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Piantiamola con il boicottaggio? Io la pianto con "il Manifesto"

di Roberto Vignoli - 13/02/2008






Cari direttori,
vi seguo ininterrottamente dal 1991, dai giorni della prima Guerra del Golfo, conquistato a nuovo lettore dai furiosi e lucidissimi editoriali di Pintor.

Sono abbonato, azionista e vi ho sostenuto in tutti i modi. Nonostante, con gli anni, abbia fatto fatica ad accettare il ridimensionamento di quella che è sempre stata la vostra punta di diamante, la sezione esteri, e una pessima riforma grafica che è servita a mascherare minori contenuti; nonostante la fatica a ritrovarmi in una linea editoriale del giornale progressivamente sempre più timida e senza artigli (articoli di Giulietto Chiesa a parte, non avete fatto nulla per smontare il grande inganno della "guerra al terrore" post 11 settembre), così ossequiosa verso rifondazione e ora verso la casta della cosa rossa fino a perdere la vostra indipendenza e sembrarne il quotidiano ufficiale.

Ma eravate comunque il meno peggio, con Alias e le pagine di spettacoli, Vauro e Robecchi, gli articoli di Michele Giorgio, Tommaso di Francesco e Carla Casalini. Con la crociata, vuota ideologica e violenta, contro la proposta di boicottaggio della fiera del libro di Torino dedicata a Israele, avete dal mio punto di vista oltrepassato il segno e perso la bussola.

Davvero non siete più il quotidiano di Stefano Chiarini, nè il mio. Spiace non aver mai ritrovato un frammento di tanta sdegnata ostinazione critica, per non fare che un esempio, verso Bertinotti, primo responsabile del disastro della sinistra radicata italiana, o verso tutti coloro che invocavano la pace e votavano la guerra. Parlato invita a piantarla con il boicottaggio. Bene.

Personalmente la pianto con il Manifesto.

Roberto Vignoli, www.informationguerrilla.org