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Sacchetti di plastica: il mondo cambia... E l'Italia?

di Manuel Zanarini - 15/02/2008

 

Ormai il problema dell’inquinamento dovuto ai sacchetti di plastica è di dominio pubblico. Secondo il Worldwatch Institute’s nel 2002 erano già in circolazione tra i 4.000 e i 5.000 miliardi di pezzi nel mondo, l’80% dei quali utilizzati tra Nord America ed Europa Occidentale.

Si calcola che ogni anno, gli americani disperdano nell’ambiente circa 100 miliardi di borsine, con numeri in crescita anche nei paesi in via di sviluppo dove addirittura vengono ostruiti canali interi (nel Bangladesh avevano ostruito addirittura rami secondari del Gange!).

Il problema è che il materiale plastico può “sopravvivere” mille anni prima di degradarsi completamente, quindi nella migliore delle ipotesi finisce con l’intasare le discariche, canali o devastare la vita marina.

Infatti secondo il “2007 Worldwatch report Oceans in Peril: Protecting Marine Biodiversity”, i sacchetti rappresentano il rifiuto umano più presente sui fondali oceanici, soprattutto vicino le coste, col risultato che almeno 267 specie tra mammiferi, pesci, uccelli marini ed altri animali rischiano l’estinzione perché molti esemplari muoiono soffocati, ingeriscono materie plastiche oppure perché materie sintetiche entrano nella loro catena alimentare.

Per far fronte all’emergenza molti Paesi nel Mondo stanno prendendo provvedimenti.

Il caso più clamoroso è quello della Cina, che lo scorso Gennaio ha preso un provvedimento che proibisce l’utilizzo dei sacchetti di plastica a partire dal 1 Giugno 2008! . La norma vieta la fabbricazione,l a vendita e l’uso dei sacchetti di plastica sotto i 0,025 millimetri di spessore e vieta ai supermercati di distribuire gratuitamente gli shoppers per la spesa.

Questa norma va letta in una nuova coscienza verde di Pechino, si veda la posizione assunta a Bali, il boom di installazioni eoliche e solari, limiti per le emissioni delle automobili molto severe, ecc, che fa ben sperare per il futuro.

La nuova attenzione all’ambiente nasce dall’incredibile smog che sta avvolgendo le megalopoli cinesi, i terribili effetti del cambiamento climatico ( ad esempio le terribili nevicate dei giorni scorsi), ma anche il risparmio di petrolio che si risparmia non dovendo più fabbricare le borsine di plastica.

La cosa clamorosa è che in Cina vengono usate 3 miliardi di sacchetti al giorno, quindi nel giro di 6 mesi il Governo “chiede”, pena sanzioni, di cambiare radicalmente abitudini a oltre 1,5 miliardi di persone, si pensi che sarà vietato anche solo portarli su qualunque mezzo pubblico, sostituendo la plastica con borse di tessuto o cassette per la verdura!

Anche l’Australia, che grazie al nuovo governo laburista ha sottoscritto l’Accordo do Kyoto anche se a Bali ha un po’ tirato il freno, ha deciso di seguire l’esempio cinese.

E’ stato varato un progetto che prevede l’abbandono progressivo dei sacchetti di plastica entro la fine del 2008.

Il neo Ministro per l’Ambiente, Peter Garret, ha dichiarato: “«Ci sono circa 4 miliardi di sacchetti in plastica  che volano nell’aria, si introducono nel terreno instabile e finiscono per danneggiare la nostra fauna e la nostra flora e per sporcare le nostre spiagge quando siamo in vacanza. Penso che la maggioranza degli abitanti dell’Australia vorrebbero sbarazzarsene. Pensiamo che sia molto importante vietarli. Ci piacerebbe un abbandono progressivo a partire dal 2008. Fino ad oggi abbiamo messo in campo un sistema su base volontaria, grazie al quale gli individui che si recano nei grandi supermercati possono, se vogliono, utilizzare sacchetti di carta o in tessuto».

Come detto anche il Bangladesh ha preso provvedimenti simili. Quattro anni fa sono stati vietate le “borsine” sul territorio nazionale sostituendole con quelle tradizionali in juta, visto che stavano provocando inondazioni, intasando la rete idrica.

Anche alcune città USA le stanno vietando, la prima è stata San Francisco, lanciando i sacchetti biodegradabili, addirittura sono diventati oggetti di culto portati alle feste esclusive dalle stars di Hollywood.

L’Irlanda le ha praticamente fatte sparire a colpi di ammenda inflitte ai consumatori.

L’Italia? Anche da noi è stato approvato un provvedimento per limare i sacchetti di plastica. Entro quando? Entro il 2010! Cioè per fare quello che i cinesi fanno in 6 mesi a noi servono oltre 2 anni!!!

Ma il problema è un altro. Qualcuno sta vedendo pubblicità per spingere i consumatori a non usare borsine di plastica? Qualcuno si è accorto di qualche iniziativa presa dalla grande distribuzione? Qualche Comune o Ente pubblico sta lanciando iniziative per promuovere alternative alla plastica?

Nulla di tutto questo, come al solito. Così arriveremo al 2010, niente sarà stato fatto, la maggioranza di turno dirà che non è colpa sua, che lo stato del problema risale a molti anni fa (si veda la situazione rifiuti a Napoli), ecc.

Gli industriali diranno che saranno costretti a chiudere, la grande distribuzione che il cambio richiede tempo e soldi, e tutti e due vorranno finanziamenti pubblici, ovviamente a carico dei cittadini!

Quindi, tra l’incapacità della classe politica e la malafede di quella imprenditoriale, cerchiamo almeno noi cittadini di utilizzare al minimo le borse di plastica, sostituendole con quelle di tessuto per esempio, in attesa di avere a disposizione soluzioni che ci consentano di eliminarle.

A volte per ridurre l’inquinamento bastano azioni molto piccole!