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Da rifiuto a risorsa: copiamo dalla Natura

di Sonia Toni - 19/02/2008


 

 

«Gli ecosistemi del mondo naturale sono comunità sostenibili formate da piante, animali e microrganismi. Non ci sono rifiuti in queste comunità ecologiche, in quanto gli scarti di una specie costituiscono alimento per un’altra. In questo modo la materia circola senza sosta attraverso la rete della vita. L’energia che guida questi cicli ecologici sgorga dal sole, e nella diversità e nel sodalizio tra i suoi membri sta la fonte della capacità di recupero della comunità.»
Fritjof Capra – Ecoalfabeto. L’orto dei bambini (Stampa Alternativa)

Nella Natura intelligente non esistono i rifiuti; non si butta via niente perché tutto può essere riutilizzato e servire alla creazione di qualcos'altro. Ogni essere vivente, nell'arco della sua esistenza, produce una montagna di rifiuti quindi, quando parliamo di questo argomento nessuno può dirsi "innocente".  Ma il termine "rifiuto" richiama alla memoria l'immagine di un oggetto che non serve più, ingombrante, inutile e spesso anche maleodorante. La Natura non produce rifiuti ma solo scarti che diventano risorse. Qualche  esempio? Le piante si nutrono, fra le altre cose, di anidride carbonica (CO2) ed eliminano ossigeno; noi umani necessitiamo di ossigeno per sopravvivere e scartiamo l'anidride carbonica nei processi respiratori. Quindi, quello che per le piante è uno scarto per noi umani è un elemento di vitale importanza e viceversa. Gli scarti di alcune piante rappresentano il nutrimento per molte specie di insetti che, nutrendosi di questi scarti, producono anche nutrimenti per l'uomo (la melata, ad esempio). Le foglie secche di un albero che sta entrando nella stagione invernale, cadono sul terreno che, attraverso l'umidità, le riassorbe sfruttandone i nutrimenti per poi restituirli alla pianta trasformati. In questo scambio virtuoso, l'uomo, gli animali e le piante potrebbero vivere serenamente senza creare squilibri ambientali di alcun tipo. Quando la terra, l'acqua, l'aria e il calore (non la combustione) insieme o separatamente, non riescono a trasformare i nostri rifiuti, questi diventano, prima ingombro poi veleno che torna a noi attraverso gli stessi veicoli e il cibo. Siamo alla presenza di un circolo vizioso, un anello che si allarga in maniera esponenziale inglobando zone sempre più vaste del Pianeta. Ma cerchiamo di essere propositivi e operativi. Dal momento che non siamo più nell'eden e che per rozza inconsapevolezza, pigrizia e mala fede, abbiamo fatto di un paradiso una discarica e solo allo scopo di arricchire i petrolieri e i produttori di imballaggi e rifiuti vari, proviamo a considerare le soluzioni possibili.

Ognuno di noi è responsabile dei rifiuti che produce
Dicono che in Italia la coscienza ambientale sia molto annebbiata e questa purtroppo è una triste verità. Gli italiani sono pigri? Volutamente incoscienti? Paurosi della verità? Capricciosi? Le statistiche indicano che la maggior parte degli italiani non legge le etichette sui prodotti che acquista al supermercato, non mostra interesse a conoscere i componenti e tanto meno gli effetti collaterali di un farmaco e quando compra qualcosa non fa caso alla sua confezione, all'imballaggio che l'avvolge e questa noncuranza favorisce gli interessi delle industrie che producono la tara e delle multiutility che gestiscono discariche e inceneritori; per non parlare delle strutture sanitarie che si dovranno occupare della cura (quando è possibile) e dell'assistenza alle persone che si ammalano a causa delle emissioni nocive di questi impianti. Ricapitolando brevemente: con la nostra volontaria ignoranza e pigrizia noi creiamo danni alla nostra salute, a quella degli altri e all'ambiente.

Qualche suggerimento
La prima operazione da fare è la separazione dei rifiuti: tutto parte dalla raccolta differenziata e già da questa azione si riscontra un impegno assolutamente, inevitabilmente personale. Tonnellate di imballaggi, il più delle volte inutili, che rivestono tonnellate di merci, spesso altrettanto inutili. Guardando una discarica qualunque, la prima cosa di cui ci si accorge è che trabocca di imballaggi nuovi. Il 70% del materiale che troviamo in una discarica è costituito da involucri nuovi: materie prime che vanno irrimediabilmente perdute (uno spreco enorme anche economico) e che, lasciate lì, procurano danni all'ambiente. La maggior parte di ciò che acquistiamo viene immesso sul mercato dentro a scatole, blister, rotoli di carta e plastica all'interno di altre scatole e, nella quasi totalità dei casi, i contenitori sono esageratamente più grandi di quanto non servirebbe. Sale, riso, zucchero, creme, dentifrici, profumi, strumenti per computer, libri, riviste, etc., sono venduti dentro a contenitori che vengono immediatamente buttati appena aperti. Ci sono prodotti che non possono essere messi in commercio senza un involucro adeguato ma per moltissimi altri, la scatola è completamente inutile inoltre, quella scatola ha un costo che incide notevolmente sul prezzo al pubblico del prodotto stesso. Quando acquistiamo un dentifricio, cosa ce ne facciamo della scatola? Quando facciamo la spesa, privilegiamo quei prodotti più virtuosi che si presentano "nudi", scarsamente coperti oppure vestiti con abiti biodegradabili; infatti, per ovviare al problema di quei prodotti che non possono fare a meno di essere rinchiusi in un contenitore, alcune aziende più virtuose stanno cominciando a produrre imballaggi fatti con materiale riciclabile o completamente biodegradabile; materiale che non avrà bisogno quindi di essere buttato in un inceneritore o in una discarica e tornerà nel ciclo virtuoso della natura o verrà riciclato e quindi riutilizzato. Ricordiamoci che quello che non riutilizziamo e che non è biodegradabile, viene ributtato  nell'ambiente sotto forma di emissioni tossiche attraverso il suo incenerimento o attraverso il deposito in discariche che, in tempi più o meno lunghi, a seconda del materiale, procura gli stessi danni.
Il compostaggio domestico: si trovano in commercio - di solito nei negozi di ferramenta o nei supermercati molto forniti - dei contenitori appositi per fare il compostaggio domestico. In questi contenitori noi possiamo buttare la parte umida dei nostri rifiuti (principalmente scarti di frutta e verdura) e questi, depositandosi a strati sul fondo del contenitore, formeranno col tempo del terriccio, dell'humus che va ritirato quando si riempie il cassettino in fondo e che noi potremo utilizzare per le nostre piante o regalarlo a chi ha un orto o un giardino.
Leggiamo sul sito enel.it: «Secondo il recente rapporto presentato dall'Osservatorio nazionale dei Rifiuti, a fronte di una diminuzione del ricorso alla discarica, di anno in anno più consistente, risultano cresciute tutte le altre modalità di gestione dei rifiuti. In particolare il trattamento termico dei rifiuti urbani è passato da 1,6 milioni di tonnellate del 1996 alle 3,8 del 2005, con un incremento, rispetto alla rilevazione del 2004, dell'8,7%. Rispetto alla produzione di rifiuti urbani, la pratica dell'incenerimento ha raddoppiato negli ultimi dieci anni la propria quota: nel 1996 interessava il 6,1% del totale dei rifiuti urbani, nel 2005 questo valore si è portato al 12,1%. Alle 3,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani avviati nel 2005 all'incenerimento, vanno poi aggiunte altre 40 mila tonnellate di rifiuti sanitari e 514 mila tonnellate di rifiuti speciali, per un totale di 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti avviati al trattamento termico».
Al di là della palese menzogna riportata – secondo la quale con l'inceneritore scompaiono le discariche (chiunque, volendo informarsi, sa che ogni inceneritore ha assoluto bisogno di una discarica; non solo, ma necessita di una discarica per rifiuti speciali e quindi ancora più dannosa) – tutto questo, ahimè, ha un solo, altro significato: invece di contenere gli sprechi, li aumentiamo e questo contribuisce notevolmente a rendere la situazione ambientale sempre più tragica e insostenibile. Un altro piccolo ma importante suggerimento: invece di portare a casa dal supermercato una montagna di sacchetti di plastica, andiamo a fare la spesa con la borsa, la “sporta”. Se ogni italiano evitasse di usare, ogni giorno, un sacchetto di plastica da 1 grammo, nell'ambiente ci sarebbe, ogni giorno, una tonnellata in meno di plastica. La maggior parte dei contenitori di plastica finisce negli inceneritori perché la plastica, bruciando, produce molto calore. Poi, trasformata in emissioni tossiche, conclude il suo viaggio nell'ambiente e nel nostro organismo, procurando svariati malanni. Ne vale la pena?


Per saperne di più
Più “composti” meno paghi
In alcuni comuni d'Italia, è prevista uno “sconto” sulla tassa dei rifiuti per chi fa il compostaggio domestico. Qualche esempio? Padova (per maggiori informazioni padovanet.it), Levico Terme (Trento), Tizzano Val Parma e Langhirano.
Altro comuni – come Monte San Pietro, in provincia di Bologna – favoriscono la pratica del riciclo attraverso l’assegnazione delle compostiere domestiche in comodato d’uso ai cittadini (comune.montesanpietro.bo.it).

La Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo ha condannato l'Italia nell'elaborazione di alcuni piani di gestione dei rifiuti
Bocciati sostanzialmente i piani di gestione dei rifiuti della provincia di Rimini, della Regione Lazio, ma anche quelli sui rifiuti pericolosi di Friuli Venezia Giulia e Puglia, della provincia autonoma di Bolzano e ancora della provincia di Rimini. Bruxelles contesta la non corretta applicazione di alcune direttive, in particolare punta il dito contro le modalità di smaltimento dei rifiuti speciali e lo scarso impegno nella promozione, prevenzione, riciclo e la trasformazione ai fini del riutilizzo.
Fonte: ansa.it (14 giugno 2007)

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