Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Cara Delfina, sono diventato uomo di mondo perché ho fatto il militare a Cuneo

Cara Delfina, sono diventato uomo di mondo perché ho fatto il militare a Cuneo

di Maurizo Pallante - 22/02/2008

 
Cara Delfina,

qui stanno ascendo tutti pazzi. Ha cominciato il governatore della Banca d’Italia dicendo che le retribuzioni dei lavoratori dipendenti sono troppo basse. Mi sono stutato le recchie con le unghie dei mignoli che da quando non riesco più a comprare i cotton fioc lascio crescere come sciabolette. Non ci posso credere, ho detto. Il capo dei banchieri che parla come se fosse il capo dei sindacati!

Non mi ero ancora ripreso dallo sciòc che il capo di Confindustria e Fiat, all’unisono con l’amministratore delegato come le gemelle Kessler, te le ricordi?, hanno dichiarato che, senza aspettare la conclusione del contratto di lavoro, avrebbero messo di loro iniziativa 40 euro in più al mese nelle buste paga dei dipendenti. A quel punto i capi dei sindacati si sono giustamente incazzati. E che ci volete rubare il mestiere? Passi uno, ma in tre siete troppi e poi noi che ci stiamo a fare? Loro non sono come il trio Lescano, te lo ricordi? E non cantano in coro. Qui ha detto: non permettetevi di darci più soldi altrimenti rompiamo le trattative. Quo ha detto: cominciamo a incassare come anticipo quello che hanno deciso di darci e proseguiamo la trattativa. Qua ha detto qualcosa che non mi ricordo, ma diversa dagli altri due.

Questo, Delfina, è stato solo il principio. Uno che la sa lunga ha scritto: in principio era il verbo. Poi sono venute tutte le altre parti del discorso: nomi, aggettivi, pronomi. Un diluvio di parole. Pagine e pagine di giornale. Gli statistici hanno dimostrato che le retribuzioni sono restate ferme per sette anni mentre i prezzi aumentavano. I sociologi hanno scoperto che la povertà si sta diffondendo. I giornalisti hanno intervistato qualche famiglia operaia, con o senza figli, monoreddito e bireddito. Interi paginoni con tanto di fotografie. Delle facce, delle case, di cosa mettono a tavola quando si siedono a cena (il pranzo lo fanno ognuno in una mensa diversa). Di dove vanno a fare la spesa. Discaunt e tre per due.

I soldi che finiscono alla terza settimana del mese. Tutti hanno cominciato a parlare della quarta settimana e di povertà dignitosa. Il colpo di grazia ce l’ha dato la Spagna. Il giorno che tutte le prime pagine dei giornali hanno aperto con un titolo a 9 colonne: «il pil pro capite della Spagna ha superato quello dell’Italia», è come se si fossero aperte le cataratte del diluvio universale. Dai finestrini delle automobili che come ogni mattina intasavano tutte le strade (povertà motorizzata oltre che dignitosa) si vedevano facce affrante. Anche la Spagna ci ha superato, si leggeva negli occhi di tutti. La Spagna che è sempre stata dietro di noi. Beata te, Delfina, che dal tuo paese in Val Maira non potevi vedere la tristezza fluttuante tra i gas di scarico. Lì discaunt e tre per due non li avete, perché la frutta e la verdura, il pane, il latte non dovete comprarli, i formaggi, le marmellate e i barattoli di verdura sottolio ve li fate in casa, l’automobile non la usate tutti i giorni per andare a lavorare in città a guadagnare i soldi necessari per comprare l’automobile. Tu non la cambi da 10 anni e non ti senti povera. Se le mutande che indossi non sono firmate sull’elastico non ti senti povera, tanto non ti senti obbligata a farle vedere per strada. In casa non stai in maniche corte, anzi mi ricordo che nel bucato messo a stendere c’erano magliette intime di lana. Ancora le magliette intime di lana hai! E forse anche i mutandoni, ma per delicatezza non ho verificato. Si può essere più arretrati di così? In casa hai ancora la cucina economica e le stufe a legna. Però gli aumenti del prezzo del petrolio non li senti tanto. Vaglielo a spiegare ai sociologi e ai giornalisti che non dovendo comprare tutto, anche se hai un reddito monetario più basso della media italiana, che ahimé è diventato più basso della media spagnola, sei meno povera di chi con un reddito monetario più alto non solo è più povero di te perché deve comprare tutto, ma si sente povero se non riesce a comprare sempre di più. Perché, se non si compra sempre di più come si può produrre sempre di più? Come si può superare di nuovo la Spagna? Ma come si fa a comperare sempre di più se i redditi monetari sono rimasti fermi e i prezzi sono cresciuti? Se i redditi da lavoro dipendente sono troppo bassi, come dice il governatore della Banca d’Italia? Se Fiat-Confindustria non mette di sua iniziativa più soldi nelle busta paga dei dipendenti, facendo per di più bella figura? Forse non è vero, Delfina, che siano asciti tutti pazzi. C’è una logica in questa follia.

Due mesi fa hanno inaugurato un nuovo ipermercato della Coop (la coop sei tu, chi può darti di più?) a Empoli. La notte prima dell’apertura i grandi parcheggi che circondano il complesso (quanti ettari ricoperti di asfalto e cemento?) si sono riempiti di camper, roulottes e automobili, dove in mancanza di meglio si può dormire, mentre nei praticelli residui sono state montate tende da campeggio. All’alba una folla crescente ha iniziato ad accalcarsi davanti alle porte. Alla loro apertura è scattata la corsa per arrivare per primi ai reparti di vendita. Come nella migliore tradizione del Palio di Siena, alla prima curva alcuni dei concorrenti in pole position sono scivolati rovinosamente sui pavimenti lucidati di fresco. Le seconde file ne hanno approfittato per scavalcarli, mentre i caduti incuranti del dolore, rabbiosamente si rimettevano in piedi per recuperare le posizioni perdute e partecipare al corpo a corpo davanti ai banconi. Gli uomini si sono picchiati per i televisori in offerta, le donne per le bistecche a prezzi stracciati.

Televisori marchiati in Giappone, assemblati in Cina mettendo insieme componenti provenienti da varie parti del sud-est asiatico. Pubblicizzati da un’agenzia di marketing italiana nel corso di programmi televisivi prodotti negli Stati Uniti. Sul televisore vedi la pubblicità d’un televisore più grande e più piatto da cui potrai vedere in formato più grande le stesse stronzate che stai vedendo su quello attuale. Se lo comprano tutti e tu non puoi, allora è vero che sei povero. Così, se lo vendono a un prezzo speciale per l’apertura del nuovo ipermercato, non tiri fuori tutto il tuo istinto guerriero?
Bistecche di mucche argentine, allevate con mais transgenico prodotto negli Stati Uniti, utilizzando trattori e macchine agricole con componenti prodotti in Asia e alimentate con petrolio del medio oriente controllato militarmente con armi fabbricate sulla costa del Pacifico e software della Silicon Valley. Impacchettate in contenitori di polistirolo ricoperti da una pellicola di polietilene, infilati alla cassa in uno shopper di plastica. Più rifiuti che merce. E merce che fa male a chi la consuma, a chi la produce, alla terra.

Quella stessa mattina, dopo aver dormito tutta la notte nel silenzio della valle, immagino che tu, Delfina, ti sia alzata e affacciata alla porta di casa per veder sorgere il sole dietro la montagna prima di passare nell’orto e di cucinare un coniglio dei tuoi, che ha brucato l’erba dei prati intorno alla tua casetta. Hai meno soldi delle massaie che si sono picchiate per la bistecca argentina sottoscosto, ma non sei e non ti senti povera. Non hai bisogno di una busta paga più grande per non farti mancare nulla. Nella sua denuncia sulla riduzione del potere d’acquisto il governatore della Banca d’Italia include anche te, ma tu non ti senti inclusa. Tu non sei inclusa.

Il giorno dopo, a Empoli, quanti sacchetti pieni di residui di plastica, mescolati con scarti organici, pezzi di carta e cartone, barattoli di metallo (anche la coca cola era in offerta, mentre a te, Delfina, l’offerta te la fa ogni giorno gratis, la sorgente che alimenta il rubinetto dell’acquaio), quanti sacchetti d’immondizia venivano scaricati nei cassonetti per essere trasportati all’inceneritore! Quante richieste di ritirare vecchi televisori (vecchi?, ma se ancora funzionano perfettamente!) al numero verde dei rifiuti ingombranti. In Toscana sono molto organizzati, non so se da voi in Val Maira c’è questo servizio. Ma forse non vi serve perché consumate poco. Perché siete poveri. Non come noi, qui a Napoli che, a giudicare dalle quantità di rifiuti che si accumulano in mezzo alle strade, consumiamo tantissimo, perché evidentemente compriamo tantissimo. Perché evidentemente siamo ricchissimi. Le sue parole, eminentissimo governatore della Banca d’Italia, non ci riguardano.

Ciao, Delfina. Non dimenticherò mai che sono diventato uomo di mondo perché ho fatto il militare a Cuneo,
tuo Totò.