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Un Bertolt Brecht sconosciuto nel diario in via di pubblicazione in Germania

di Andrea Tarquini - 12/02/2008


Non un marxista duro e puro ma un uomo roso dal dubbio, legato all´individualismo borghese, non un ateo convinto ma un´anima tentata dalla fede

Non mi trovo a mio agio nel mondo che auspico». La confessione segreta delle contraddizioni intime - comunista e moralista implacabile in pubblico ma amante del bel vivere e dell´individualismo nel privato - è di Bertolt Brecht. Emerge a sorpresa, decenni e decenni dopo la sua morte, negli appunti dei suoi diari inediti che Peter Villwock e altri studiosi di letteratura dell´accademia delle scienze di Heidelberg hanno decifrato e si accingono a pubblicare. Cinquantaquattro taccuini, nella scrittura indecifrabile a zampe di gallina di Brecht, che per una spesa di 70mila euro il Deutsches Literaturfonds si appresta a digitalizzare. Ne emerge un Brecht inedito, assolutamente in controtendenza rispetto all´immagine di sé che egli scelse di dare ai contemporanei e di trasmettere ai posteri: non marxista duro ma uomo roso dal dubbio, non eroe fideista dell´interesse collettivo bensì intellettuale legato all´individualismo borghese. Non "macho" implacabile ma invece maschio a volte a disagio che si sentiva con le spalle al muro davanti a donne forti, non ateo convinto bensì anima tentata dalla fede.
Nei giorni scorsi, Der Spiegel ha dedicato un lungo servizio ai diari inediti di Brecht, con succose anticipazioni. Alcuni passi dei taccuini dell´autore dell´Opera da tre soldi verranno letti tra pochi giorni in un teatro a Berlino. E´ la scoperta sensazionale di un nuovo Brecht, finora sconosciuto. Ecco i dubbi su ideali e lotta del movimento socialista e comunista: «Come potrà essere garantita l´unicità del singolo individuo? Attraverso la sua appartenenza a qualcosa di più che non un collettivo». Il mito marxista dell´intellettuale collettivo è ben servito.
Non è finita. «Nel mondo di cui auspico la nascita non mi trovo a mio agio», annota Brecht in uno dei 54 volumetti dei diari. Alcuni sono piccoli taccuini in cuoio nero da giornalista, altri voluminosi quaderni in formato Din A4. Tutti furono vergati con la calligrafia incomprensibile del drammaturgo, spesso a matita. Conservarli, restaurarli, renderli leggibili è stata un´opera difficile e costosa. Solo le moderne tecnologie di oggi hanno reso possibile rivelarci questa verità d´una personalità nascosta, doppia, ambivalente.
«Non lo ammetto volentieri, ma disprezzo chi è infelice e in disgrazia», annota Brecht nel 1928, mentre socialdemocratici e comunisti si battono per i poveri, mentre le convulsioni dell´inflazione, della disoccupazione di massa, della guerra civile quotidiana tra i suoi "rossi" e l´ultradestra nelle strade di Berlino già scavano la fossa alla Repubblica di Weimar e spianano la strada alla vittoria di Hitler. L´«io» dei diari è ben diverso dall´«io» autobiografico, eroe della sinistra, che Brecht fece di tutto per tramandare. Proprio in quegli anni in cui la scelta di campo appariva inevitabile, egli riflette di nascosto per iscritto sul rapporto tra individuo e collettivismo marxista: «In un Collettivo che cresce si finirà con una riduzione in brandelli dell´individuo».
Brecht amava anche l´edonismo borghese, quel bel vivere spesso rapace e insaziabile dei ricchi nella Berlino di Weimar che in pubblico egli additava al disprezzo morale. Ecco versi dei diari inediti: «Beviamo ancora un bicchiere/poi non andiamo ancora a casa/poi ancora un bicchiere/poi solo una pausa, non la via di casa». Esteta delle beuty farms maschili ante litteram, lodava nei diari segreti la cura del suo corpo, che concedeva poligamo a Helene Weigel, a Ruth Berlau e ad altre donne del suo harem rosso: «Mercoledì bagno in vasca. Giovedì doccia scozzese. Martedì dopo massaggio con l´acquavite terapeutica, poi colpirsi con asciugamani ghiacciati e oliarsi».
Difficoltà e sentimento di debolezza, come emerge dai diari finora segreti, "BB" li provava quando una delle sue donne era troppo assertiva per i suoi gusti. Come l´attrice Carola Neher, che interpretò per lui l´Opera da tre soldi e poi volle "avere" il maestro. Ma insieme a lui possedeva altri uomini: «Lei ti prende, poi abbandona la sua voglia di possesso e diventa indistruttibile».
Dubbi e confessione d´incertezza affiorano anche sulla religione, in lui ufficialmente ateo convinto. «Come in un esperimento di Pavlov, ogni volta che sento suonare le campane si scatenano in me processi, sicuramente di natura chimica, che mi spingono a pensieri in direzione della metafisica». Oppure: «So bene che c´è qualcosa che non si chiama credere, eppure al tempo stesso è credere, eccome».