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Pakistan, rischio implosione

di Enrico Piovesana - 11/01/2006

Fonte: peacereporter.net

Musharraf sta perdendo il controllo del Waziristan. E accusa l’India per la ribellione in Balucistan
“La situazione in Waziristan assomiglia pericolosamente a quella che c’era in Afghanistan quando i talebani stavano per prendere il potere”. A parlare è il generale Talat Masood, uno dei principali analisti militari pachistani, secondo il quale il governo di Islamabad sta definitivamente perdendo il controllo delle Aree Tribali al confine con l’Afghanistan, dove i gruppi armati talebani (sostenuti dai partiti islamici e dagli ambienti militari integralisti pachistani contrari alla politica filo-americana del presidente Musharraf) appaiono ormai padroni della situazione. Come dimostra la violenta imposizione di fatto della sharìa e soprattutto la drammatica escalation degli attacchi registrata negli ultimi giorni, costati la vita a decine dei 70 mila soldati governativi inviati nella regione. La gravità della situazione non sfugge agli Stati Uniti, che stanno infatti intensificando le incursioni e i raid aerei in Waziristan, per ora con l’unico effetto di uccidere civili innocenti e di far aumentare l’imbarazzo politico del presidente Musharraf, sempre più inviso ai suoi potenti nemici interni: partiti islamici radicali, servizi segreti e generali integralisti.
A complicare la situazione c’è anche un nuovo fronte di guerra interno che da metà dicembre conta già più di 200 morti, in maggioranza civili: quello del Belucistan, dove da settimane 30 mila soldati sono impegnati a sedare una nuova ribellione armata degli indipendentisti baluci, per la quale Musharraf – forse nel tentativo di creare un diversivo – ha esplicitamente accusato il nemico storico: l’India.
 
Tra attacchi dei guerriglieri e raid americani. Nella notte tra lunedì e martedì i guerriglieri islamici hanno lanciato diversi razzi contro una postazione dell’esercito governativo posizionata in cima a una collina che domina il villaggio di Sarbandki, una ventina di chilometri a est di Miran Shah, capoluogo del Nord Waziristan. Almeno sette soldati sono morti e molti altri sono rimasti gravemente feriti. Si è scatenata una battaglia durata fino alle prime luci dell’alba e poi ripresa durante la giornata, durante la quale l’esercito ha impiegato elicotteri da combattimento e artiglieria uccidendo almeno 14 guerriglieri.
Sabato mattina, nella stessa zona, altri nove soldati pachistani sono rimasti uccisi in un simile attacco dei miliziani filo-talebani. Subito dopo, il vicino villaggio di Saidgai è stato bombardato da elicotteri da guerra americani. Sotto le macerie di una casa sono morti una donna, due bambini e cinque uomini. Non è la prima volta che capita: un mese fa missili lanciati da un drone volante americano Predator su un altro villaggio della zona, Haisori, uccisero due bambini. L’obiettivo era Abu Hamza Rabia, alto comandante di al Qaeda, il cui corpo però non venne ritrovato. Ma è la prima volta che Musharraf, invece di negare qualsiasi azioni militare americana su suolo pachistano, ha ammesso che il raid è avvenuto protestando con i comandi militari Usa in Afghanistan. Che, come al solito, non commentano.
 
Gli integralisti filo-talebani hanno mano libera. Gli Stati Uniti, sempre più allarmati dal deterioramento della situazione nelle Aree Tribali pachistane, compiono queste azioni per pressare il governo pachistano a impegnarsi seriamente nella lotta contro le milizie integraliste che si rifugiano in queste regioni semi-autonome. Ma Musharraf ha le mani legate: più che rispondere agli attacchi della guerriglia non può fare, altrimenti le forze interne a lui ostili ne approfitterebbero subito per accusarlo di combattere i musulmani per conto degli ‘infedeli’ americani. Ma questa inerzia non fa che lasciare mano libera agli integralisti locali, che infatti ne hanno approfittato per affermare il loro controllo sociale e militare nella regione. Emblematica, in questo senso, la violenta imposizione dei precetti della sharìa in tutto il Waziristan, dove negli ultimi mesi i filo-talebani hanno sgozzato e impiccato ai pali della luce almeno una trentina di persone accusate di aver violato i precetti della legge coranica, rubando denaro o semplicemente andando dal barbiere. Di fronte a tutto questo il governo di Islamabad, presente in zona con 70 mila soldati, non ha mosso un dito dicendo che si tratta di “faide tra tribù locali” in cui non vuole immischiarsi, e augurandosi che fossero i “consigli tribali a risolvere la questione”. E così le violenze continuano: l’ultima è del 4 gennaio, quando sette persone sono state uccise nei pressi di Wana, in Sud Waziristan.
 
Balucistan: Musharraf accusa l’India di aiutare la guerriglia. Per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e dei suoi oppositori dall’imbarazzante situazione in Waziristan, il presidente pachistano sta sfruttando l’altro fronte di crisi interna, quello in Balucistan, giocando la carta del nazionalismo anti-indiano. Da un mese, questa regione orientale del Pakistan è infiammata dai combattimenti tra i guerriglieri indipendentisti baluci e i 30 mila soldati che Musharraf ha inviato in zona a metà dicembre dopo essere sfuggito a un attentato e dopo l’abbattimento di un elicottero militare con alti ufficiali a bordo (v. Guerra in Balucistan). In tre settimane di combattimenti, concentrati nei distretti di Kohlu e Dera Bugti, almeno 200 persone sono rimaste uccise, in maggioranza civili rimasti vittime dei bombardamenti aerei e d’artiglieria delle forze governative. Il governo afferma che gli attacchi non sono indiscriminati bensì concentrati contro le basi dei frarys, dei ‘latitanti’, come le autorità pachistane chiamano i guerriglieri tribali baluci. Il presidente Musharraf, assieme a tutti i ministri del suo governo, sta pubblicamente accusando il governo di Nuova-Delhi di appoggiare la guerriglia al fine di destabilizzare questa strategica regione del Paese per boicottare un progetto che porterebbe al Pakistan molta ricchezza e soprattutto una strategica alleanza con la Cina. In Balucistan infatti, sulla costa del Mare Arabico, i cinesi stanno per inaugurare il mega-porto commerciale e militare di Gwadar, destinato a diventare sbocco marittimo di tutte le merci provenienti dall’Asia orientale e centrale e base più occidentale della nuova flotta da guerra cinese, proprio davanti alle rotte petrolifere dello Stretto di Ormuz, dove circola il 40 per cento del greggio mondiale.
L’India ha smentito queste accuse, basate solo sul fatto che alcuni giorni fa il ministero degli Esteri indiano aveva condannato l’operazione militare pachistana in Balucistan. Difficile giudicare chi dica il vero. Meno difficile capire che il Pakistan di Musharraf, potenza nucleare, è a rischio di implosione.