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Il Kosovo: un’esecuzione pianificata

di Claude Herdhuin - 19/02/2008


Ecco fatto, il Kosovo è 193esimo stato indipendente al mondo. Si è autoproclamato indipendente sotto il pretesto che era venuto il momento. Nove anni di guerra giustificano tale decisione? Se si osserva più da vicino, una constatazione salta agli occhi: il cerchio è chiuso.
Nove anni fa, i bombardamenti della NATO contro la Serbia aprivano il ballo. Ieri, domenica 17 febbraio 2008, l'Unione Europea ha raccolto i frutti dei suoi sforzi, accogliendo con soddisfazione l'autoproclamazione del Kosovo "come uno Stato indipendente, sovrano e democratico".

È bastato il voto, per alzata di mano, dei 109 deputati presenti al Parlamento del Kosovo. Centonove deputati senza il pugno di deputati serbi che non si erano presentati. Gli assenti hanno torto, diranno, ma che fare dinanzi a tanta arroganza e leggerezza?

Certamente, il nuovo Stato indipendente dal Kosovo promette di rispettare i Serbi, ma a quali condizioni?
Che i Serbi restino nelle loro zone franche del Sud e del Nord del Kosovo, senza causare disordini.
È in nome della legge del più forte che l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno incoraggiato (si legga: aiutato e sostenuto) il Kosovo a proclamare la sua indipendenza, in violazione del diritto internazionale ed in particolare della carta delle Nazioni Unite. Del resto di quale diritto internazionale parliamo, quando, da tempo, le Nazioni Unite non hanno più la loro da dire.
Ricordiamo che gli Stati Uniti se ne ridono di quest'istituzione, la cui sede è sul loro territorio.
Le Nazioni Unite non hanno mai potuto impedire la guerra di Iraq, e non potranno impedire la guerra fratricida che si prepara e che è stata scientemente orchestrata dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea.
I Serbi, presi alla gola, restano i cattivi che si oppongono al gioco dei più forti.
I Serbi sono responsabili di Srebenica, hanno stuprato le donne ed hanno ucciso i bambini musulmani. È questo il lavaggio del cervello che ci hanno servito i mass media da almeno due decenni. Certamente i Serbi non sono dei santi, non più di me o di voi. Sono soltanto esseri umani, ma non hanno la fortuna di occupare un posto invidiabile sulla scacchiera politica.
Descritti come barbari, sono diventati barbari nell’immaginario popolare.
Tra non molto sarà passato un anno, da quando, il 28 marzo del 2007, il dott. Patrick Barriot, nel corso di una conferenza a Parigi, parlava della messa a morte del Kosovo. Descriveva l'iniezione letale somministrata al condannato a morte e la trasponeva alla sorte riservata al Kosovo. Oggi dobbiamo per forza dargli ragione. I Serbi hanno ucciso a Srebenica, ma vi sono anche morti. Il Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia (TPIY), nella sua mania di grandezza ha parlato del genocidio di Srebenica, mentre si trattava di una lotta tra combattenti frustrati ed arrabbiati.

Ma ritorniamo al 17 febbraio 2008. Da ventiquattro ore, consultando i giornali, ho visto le immagini di kosovari albanesi che celebrano la nascita di questo 193esimo stato. Ho letto della loro volontà di lavorare per l'Unione Europea e di compiere tutti i loro sforzi per rispettare i Serbi. Poi ho letto che i Serbi delle zone franche del Sud e del Nord del Kosovo si ribellavano. Ho anche appreso che il primo ministro serbo Voljislav Kostunica dichiarava a Belgrado che "finché il popolo serbo esisterà, il Kosovo resterà serbo".
Ma ho anche scoperto che era tutto programmato da tempo, e che l'Unione Europea, nella notte tra venerdì e sabato, a mezzanotte (cioè prima della proclamazione unilaterale dell'indipendenza del Kosovo) "ha approvato la spedizione di una missione di poliziotti e di giuristi nell Kosovo, infrangendo la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo la quale solo l'ONU può decidere la spedizione di forze in questa provincia serba".

Quest'ultimi due giorni mi lasciano un'impressione di qualcosa di già conosciuto: la creazione di Israele del 30 novembre 1947 da parte delle Nazioni Unite.
Oggi, le Nazioni Unite sono messe di parte, ma il passo resta lo stesso. Il 14 maggio 1948, il mandato britannico cessava sulla Palestina e lasciava faccia a faccia Arabi ed Ebrei.

Sappiamo ciò che ne è seguito. Garantiamo che l'Unione Europea e gli Stati Uniti, in nome di una democrazia falsa, e dopo avere appiccato il fuoco nella regione, avranno la faccia di ritirarsi per lasciare Albanese e Serbi regolare tra loro i conti.
In seguito, dopo alcuni bagni di sangue, ritorneranno dicendo che il loro intervento è indispensabile per mantenere la pace... Potranno allora installarsi nella regione, in cui li attendono il campo di Bondsteel ed il petrolio del Mar Caspio.

Rimane da vedere ciò che farà la Russia, chi sostiene i Serbi.

Fonte originale: Modialisation.ca