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Comunitarismo e Gildismo

di Davide D'Amario - 20/02/2008

 

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“So, e non per teoria, ma per esperienza, che si può vivere infinitamente meglio con pochissimo denaro e molto tempo libero, che non con più denaro e meno tempo. Il tempo non è denaro, ma quasi tutto il resto…”
(Ezra Pound)

Le seguenti riflessioni, prendono forma dalla lettura del bel libro di Luca Gallesi “Le origini del Fascismo di Ezra Pound” edito dalle Edizioni Ares. Ovviamente questo testo è semplicemente lo spunto, per lo sviluppo delle mie “strampalate” sensazioni, ed anche la collocazione che prenderanno gli uomini lì menzionati nella mia interpretazione, non sono riconducibili, o quanto meno assimilabili in tutto alla scaletta dotta e scientifica del libro.
Quando Marx, a ragione, proponeva l’unione dei lavoratori di tutto il mondo, in quel determinato periodo storico, i capitalisti erano divisi da diatribe economiche tutte interne allo scontro tra capitalismi nazionali, ricordiamo che in quel periodo il barbuto pensatore, parlò di governi ridotti a “comitati d’affari” per conto delle rispettive borghesie, e credo che si rendesse perfettamente conto, che i confini territoriali, opponevano, in quanto vi erano diversità monetarie, concorrenza, protezionismo, delle vere barriere, che quanto meno, limitavano l’internazionalizzazione dei capitali, e creavano dei dissidi tra capitalisti.
Questo preambolo, vuole semplicemente arrivare a constatare, che la riflessione di Marx, è più attuale oggi, che non ieri, perché è da circa 30 anni che i lavoratori sono sotto attacco (lo sono sempre stati, ma adesso si sta arrivando alla loro totale eliminazione, per quando riguarda il loro spirito comune), e in questo delicato frangente, quel profetico pensiero, trova migliore collocazione. È adesso che le comunità lavoratrici, sono cronicamente divise, consapevolmente distratte e disperse, violentate prima che nel salario, nella dignità umana, che bisogna parlare di “comitati d’affari”. Perché purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, che gli sfruttati sono divisi, e i gestori dei centri decisionali del mostro capitalista stanno sempre più organizzandosi, unendo e coordinando le loro criminali azioni.
Scusate questa piccola digressione, ma sono convinto, che questo possa integrare il “ragionamento” che vado a sviluppare, anche perché è di socialismi “atipici”, “utopistici”, “strani” che vorrei parlare, quei socialismi che il metro inquisitore di certi marxisti-leninisti senza Marx e Lenin, hanno dichiarato macchiette senza senso nel migliore dei casi.
Un socialismo che culla nell’origine magica del poeta-economista Pound, la visione di un mondo umano diametralmente opposto alla speculazione finanziaria e all’usura, che oggi hanno perfezionato il loro regno del male, un socialismo comunitario che ha attratto anche quel geniale poeta che ha lasciato il segno l’irlandese W.B.Yeats, che ha lottato per l’indipendenza della sua fiera e passionale Terra, un indipendenza cercata nella Letteratura, nel Teatro, nella Poesia, nella Vita, ma meglio di tante parole nei confronti di questo cantore della libertà d’Irlanda, è l’epitaffio inciso sulla tomba che limita il suo essere stato su questa terra difficile: “Getta uno sguardo freddo sulla vita, sulla morte Cavaliere, prosegui il tuo cammino”.
Cercherò di riportare alla memoria di tanti socialisti non “realizzati”, l’esperienza di comunitaristi inconsapevoli e di uomini che allora non furono seguiti nei loro proponimenti, ma che oggi possono essere ritenuti i padri puri e veridici del movimento della decrescita e non solo.
Brevi cenni storici…
Nell’Inghilterra, ribelle e pensante, fieramente anticapitalista e anticolonialista, prendeva piede una data prospettiva rivoluzionaria, certo più teorica che pratica, ma comunque degna di rispetto. Una cultura diversa dall’ufficialità imperiale inglese tutto razzismo sociale ed economico, lontana anni luce dalle settarie e massoniche politiche di violenza verso gli sfruttati, il più delle volte bambini/e che per mostruose dinamiche socio-politiche, si ritrovavano in orfanotrofi e in fabbriche, in “case di rieducazione”, dove venivano a suon di bastonate e stupri, o uccisi perché ritenuti inutile zavorra, o destinati ad essere inquadrati come carne da macello… per future visioni robotiche.
Dicevamo…il Socialismo delle gilde, in un certo qual modo si andava sviluppando quale vera e propria dottrina culturale. Il gildismo a detta dello storico G.D.H. Cole, prese avvio dal libro di un architetto socialista cristiano, Arthur Jospeh Penty (1875-1937), il “The Restoration of the Gild system”(1906).
Questo socialista atipico, ammiratore del Medioevo, strenuo e passionale nemico dell’industrialismo moderno, chiamava ad un ritorno all’artigianato, ad un sistema di produzione su piccola scala, sotto il controllo normativo delle Gilde professionali. Sull’esempio del socialista W. Morris, negava che la creazione di prodotti “scadenti e a buon mercato” fosse un vantaggio per i consumatori, e anticipava, con le sue radicali idee, tutte quelle correnti strutturate di critica al sistema capitalista nate negli anni settanta, e che negli ultimi anni sono tornate a far capolino nel panorama mondiale. Quella critica a tratti rancorosa contro un sistema squallido, e perennemente alla ricerca della fatica dei lavoratori-schiavi… compresa quella che oggi è la lotta contro i caratteri demoniaci dello sfruttamento “mentale” del lavoratore. Quindi un uomo, che attraversando l’idea socialista non si ferma solo all’analisi della vita dentro gli stabilimenti industriali, ma evade, e indirizza i suoi dardi avvelenati verso il Mostro del progresso fine a se stesso, che oggi ci stritola.
Sullo stesso filone sia di interessi culturali che politici, si situa la pubblicazione “The New Age” diretta da A.R.Orage, questa rivista sarà l’anello di congiunzione del socialismo delle gilde, sarà la tribuna artistica e culturale della resistenza comunitaria, alla quale daranno contributi militanti pensatori, letterati, poeti del calibro di Ezra Pound, W.B.Yeats, G. K. Chesterton, e tanti altri, una ridotta che negli anni 10-20 del Novecento in Inghilterra germoglierà idee che sono ancora attuali. Una pubblicazione dove Nietzsche e Marx erano studiati e analizzati, per certi versi superati.
Una cultura socialista originale e non dogmatica, prendeva forma, vita, indirizzo, si confrontava senza remore con la religiosità dei popoli, senza tagliare i cordoni ombelicali che li legava alla tradizione popolare, senza rinnegare forme forti e poderose di religiosità pagana e cristiana.
La Lega delle Gilde Nazionali, movimento rappresentativo di questa giovane Comunità di pensiero, prenderà vita nel corso dell’anno fatale 1915, un anno che aprirà un carnaio umano enorme, da cui il fior fiore della Gioventù d’Europa e non, uscirà al tempo stesso decimata e rafforzata. Subito, questa Lega, dovette subire gli strali demagogici e ignoranti dei marxisti settari, le accuse le solite: “movimento piccolo-borghese e utopista”. I socialisti e i comunitari che facevano parte del gildismo, credevano che l’etica e non il bieco materialismo, dovesse essere il cuore della lotta socialista, perché ritenevano, che la libertà individuale, dovesse vivere dentro e in simbiosi con il vivere della comunità, ritenevano che si dovesse estendere la responsabilità sociale a tutto il popolo, in modo che la Rivoluzione trovasse in esso una legittimazione fatta di sangue e idee, pronto nei momenti terribili ad assumere anche individualmente (singolo/a socialista), le redini della causa comunistica. Per questi militi nazionalitari, la lotta contro la schiavitù e l’incertezza erano i cardini dell’agire socialista.
Reclamavano nelle loro proposte la libertà dalla paura della disoccupazione, la libertà nelle fabbriche, il diritto a lavorare sotto direttori di propria scelta, di eliminare dai posti di lavoro i dirigenti imposti dall’alto, siano essi di nomina imprenditoriale che statale, in loro vi era la convinzione che senza una democrazia industriale, non poteva esserci democrazia politica. Può scorgersi da queste brevi riflessioni, che il “controllo comunitario”, doveva realizzarsi “dal basso”. Ovviamente, con le personalità presenti, al suo interno si trovavano diverse posizioni socio-politiche, che comunque avevano chiaro l’indirizzo generale.