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Israele annuncia attacchi mirati per “liquidare” i vertici di Hamas

di Carlo M. Miele - 12/02/2008




I capi di Hamas vanno "liquidati" con la forza, sul modello di quanto avvenne nel 2004 per il suo fondatore, Ahmed Yassine, e il suo successore, Abdel Aziz Rantissi. L’operazione potrà essere lunga e dispendiosa, ma non può essere rinviata ulteriormente.

Il governo israeliano esce allo scoperto e detta la linea che nei mesi a venire dovrà guidare i suoi rapporti con il Movimento della resistenza islamica, vincitore delle elezioni palestinesi del gennaio 2006 e unica autorità di fatto nella striscia di Gaza dal giugno scorso.

Il più esplicito è stato Zeev Boim, ministro israeliano dell’Ambiente. Oramai – ha detto il rappresentante dell’esecutivo di Tel Aviv – è divenuto necessario attaccare "le teste del serpente, a partire da Ismail Haniyeh (ex primo ministro, ndr) e tutti coloro che sono sotto di lui".

Punto di vista condiviso dal vice-premier Haim Ramon, secondo cui "la combinazione di misure contro Hamas a Gaza dovrà mettere fine al suo dominio”, anche se questa strategia “potrà richiedere dei mesi o un anno".

Stando alle dichiarazioni di Ramon, visto il perdurare del lancio di razzi sulle città israeliane di confine (due ragazzi sono stati feriti sabato a Sderot per l’esplosione di un qassam), nessun palestinese può ritenersi al sicuro. "Dal nostro punto di vista – ha spiegato - tutti i palestinesi implicati direttamente o indirettamente nei tentativi di uccidere i nostri cittadini costituiscono un bersaglio".

Un concetto spiegato meglio da Tzahi Hanegbi, capo della commissione parlamentare Esteri e Difesa e sostenitore entusiasta di un intervento di terra nella Striscia, a detta del quale "bisogna rovesciare il regime di Hamas, polverizzare la sua forza militare e liquidare tutti i suoi dirigenti, senza fare distinzioni artificiose tra coloro che portano cinture esplosive e quelli che indossano l’abito da diplomatici".

la risposta di Hamas

La risposta di Hamas alle dichiarazioni del governo di Tel Aviv non si è fatta attendere. "Queste minacce – ha detto alla France Presse il portavoce del movimento islamico, Sami Abou Zouhri – non fanno paura ad Hamas e al popolo palestinese" e Israele “dovrà pagare un prezzo senza precedenti qualora commetta una tale stupidità".

Nonostante le dichiarazioni di Zouhri, stando ad alcune fonti vicine al Movimento islamico, citate da quotidiano arabo al-Quds al-Arabi, gli uomini di Haniye stanno prendendo sul serio le minacce israeliane e hanno deciso di aumentare le misure di sicurezza.

Lo stesso ex premier Haniye si troverebbe al sucuro in un bunker sotterraneo, noto solo a un ristretto numero di guardie del corpo fidate.


Attacco a Gaza?

Più improbabile, almeno per il momento, appare l’ipotesi di un attacco terrestre dell’esercito israeliano a Gaza.

Secondo la radio di Stato, oggi il ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato davanti alla commissione Esteri e Difesa di aver dato ordine ai militari di prepararsi all’eventualità di un intervento armato nella Striscia e, al tempo stesso, di elaborare "altre metodologie di azione".

Anche in seno all’esecutivo, tuttavia, restano forti resistenze a un’operazione che potrebbe causare gravi perdite anche tra le fila israeliane e inasprire il clima nel Paese, ancora scosso dalle conseguenze della guerra in Libano contro Hizbollah dell’estate 2006.

"Questa – ha detto alla radio il ministro delle Infrastrutture, Binyamin Ben Eliezer – resta come ultima opzione. Non si tratta di esitare, ma di sapere se un’operazione di questo tipo riporterà la calma per gli abitanti di Sderot".