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Iraq, Mosul aspetta l'attacco

di Ornella Sangiovanni - 12/02/2008


Malgrado se ne parli ormai da parecchio, la preannunciata operazione militare per Mosul non si è ancora materializzata, e le informazioni a riguardo sono alquanto confuse.

Nonostante il coprifuoco imposto in due dei quartieri più "caldi" della città, unito a nuove misure di sicurezza, non siamo ancora al "D Day".

Inutile sperare in maggiori delucidazioni dalle fonti ufficiali irachene.

Mentre secondo alcune, infatti, l'attuazione del piano sarebbe già iniziata, per altre si sarebbe ancora nella fase dei preparativi - fase che, tuttavia, dura ormai da oltre un paio di settimane: da quando – il 23 gennaio - una grossa esplosione nella zona ovest della città, dalle cause assai poco chiare, aveva fatto almeno 60 morti e 280 feriti.

Il colonnello Ahmed Zebari, portavoce della Seconda Brigata dell'esercito iracheno, che attualmente si trova a Mosul, ha definito le operazioni di sicurezza in corso "solo misure preparatorie, non il vero inizio del piano di sicurezza, che ha per obiettivo quello di ripulire la provincia di Ninive dai combattenti di al Qaida".

Il suo "D Day" – prosegue il militare, citato dall'agenzia di stampa irachena indipendente Aswat al Iraq – non lo si può specificare con precisione, "perché è un parametro essenziale del successo di questo piano". "Il D Day", sottolinea, "è decisione esclusiva del Capo di stato maggiore delle operazioni della provincia di Ninive".

E' proprio lui, il Generale Riyadh Jalal Tawfiq, a parlare a sua volta con l'agenzia di stampa, dicendo che "le operazioni sono praticamente iniziate, rintracciando tutti i ricercati, e arrestandoli, a seconda delle informazioni ricevute". "E' una parte sottile del nuovo piano di sicurezza", aggiunge.

Perché non si tratterà di una battaglia di tipo tradizionale, ovvero con due fronti, spiega il generale, "ma di una serie di operazioni di sicurezza – in diverse fasi, che mirano a ripulire Mosul dai combattenti".

"I soldati della 9a Brigata dell'esercito iracheno si stanno ancora schierando nella città di Mosul", aggiunge Tawfiq, "e presto prenderanno posizione secondo il piano militare".

Dei preparativi per l'attacco fa comunque parte il coprifuoco imposto un paio di giorni fa nei quartieri di Sommer e Palestine, conferma all'agenzia di stampa una fonte dei servizi segreti della polizia di Ninive, che chiede di mantenere l'anonimato.
"Le operazioni militari", afferma la fonte, "inizieranno all'improvviso", in modo da cogliere di sorpresa gli elementi di al Qaida.

Il posto peggiore in Iraq

Dopo l'esplosione del 23 gennaio, il premier Nuri al Maliki si era recato di persona a Mosul, annunciando che era arrivato il momento della "battaglia decisiva contro il terrore" nella provincia di Ninive, di cui la città è capitale: una zona di cui i media parlavano poco o nulla, ma che da tempo era completamente fuori controllo.

"Il posto peggiore di tutto l'Iraq", così l'aveva definita un giornalista locale, rimasto ferito nell'attentato suicida che - il giorno dopo l'esplosione - aveva ucciso il capo della polizia provinciale, recatosi sul posto a ispezionare i danni.

Una situazione, secondo il giornalista, alimentata dallo stato disastroso dell'economia, in quella che è la terza città dell'Iraq per numero di abitanti.

"Il problema principale è il numero di persone senza lavoro", aveva detto qualche giorno fa alla BBC. "I terroristi danno soldi alle persone e poi possono utilizzarle".
"Da cinque anni Mosul è occupata dalle forze armate Usa e da quelle irachene, e ancora non abbiamo né elettricità né acqua. Non abbiamo niente", sottolineava.

Intanto, la gente del posto sta facendo scorte di cibo e carburante, in preparazione dell'attacco.

Non è tanto sicura che ad essere presi di mira saranno effettivamente i "terroristi".

Gli americani e gli altri hanno promesso già altre volte di combatterli, osservava il giornalista iracheno, definendo la situazione "brutta" e "senza speranza".


Fonti: Aswat al Iraq, BBC News