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Kosovo, mafia story

di Gianluca Bifolchi - 18/02/2008

 
Riesce difficile crederlo persino a me, ma vi è stato un tempo, più o meno quando l'UE era ancora fatta di 15 stati, in cui sono stato un sostenitore abbastanza convinto del federalismo europeo. Tanto l'eredità di due guerre mondiali quanto la necessità di costituire un forte polo geopolitico, prospero e democratico, che si contrapponesse all'unipolarismo USA, mi sembravano ragioni più che valide per il progetto europeo.
Ero così convinto di ciò che, per quanto mi rendessi conto che si trattava di una realizzazione piuttosto calata dall'alto, e a cui i cittadini europei prendevano scarsamente parte, la difficoltà del compito in sé e la bontà dell'obiettivo finale mi facevano chiudere un occhio su queste carenze del processo democratico.

Poi ho cambiato idea, ed il giro di boa è stato lo scoppio di allegria che ho provato alla notizia che il popolo francese aveva affondato con un referendum il progetto di Costituzione dell'Europa.
Diverse cose erano accadute nel frattempo, la più importante delle quali era stato il parto, avvenuto sotto la zelante mano ostetrica del presidente della Commissione Europea di allora, Romano Prodi, dell'allargamento a 25. Era chiaro che un tale accrescimento dell'europa, non preceduto da un nocciolo duro di autentico federalismo, era la pietra tombale di un processo di integrazione politica che lasciava inalterate le basi nazionali delle elite politiche del vecchio continente, lasciando l'ultima parola ai singoli governi, alle loro cricche politico-finanziarie, e ai loro giochini sciovinistici.
Ma soprattutto, con l'arrivo di dieci nuovi membri di pari diritto, ansiosi di fare affari in Europa e di sgomitare tra loro per alleanze strategiche con gli USA, era finito ogni sogno di un Europa che contribuisse ad un equilibrio multipolare. Vi sono stati alcuni dei nuovi membri che hanno usato i fondi europei per finanziare il piano di ammortamento dell'acquisto di cacciabombardieri F16! Proprio mentre l'Europa cercava faticosamente di varare un'industria comune degli armamenti!
Su queste basi una forte Europa politica non può che essere che il risultato del convergere delle varie oligarchie politiche nazionali sull'agenda di Washington. Chi la vuole una forza politica così? Cristo, spendiamo in valuta pregiata più della stessa Federal Reserve per mantenere a galla il dollaro annaspante!

Oggi verrà proclamata l'indipendenza del Kosovo, e i servizi dei vari TG sulla nascita di questo nuovo feudo mafioso nel cuore dei Balcani mostravano tutti, nell'immagine della bandiera albanese accostata alla bandiera USA, cosa vale veramente l'Unione Europea oggi.
In Italia, nella frenesia di questo inizio di campagna elettorale, nessuno sta spiegando ai cittadini che il nostro governo, in quanto membro del gruppo di contatto dell'UE, con Francia, Gran Bretagna e Germania, è pronto a riconoscere subito il nuovo feudo mafioso. Anche quando altri paesi importanti come la Spagna stanno mostrando grandi esistazioni e riserve.

Forse vale la pena di ricordare che questa storia iniziò per noi nel 1999, quando un Presidente del Consiglio di nome Massimo D'Alema mandò i cacciabombardieri dell'aeronatutica militare italiana a bombardare il popolo serbo per nessun'altra ragione che il fatto che Washington glielo aveva ordinato. Si chiude nel febbraio del 2008 con un ministro degli esteri di nome Massimo D'Alema che si affretta a riconoscere il nuovo feudo mafioso dei balcani, rimangiandosi la parola data ai Serbi alla fine della guerra sulle garanzie della loro integrità territoriale.