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Sono Paolo Barnard. Rispondo innanzi tutto agli spettatori di Report

di Paolo Barnard - 12/02/2008

Sono Paolo Barnard. Rispondo innanzi tutto agli   spettatori di Report, che assieme a tanti altri   italiani meritano verità, onestà, e finalmente   pulizia in questo Paese. Poi anche alle righe   della signora Gabanelli postate ieri alle ore   21,16.    Mi spiace che alcuni di voi si siano ritenuti   soddisfatti dalle parole dell'autrice di Report,   che non ha risposto a nessuno dei punti cruciali,   a nessuno dei gravissimi fatti.    Milena Gabanelli scrive:  "Per quel che riguarda la questione legale che lo   coinvolge, sono convinta della bontà della sua   inchiesta e penso che alla fine ci sarà una   sentenza favorevole. Ci credo al punto tale da   aver firmato a suo tempo un atto (che lui   possiede e pure il suo avvocato) nel quale mi   impegno a pagare di tasca mia anche la parte sua   (di Barnard, nda) in caso di soccombenza. Non   saprei che altro fare."    Quell'atto esiste solo nella fantasia della   signora Gabanelli. Né io, né il mio legale Avv.   Pier Luigi Costa di Bologna, ne abbiamo mai   ricevuto una copia. Inoltre l'affermazione della   sua esistenza da parte dell'autrice di Report è   pienamente contraddetta dagli atti processuali da   me resi pubblici, ove si legge: "Tribunale   Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott.   Rizzo- R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per   tutto quanto argomentato la RAi-Radiotelevisione   Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli   chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto   voglia:...porre a carico del dott. Paolo Barnard   ogni conseguenza risarcitoria...".  Confermato di recente da: Tribunale Civile di   Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876   Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta   RAI-Gabanelli insisteva anche nelle richieste di   cui alle note del 30/6/2005...".  La generosa offerta della Gabanelli non esiste, e   sarebbe comunque stata una vergogna, un tentativo   di tacitare me mentre lei poteva di fronte ai   suoi datori di lavoro mostrarsi pienamente in   accordo con la loro sciagurata politica nei mie   confronti. Che è quello che ha fatto e   controfirmato in ogni atto processuale.    Milena Gabanelli scrive:  "Gli autori furono messi a conoscenza della   questione e tutti decisero di continuare   "l'avventura" con Report."    Non è vero. Esistono redattori pronti a   testimoniare di non aver mai sentito Milena   Gabanelli pronunciare quell'avvertimento,   soprattutto quando sollecitata a chiarire   questioni in merito. Di sicuro non lo fece mai in   mia presenza. Io non fui mai posto di fronte a   una simile bivio, al contrario, mi fu sempre   detto di stare tranquillo.    Milena Gabanelli scrive:  "E' bene sapere che quando si va in giudizio   ognuno risponde per la parte che gli compete: gli   autori rispondono del loro pezzo, la sottoscritta   per tutti i pezzi (in qualità di responsabile del   programma), la rai in quanto network che diffonde   la messa in onda. Qualora il giudice dovesse   stabilire che c'è stato dolo da parte   dell'autore, a pagare saranno tutti i soggetti   coinvolti (la rai, la sottoscritta, l'autore)."    Che a pagare possano eventualmente essere tutti   non è in discussione, signora Gabanelli. Che lei   e la RAI tentiate di mandare al macello uno solo,   cioè Paolo Barnard, l'anello più debole della   catena, e che vi siate lungamente accaniti in ciò   come dimostrano i documenti processuali   sopraccitati, e che la RAI abbia addirittura   tentato di rivalersi su di me anche fuori dal   processo, è ben altra cosa. Lascio ogni giudizio   sulla sua condotta ai suoi spettatori. E taccio   qui sul dolore personale che ho subito. Non è   questo il contesto.    Milena Gabanelli scrive:  "Certo, se su ogni puntata vieni trascinato in   tribunale, alla fine può darsi che lasci la   partita perchè non riesci più a reggere   fisicamente. Ma questo non è colpa della rai di   turno, bensì di un sistema giudiziario"    No, la RAI ha responsabilità pesanti,   nell'abbandono dei giornalisti collaboratori che   tanto hanno fatto per i suoi palinsesti, come nel   caso in oggetto. Noi 'esterni' siamo quelli col   coraggio, quelli che lavorano dieci volte gli   altri, quelli senza stipendio, quelli che non   confezionano le narrative false dei TG1, TG2,   TG3, che non sono pagati mensilmente per "rendere   plausibile l'inimmaginabile" presso gli italiani.   Noi siamo quelli usati e cestinati al primo   problema. Io sono giornalista e prima di ogni   altra cosa punto il dito verso il mio editore e i   miei capi, e ne pagherò i prezzi. Lei Milena   Gabanelli dovrebbe fare la stessa cosa e   pubblicamente, per il bene del giornalismo   italiano, se lei ne avesse il coraggio.    Milena Gabanelli scrive:  "Paolo Barnard. E' un professionista che stimo   molto, ma purtroppo l'incompatibilità ad un certo   punto era diventata ingestibile, e così a fine   2003 le strade si sono separate."    Non è vero. La mia separazione dalla gente di   Report fu a causa di una sordida storia di   inumanità e di viltà che con questa mia denuncia   non ha nulla a che fare. Mi addolora ancora di   più che Milena Gabanelli la citi qui, del tutto   fuori contesto.    Milena Gabanelli scrive:  "Il lavoro che io e gli altri colleghi di report   abbiamo deciso fin qui di fare non ce lo ha   imposto nessuno. E' un mestiere complesso che   comporta molti rischi, anche sul piano personale.   Si può decidere di correrli oppure no, dipende   dalla capcità di tenuta, dal carattere e dagli   obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il   resto sono polemiche che non portano da nessuna   parte e sottragono inutilmente energie."    Come dire 'Se Paolo Barnard non ha i cosiddetti,   cambi mestiere e non ci faccia perdere del   tempo'. Non mi risulta che Bernardo Jovene,   Sabrina Giannini, Stefania Rimini o altri a   Report siano stati abbandonati come me, che la   RAI e Milena Gabanelli si stiano accanendo in   un'aula di tribunale per scaricargli colpe non   loro, che la RAI li stia minacciando con   ulteriori accanimenti legali, e che Milena   Gabanelli sia rimasta zitta per 4 anni di fronte   a una vergogna simile perpetrata nei loro   confronti.  Milena Gabanelli, con le sue righe, tipicamente   sguscia da una situazione indecente senza   prendere una posizione morale, senza quel   'coraggio' che l'ha resa famosa, avallando di   nuovo ciò che lei stessa e la RAI mi stanno   facendo. Avallando oltre tutto il peggior   precariato nel giornalismo (sic).  In questo modo prolifera la censura da me   denunciata, che così tanti colleghi finiscono per   subire, una censura che sottrae a voi spettatori,   a voi, il diritto di sapere quello che gli   avvocati da una parte o dall'altra non vogliono   che voi sappiate.    Ci sono cose, signora Gabanelli, su cui si deve   prendere posizione, costi quel che costi. Io lo   faccio qui e ora e le dico: Lei e la RAI siete   responsabili di una condotta ignobile, troppo   diffusa fra gli editori di questo povero Paese.   Lei più della RAI, perché lei dovrebbe essere il   volto del 'coraggio televisivo' per definizione.    Verrò travolto dalle vostre querele, a tutela del   vostro 'buon nome', ma ho deciso di mettermele   alle spalle. Io prendo posizione di fronte a   questa censura con cui lei Gabanelli è in palese   collusione, e il mio coraggio è comunque una   piccola cosa, perché c'è chi ha preso posizione   di fronte a una camera di tortura in Cile o di   fronte a un Merkava in Palestina. Il vero   coraggio è loro, non mio.    Né lei né la RAI mi zittirete mai.