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Rifuti zero? Magari. L'Italia va in un'altra direzione

di Marinella Correggia - 21/02/2008

     
   
 
 Dopo un lungo giro di conferenze in Italia, il chimico e docente universitario statunitense Paul Connett, coordinatore dell'Obiettivo zero waste (rifiuti zero) ha scritto agli attivisti italiani una lettera piena di stupore, soprattutto rispetto alle scelte in Campania e a Roma, con il gassificatore di Malagrotta: «Invece di inceneritori e impianti di gassificazione le amministrazioni dovrebbero incoraggiare la trasformazione delle esistenti strutture per la separazione dei rifiuti in impianti di trattamento meccanico e biologico, di pari passo con un sistema spinto di raccolta porta a porta.
 
L'idea che le grandi città non possano ottenere grandi riduzioni del totale dei rifiuti prodotti è stupida. San Francisco lo fa ogni giorno e così Los Angeles, Chicago, Seattle, Halifax e Toronto. E anche nelle oltre 1.000 comunità locali in Italia, piccole e medie, che hanno adottato il metodo della raccolta differenziata porta a porta, i successi sono stati enormi: a Novara, 100mila abitanti, il 70 per cento di riduzione in 18 mesi! I vostri amministratori, invece di farsi in visita...
ai distruttori di risorse, gli inceneritori europei e giapponesi, dovrebbero cominciare ad andare a vedere i sistemi adottati là dove le risorse sono recuperate sul serio - facendo l'unica scelta saggia per la salute, l'economia locale, i figli e i nipoti e il pianeta - anziché incenerite da impianti che richiedono investimenti costosissimi. Sarei più che contento di procurare contatti per luoghi, itinerari e persone chiave da incontrare in California, ad esempio...».
 
Connett si sofferma sul problema delle sostanze prodotte nell'incenerimento dei rifiuti (gassificatori compresi): «E' importantissimo studiare i corpi di chi vive vicino a simili impianti, i corpi dei vivi e anche i tessuti dei morti o di chi viene operato. Altrettanto importante potrebbe essere analizzare la vegetazione nell'area in circostante; ad esempio, monitorare i licheni rispetto al mercurio, che i dispositivi antinquinamento difficilmente riescono a rimuovere».
 
Fa eco a Connett l'Isde Italia (Associazione medici per l'ambiente, sezione italiana), che chiede «una moratoria sui progetti di termodistruzione - o termovalorizzazione - in corso», dichiarandosi «fortemente preoccupata in merito all'aumento del ricorso all'incenerimento, con la costruzione di nuovi impianti e con l'ampliamento di quelli esistenti. Lo smaltimento dei rifiuti esige, innanzi tutto, una seria politica delle "R": razionalizzazione, riduzione della produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso, riparazione, recupero; e solo dopo aver attuato tutti i punti precedenti, si potrà eventualmente valutare correttamente la migliore tecnica impiantistica per lo smaltimento della frazione residua scelta tra i sistemi che garantiscono meglio salute umana ed ambiente».
 
L'Isde chiede dunque una politica basata sul principio di precauzione, che oltre a ridurre i costi economici, avrebbe impatti ambientali e sanitari inferiori a quelli prodotti dagli inceneritori e dalle discariche: «La combustione trasforma infatti anche i rifiuti relativamente innocui quali imballaggi e scarti di cibo in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e ceneri residue che richiedono costosi sistemi per la neutralizzazione e lo stoccaggio». Per i Medici per l'ambiente è prioritario pensare agli effetti sugli esseri umani più fragili, perché già malati, o più suscettibili come bambini, donne in gravidanza, anziani. Il rischio non è solo riferibile ad una maggiore incidenza di tumori, ma anche ad altre problematiche quali: incremento dei ricoveri e della mortalità per cause respiratorie e cardiocircolatorie, alterazioni endocrine, immunitarie e neurologiche.
 
L'Associazione medica chiede alle autorità competenti una efficiente ed efficace azione di verifica e controllo, in continuo, dei possibili inquinanti (al camino, aria, terra e falde acquifere) per gli impianti già in funzione e rigorosi monitoraggi sanitari delle popolazioni già potenzialmente esposte.