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Dollaro addio

di Paolo De Gregorio - 10/02/2008


I produttori di petrolio dell'OPEC (40% della produzione mondiale) sono pronti a lasciare il dollaro nelle transazioni internazionali, annuncio dato da Abdullah-al-Badri, segretario generale dell'Opec, in una intervista al settimanale Middle East Economic Digest. Alla notizia della probabile decisione dell'Opec l'euro è salito contro dollaro oltre 1,45.
La "top model" Gisele, la più pagata al mondo, rifiuta di ricevere compensi in dollari, che considera "deboli e inaffidabili".
Il "rapper" americano JayZ ha realizzao un videoclip che lo mostra in giro per le strade di Manhattan mentre esibisce mazzette da 500 euro.
Per le strade di New York negozianti e persino tassisti accettano gli euro più volentieri dei dollari.
Anche in India, Perù, Vietnam i dollari sono accettati con difficoltà e resistono solo a Panama ed Ecuador.
Sono segnali espliciti di un evento storico epocale, che vede finire l'egemonia USA nel mondo, quella economica, industriale e monetaria, e speriamo presto anche quella militare.
Gli ex-padroni del mondo, che fino a pochi anni fa producevano il 45% della ricchezza mondiale, oggi sono sotto il 20% e questo spazio è stato occupato da altre economie, quella cinese in testa, e quindi la crisi non è ciclica ma strutturale.
Gli Usa sono il paese più indebitato del mondo e se la Cina o i paesi arabi, che hanno enormi capitali, azioni, titoli di stato e investimenti in quel paese, desiderassero liberarsi di questi beni e convertirli in denaro sonante, l'America chiuderebbe per bancarotta.
Ultimamente gli Usa si sono macchiati di una gigantesca truffa, quella dei titoli "subprime" con cui hanno inondato l'Europa, causando perdite di centinaia di miliardi di euro. Una massa di denaro che è responsabile di una brusca frenata dell'economia europea nel suo insieme. Questi falsi amici ci hanno buttato addosso la loro irresponsabilità legata al fatto che oggi i cittadini americani vivono al di sopra delle loro possibilità e non accettano di ridimensionarsi a cominciare dalle enormi spese militari.
L'ingresso dell'Euro nella scena mondiale, la sua costante rivalutazione contro dollaro, il peso della economia europea che nel suo insieme è ormai pari a quella Usa, sono i fattori che, assieme alla crescita cinese, dell'India, del Brasile, hanno incrinato una egemonia che durava dalla fine della seconda guerra mondiale.
Ormai per gli Usa siamo dei concorrenti e degli antagonisti, basta saper valutare come ostili gli ostacoli che ci mettono, tramite la complice Inghilterra, per una Europa anche politica che parli con una sola voce. Basta capire la volontà di creare frizioni tra Europa e Russia con lo scudo spaziale, che significa il cinico tentativo di non far integrare economie tra confinanti, che sono già integrati dal fatto che senza il gas russo l'Europa sarebbe spenta e al freddo. La stessa posizione americana a favore della indipendenza del Kosovo dalla Serbia (ma non si capisce perché interferiscono in una faccenda che non li riguarda), osteggiata da Mosca, significa soffiare sul fuoco per impedire all'economia europea di svilupparsi verso la Russia e il Medio Oriente.
L'Europa, se sa guardare avanti, si deve liberare di questo alleato che ormai si comporta da padrone a casa nostra, continua a occuparci militarmente con la Nato e continua a coinvolgerci nelle sue sporche guerre che ci danneggiano politicamente ed economicamente.
L'impero americano e il dollaro non hanno futuro. E' meglio puntare all'interscambio con altri paesi e sganciarci da questi soggetti, che, come pugili suonati, continuano a picchiare anche a match concluso.