risolvere il problema, soprattutto se la soluzione è, come in questo caso, del tutto sgradita a tanti esponenti di ogni ordine e grado della classe politica, tutti miracolosamente affratellati davanti ad un tavolo così lussuosamente imbandito di una sozzeria che fa veramente venire l’acquolina in bocca agl’intenditori, ai gourmet della monnezza. Saggio, allora, prendere qualcuno che non sa assolutamente niente, che ha come consiglieri gli “esperti” di regime, e farsi indisturbati gli affari propri, facendosi preparare il terreno perché ogni politico appena un po’ sveglio abbia il suo bell’inceneritore feudale che gli assicuri la vecchiaia. Dunque, che tesi mai avrebbe De Gennaro da dibattere? Lui fa il poliziotto: mica s’intende di monnezza, lui. E Veronesi? Mah, insomma, qui c’è veramente di che allargare le braccia. Davanti alle ormai abituali enormità dell’ottantaduenne “scienziato”, un sorriso di comprensione per un uomo che tiene famiglia e che ha tanto bisogno dovrebbe bastare. Dico la verità: dopo tutte le bastonate che il nostro professore si è beccato a seguito della grottesca uscita somministrataci via Fazio per la disperazione del rottamando Luca Mercalli, dopo esser stato sbugiardato e denudato senza pietà (ma si sarà accorto di tutto questo?), ora pietà ne provo io. Qualcuno ha riesumato perfino ormai antiche prodezze del Professore quali quelle del basilico, della polenta, del carbone, del nucleare con tanto di bacchettata assestata da un premio Nobel, e della consulenza per gl’inceneritori siciliani in cui risulta come il Nostro non abbia afferrato che cosa sia scritto negli articoli scientifici che lui stesso cita, visto che questi asseriscono cose lontane da quelle che crede il buon Veronesi. Certo, il noto oncologo non ha argomenti scientifici da dibattere per il semplice fatto che di questi argomenti, inquinamento, micro e nanopolveri con patologie conseguenti, trattamento dei rifiuti, chimica, fisica e quant’altro sa quello che sa qualsiasi pensionato della Città Vecchia di Fabrizio De Andrè. E con ciò? Veronesi è, a dispetto dell’età, un’età che porta benissimo, uno splendido businessman, un altrettanto splendido venditore di se stesso e, dunque, lasciando perdere ubbie morali che annoiano o connessioni con la scienza che non esistono se non altro perché chi ha tanti interessi da curare non può perdere tempo a studiare, tanto il popolo bue beve tutto, secondo i parametri correnti è uomo di successo. E, allora, lasciatelo in pace e non costringetelo all’ennesima figuraccia. Andate, invece, tutti in massa con il vostro soldino in mano a comprare l’enciclopedia medica che ha firmato e che La Gazzetta dello Sport distribuisce! Da domani o, almeno, da quando arriverete al volume della emme, saprete che cos’è la midriasi, una folgorante rivelazione in anteprima che il Professore in persona, tranquillizzandoci al cospetto di un termine così impressionante, ci ha regalato alla TV. Comunque, tornando a chi mi scrive, se anche si riuscisse mai a trovare qualcuno disponibile ad organizzare l’incontro (cui io sarò entusiasta di partecipare), nessuno dei “luminari”, Veronesi o altri pari suoi, si presenterebbe. È già successo in più d’un’occasione, e una è anche di pochi giorni fa a Roma dove uno di questi fari di conoscenza ha declinato l’invito, dicendo che per la data proposta sarebbe stato in Cina, quando poi, per tutt’altri motivi, ci siamo, inaspettatamente per lui, incontrati subito dopo e con suo immenso imbarazzo, nel momento in cui il Nostro sarebbe dovuto essere proprio sulle orme di Marco Polo. Ma episodi del genere, con accademici a gettone o con tuttologi televisivi superstar che si barcamenano con più o meno faccia tosta per evitare incontri da cui uscirebbero a pezzi non si contano. E uscirebbero a pezzi, si badi bene, non perché io sia particolarmente bravo, ma semplicemente perché costoro si prestano, per denaro, per ansia di potere, per il glamour di una ribalta, per uno scatto di carriera, a volte, magari, per mera ignoranza (questo rarissimamente), a recitare un copione insostenibile basato su assurdità buone solo per pizzicare il borsellino ai contribuenti distratti. Se, poi, con il borsellino (63 Euro al secondo per i soli sforamenti Kyoto da CO2) se ne va anche la salute, che ci volete fare voi che dite no a tutto? C’est la vie. E poi, chi non è sprovveduto può ricavare qualche cosa di non trascurabile anche dall’effetto collaterale della perdita della salute: curare è meglio che prevenire, se si guarda da un certo punto di vista. Insomma, il tutto rientra esattamente in ciò che questi onesti lavoratori del crimine sono pagati per fare e su cui i vari Attila in doppiopetto investono fior di quattrini. Quattrini che non vanno mai perduti ma che ritornano sempre moltiplicati. Comunque, se la TV pubblica decidesse, almeno per una volta, di svolgere il suo ruolo, quello per cui viene mantenuta a spese di tutti, e organizzasse una trasmissione leale in cui si potesse dare voce anche alla scienza, quella vera, intendo, quella che è stata faticosamente conquistata a suon di verità dimostrate e non quella delle bacchette magiche degli avanspettacoli avvilenti cui assistiamo giornalmente pagandone per soprammercato il salatissimo conto, mi si ritenga immediatamente disponibile. Se, poi, si volesse applicare la par condicio, a noi toccherebbe qualche migliaio di ore a reti unificate.