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Palestina quale futuro? La fine della soluzione dei due Stati (incontro pubblico)

di redazionale - 16/02/2008

Fonte: Università di Siena

19 febbraio 2008, Università di Siena

Facoltà di Lettere e Filosofia

Aula Magna, Via di Fieravecchia, ore 16,30



Presentazione del volume: AA.VV.

Palestina quale futuro? La fine della soluzione dei due Stati

A cura di Jamil Hilal. Ed. Jaca Book


Incontro con Jamil Hilal
e Alfredo Tradardi dell'ISM Italia


"Giunti al 40° anno di occupazione e al 60° anno dalla Nakba, dobbiamo dire che il tempo è scaduto. Stiamo ancora parlando di soluzione due-Stati mentre dovremmo parlare di soluzione uno-Stato. Stiamo ancora parlando della possibilità che i rifugiati rinuncino al loro diritto al ritorno, mentre noi dovremmo insistere che i rifugiati dovrebbero avere il diritto al ritorno. E stiamo ancora parlando di accordi parziali mentre dovremmo parlare di una soluzione globale della questione palestinese."

Ilan Pappe, Università di Haifa


Nei primi anni sessanta ho avuto la fortuna di incontrare a Firenze e di intervistare Martin Buber, uno dei più importanti filosofi europei del secolo scorso. Ebreo, di orientamento esistenzialista e socialista, era considerato il padre spirituale del nuovo Stato ebraico. La sua figura ieratica e il portamento austero incutevano il rispetto che si deve a un grande pensatore, carico di anni e di saggezza.
Buber dissentiva dalla ideologia sionista, poiché sosteneva che il ritorno del popolo ebraico nella «Terra promessa» non doveva portare alla costruzione di uno Stato etnico-religioso riservato agli ebrei. La patria ebraica doveva essere uno spazio aperto anche al popolo palestinese. La convivenza pacifica fra ebrei e arabi non si sarebbe mai ottenuta creando uno Stato confessionale che costringesse i nativi ad abbandonare le loro terre. La pace non sarebbe stata garantita, sosteneva Buber, neppure attraverso la formazione di due Stati, uno ebraico ed uno islamico, come le Nazioni Unite avevano infelicemente raccomandato nel 1947. La via della pace passava attraverso un rapporto di cooperazione federale fra i due popoli, su basi paritarie, all’interno di una struttura politica unitaria. Per raggiungere questa meta occorreva che gli ebrei emigrati in terra palestinese si sentissero semiti fra i semiti e non i rappresentanti di una cultura diversa e superiore, secondo i moduli del colonialismo europeo....


da “Ma è ancora possibile uno Stato palestinese?” di Danilo Zolo, Università di Firenze

(il testo completo in: http://mediazione.wordpress.com)